Opinioni, la politica “post-produttivista” di Elly Schlein
02 Giugno 2023
Nell’intervista alla Stampa sull’esito delle amministrative, la sondaggista Alessandra Ghisleri ha sottolineato un aspetto della leadership allo stato nascente (oppure morta già nella culla?) del modo di concepire la politica di Elly Schlein. Scrive la Ghisleri: “Schlein ci sta insegnando un modo nuovo di fare politica che è un po’ la modalità con cui i giovani guardano al lavoro : cioè con delle pause importanti per la vita personale. Sta facendo una politica diversa a cui non so se gli elettori siano pronti”. Dall’ osservatorio attento di chi indaga gli umori dell’opinione pubblica, soggetta a ondate travolgenti e a risacche inconcludenti, l’analista evidenzia due aspetti che rappresentano la faccia della stessa medaglia.
Si può essere leader di un partito, per di più erede di una tradizione solida, permettendosi delle “pause” per dedicarsi a se stessi? La neo segreteria, subito dopo l’elezione, decise, legittimamente di prendersi una vacanza. Poi, successivamente, si è segnalata per ampi silenzi su questioni che hanno diviso l’opinione pubblica e che, secondo i rumors interni al Pd, avrebbero provocato non poche perplessità dei vecchi quadri dirigenti abituati a leader totalmente impegnati. Quella della Schlein è una nuova strategia mediatica? Potrebbe essere, ma è ad alto rischio. La politica novecentesca, soprattutto nell’alveo della sinistra , è stata impregnata dalla modalità del “totus politicus”. Da cui discende una visione totalizzante della politica come dimensione unica e fondamentale dell’esistenza.
In una logica liberale, invece, la politica è una delle variabili, accanto a quelle sociali e lavorative. Più o meno consapevolmente, quindi, la Schlein si pone su un versante inedito e questo spiega anche qualche strappo da “assemblea sessantottina” (“il cambiamento non è un pranzo di gala”) del suo modo di fare politica. Ma i tempi sono maturi per tale strategia? Difficile dirlo: Meloni a Salvini hanno la loro “bestia” per invadere continuamente il web. E coltivano, così, un rapporto osmotico con i loro follower-elettori. La sinistra può permettersi un leader post-moderno? Dopo l’esito del voto sembra voler cambiare strategia: “Mettetevi comodi, siamo qui per restare”. L’accostamento con alcune dinamiche del rapporto tra giovani e lavoro, evidenziato dalla Ghisleri, è tutt’altro che casuale.
Quote di mondo giovanile, certo minoritarie, raffigurano un approccio al lavoro inedito, da società post-produttivista. Della serie: cerco un lavoro che non sia totalizzante e che mi permetta di restare padrone del mio tempo. Così la dinamica imprenditore-lavoratore si starebbe capovolgendo: non è più il primo a sottoporre ad esame il secondo, ma proprio l’opposto: è il giovane che decide se quel lavoro, e quei tempi sono compatibili con la propria concezione della vita. È questo atteggiamento inedito che sconvolge i produttivisti che si sorprendono di tante opportunità di impiego che restano non occupabili e occupabili. Non si accetta più il lavoro se questo si presenta solo con i tratti della fatica. Il lavoro ha un’etica, una mission, non è solo il modo di sbarcare il lunario.