Non sarebbe male se Fini prendesse esempio da Obama

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Non sarebbe male se Fini prendesse esempio da Obama

19 Maggio 2009

Per quel (poco, purtroppo) che mi ricordo delle mie passate lezioni di catechismo, la Chiesa cattolica indica come “precetti” alcune importanti testimonianze dirette della propria fede religiosa: andare a messa la domenica, confessarsi e comunicarsi almeno a Pasqua, attuare opere di carità e contribuire alle necessità della Chiesa.

Non ricordo che fra i “precetti” vi fosse quello di contribuire a creare leggi che introducano passaggi del “catechismo” della Chiesa Cattolica fra le leggi dello Stato.

Inoltre, pur non avendo la dimestichezza che ha il Presidente della Camera con leggi e decreti, non mi pare che attualmente nessuna legge dello Stato sia basata su “precetti religiosi”; quindi a cosa serve gridare “al lupo al lupo”?

Cosa voleva intendere l’Onorevole Gianfranco Fini, quando ha chiesto che “Il parlamento faccia leggi non orientate da precetti di tipo religioso", parlando di bioetica durante un incontro sulla Costituzione Italiana con studenti di Monopoli?

Lasciamo stare i vecchi discorsi relativi al fatto che i padri politici di Fini (Almirante e Tatarella) si staranno rivoltando per l’ennesima volta nella tomba. Peggio per loro, se non avevano intuito che fra le tante qualità del delfino c’era anche quella di saper astutamente fiutare l’aria e mettersi comodamente col vento del politicamente corretto in poppa. Per l’ex leader del maggior partito conservatore italiano, niente male come metamorfosi.

Ma nell’odierna scena politica, così scarsamente affollata da spiccate personalità politicamente capaci e coerenti (e le poche che ci sono vengono relegate a ruoli secondari), bisogna sorbirsi la minestra che passa il convento.

Ciò non significa però non farsi delle doverose domande. Eccone alcune.

La Chiesa cattolica è un’istituzione bimillenaria il cui contributo alla crescita ed allo sviluppo della società occidentale è stato fondamentale nei più disparati campi (arti pratiche, opere di carità, istituzioni accademiche, scienza, arte, diritto e persino economia)e ciò è universalmente riconosciuto da tutti i più importanti storici. Perché un’istituzione che ha dato prova (tranne in alcuni sporadici casi) di avere così a cuore l’uomo, il suo destino e la sua realizzazione, non dovrebbe poter esprimere nemmeno un parere su quelle che potrebbero essere le linee guida di alcune scelte politiche, specie per chi (sia esso politico o semplice elettore) riconosce e testimonia l’indubbia importanza e centralità di certi valori?

Perché nei moderni stati laicisti è possibile a tutti esprimere il proprio parere (spesso esponendosi al rischio di danneggiarsi seriamente l’apparato uditivo sentendo delle immani castronerie) ma se, ad esempio, il Papa dice la sua su un tema etico, culturale o economico non si contano gli strali avversi?

E questa volta l’uscita di Fini (da tempo l’uomo politico più apprezzato a sinistra) è addirittura gratis, visto che non giunge a commento di alcuna dichiarazione di vescovo, cardinale o semplice monsignore. 

Ormai per l’ideologia laicista non si tratta più di difendersi attaccando, ma preferisce scegliere l’attacco preventivo… meglio essere chiari fin da principio!

Peccato che tali dichiarazioni non vengano da un “Luxuria” qualsiasi ma dal numero due del Popolo della Libertà. Tanta fatica fatta dai Quagliariello, Lupi, Mantovano, Roccella, Mauro… per poi, con una dichiarazione così, rischiare alla vigilia di amministrative ed europee di disorientare l’elettorato cattolico e regalare tanti voti all’UDC! Ne valeva la pena, caro Fini?

Perché i politici nostrani non imparano un po’ da quel che succede nella più grande democrazia al mondo, gli Stati Uniti d’America?

Barack Obama è stato eletto coi voti determinanti della componente laicista e progressista. Però come prime mosse post-elezione ha teso la mano al potentissimo pastore evangelico Warren ed ha fortemente voluto ritirare la laurea “honoris causa” (pur attraversando l’ostracismo di molti detrattori che non desideravano la sua presenza in Indiana) conferitagli da Notre Dame, uno dei più importanti ed influenti atenei cattolici degli USA. Durante il suo discorso il Presidente ha detto di non volere che “il dibattito sull’aborto scompaia: le opinioni degli americani al riguardo sono complesse e contraddittorie, ma ognuno deve poter difendere le sue cause con passione e convinzione, senza ridurre a caricatura chi non la pensa come noi”. Obama ha anche aperto più di una porta ai pro-life con clausole sull’obiezione di coscienza, dichiarando di voler facilitare le adozioni, ridurre gli aborti mediante un’educazione alla gravidanza e fornendo sostegni alle donne che decidono di tenersi il bambino.

Ovviamente questa mossa ha scontentato il fronte liberal che tanto lo ha sostenuto in campagna elettorale. Ma Obama tira dritto: se senza l’appoggio dei liberal non sarebbe stato eletto, senza la maggioranza della gente al tuo fianco non si va avanti. I sondaggi dicono che gli abortisti americani sono calati dal 54% del 2008 al 44% del 2009.

Per fortuna l’uomo è dotato di “ragione”, e questa il più delle volte squaderna le logiche della politica. E così sono i politici (quelli intelligenti) a capire che si può compiacere qualche centro di potere, ma non si può cambiare il cuore dell’uomo e la sua domanda di infinito.

Se Obama apre, Fini chiude. Forse non ha ancora capito che la ragione è l’esigenza di infinito, non di un posto al sole.

Ma è solo questione di tempo, non lasciamoci spaventare: la ragione vince sempre sull’ideologia.

Nel frattempo però, permettetemi un’ultima domanda.

Come direbbe un mio caro amico: Fini, si può sapere una buona volta per chi stai suonando il violino?