Non si capisce cosa ci sia da scioperare alla ex Ilva di Taranto
20 Gennaio 2023
Con i 750 milioni di euro messi in campo dai soci di Acciaierie d’Italia, la ex Ilva proseguirà sulla strada della riconversione dello stabilimento di Taranto. Acciaierie d’Italia è pronta ad accedere ai mercati finanziari con un budget di tutto rispetto. Farà nuovi investimenti nell’area di Taranto, aumenterà la produzione, interverrà su tutti gli stabilimenti presenti nel territorio nazionale.
Con la ripartenza dell’altoforno 5, la produzione dovrebbe passare a 4 milioni di tonnellate per il 2023 e a 5 milioni nel 2024. L’ad Morselli, incontrando il ministro Urso al tavolo permanente deciso ieri al ministero, sottolinea che i limiti sulle emissioni continueranno a essere rispettati. Tutto questo avviene in un contesto generale difficile. Tra le conseguenze della invasione russa della Ucraina, gli effetti della guerra sulle forniture di materie prime che arrivavano principalmente dall’Ucraina, l’aumento del costo dell’energia.
Per il ministro Urso, l’obiettivo è fare di Taranto il più grande polo siderurgico green europeo. “Accompagneremo il rilancio e la riconversione di tutto il sito siderurgico, con la finalità anche – ma non solo – di siglare un accordo di programma per la reindustrializzazione di Taranto,” dice il governo.
Dunque produzione in aumento, nuovi investimenti, difesa dell’ambiente… Non si capisce allora cosa ci sia da scioperare alla ex Ilva, come annuncia la Fiom alla fine dell’incontro. “Via Arcelor Mittal da Taranto”, si sente gridare all’esterno del ministero. Boh. Visto come si stanno mettendo le cose, l’impressione se mai è un’altra. Sarebbe meglio tenersi questo management anche quando arriverà l’annunciato cambio di governance tra socio pubblico e privato.
Con il passaggio dello Stato in maggioranza, previsto per il 2024.