Ora l’Italia porta una bandiera davvero atlantica ed europea

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Ora l’Italia porta una bandiera davvero atlantica ed europea

Ora l’Italia porta una bandiera davvero atlantica ed europea

27 Marzo 2010

Sarebbe un incubo tornare ad essere l’Italia della politica estera che ha caratterizzato il nostro paese fino a qualche anno fa, quella andreottian-comunista, quella in cui la faceva da padrone, e non parlo solo del Medio Oriente, l’“equivicinanza”: essa era il necessario derivato di una visione della diplomazia italiana barocca e circonvoluta, tutta interna alle logiche della Guerra Fredda, in cui l’Italia era atlantista, perbacco, che altro, ma sempre caratterizzata da una particolare tenerezza per il mondo arabo, per tutti i movimenti di liberazione antiamericani, per il Sudamerica guevarista, per tutti i Paesi che si autodenominavano repubblica democratica, laddove democratico era un aggettivo fatto apposta per schiacciare un occhiolino d’intesa; la tenerezza era estesa sovente anche ai movimenti armati, naturalmente ritenuti di resistenza, compreso da ultimo quello degli Hezbollah.

La questione della libertà e della democrazia non è mai stata per quest’Italia importante mentre oggi lo è in maniera molto più esplicita e diretta, come si vede nel rapporto con gli Stati Uniti, in Medio Oriente, sulla questione Iraniana. La nostra politica estera attuale, come tutte le politiche, ha delle zone grigie molto discusse e discutibili che si chiamano soprattutto Gheddafi e Putin, ma almeno stavolta ci sono ragioni concrete e non ideologiche per rapporti altrimenti difficili da capire: si chiamano sbarchi (molto diminuiti di fatto) e energia, problemi capitali. E potrebbero presto chiamarsi Iran.

In generale, la politica estera di Berlusconi non è comunque riducibile a questo o quell’altro evento legato ad aeree geografiche, ma ha un carattere che si sostanzia nella sua assoluta occidentalità, intesa come propensione al moderno, al concreto, al democratico. Inoltre, è una politica che sembra guardare diritto in faccia ai maggiori conflitti del nostro tempo, quello col totalitarismo, quello con gli islamisti, quello col terrorismo, e schierarsi, senza nascondersi, con la parte democratica e del libero mercato, a prescindere dalle giravolte politiche.

Berlusconi era grande amico di George W. Bush, e lo ha sostenuto in tutte le sue battaglie di libertà, senza paura delle critiche anche quando piovevano a catinelle. Ma già quando andò a parlare al Congresso e la Camera Bassa era già in mano ai democratici, ricevette un’accoglienza trionfale e applausi sinceri che preparavano la strada a quello che sarebbe stato il prosieguo della via con Obama. Nonostante le stupidaggini dei giornali sulla battuta dell’”abbronzatura” bollata come gaffe definitiva, razzista, irrimediabile, la verità consisteva in tutt’altro: Berlusconi ha creato un rapporto con gli USA che si misura sulla solidarietà nella maggiore questione contemporanea, sul banco di prova più spinoso: quello della solidarietà in Afghanistan. Siamo stati i primi a promettere a Obama di non abbandonare gli USA nella battaglia cruciale contro il terrorismo, e mentre molti altri Paesi europei hanno tentennato siamo stati anche capaci di rispondere alle richiesta USA con un incremento di 1000 soldati. Nel Giugno del 2009 Obama ricevette il Primo Ministro con un “Great to see you my friend”, e il colloquio durò due ore, molto più del previsto, per poi concludersi con una dichiarazione di Obama quasi entusiasta: “Berlusconi mi piace personalmente… mi aspetto sempre da lui un’opinione franca e onesta”.

Anche in Europa Berlusconi, che promuove la politica di una sola voce, cercando così di irrobustire la snervata Unione Europea, si trova in sintonia con i maggiori leader che esprimono compattezza nel continente poroso per eccellenza: Sarkozy e Angela Merkel. Sarkozy, appena intraviste nei giorni scorsi le difficoltà che si parano sulla sua strada, si è dato da fare per promuovere il prossimo vertice bilaterale franco-italiano che si svolgerà a Parigi il 9 di aprile dedicato in gran parte al nucleare: questo significa che la forte e spesso spocchiosa vicina d’oltralpe crede nel rapporto che Berlusconi le garantisce; ci si incontra per fare, con idee nuove, uomini d’affari, banche, industriali, ministri.

Il Medio Oriente, dulcis in fundo: perché esso era stato sempre il banco di prova della stucchevolezza italiana, del suo palestinismo di maniera. Qua invece abbiamo ascoltato, novità anche intellettualmente straordinaria, anche le ragioni di Israele. Siamo stati nel dicembre del 2008 il primo Paese a ritirarsi dalla conferenza razzista contro Israele “Durban review”, siamo stati capaci nell’ottobre 2009 di votare contro il rapporto Goldstone, l’incredibile rapporto dell’ONU che taccia Israele di crimini di guerra. Poi, Berlusconi ha compiuto in Israele un viaggio in cui, pur promettendo aiuto ai palestinesi, ha saputo dimostrare di capire a fondo le difficoltà di questo Paese nella lotta contro il terrorismo e per la democrazia. Tanto che nel suo discorso alla Knesset ha collegato la difesa di Israele all’impegno dell’Italia contro il programma atomico iraniano e per il rispetto dei diritti umani. E di fatto, nel 2009 l’Italia ha ridotto del 31 per cento il volume dell’interscambio commerciale con l’Iran. Berlusconi ha anche fatto sapere che l’Eni non avrebbe stipulato nessun nuovo contratto con l’Iran.

Quanto alla diplomazia, quando nel giugno 2008 Ahmadinejad venne in Italia per il vertice Fao, nessun rappresentante delle Istituzioni lo ricevette; e quando la polizia di Ahmadinejad spazzava le dimostrazioni democratiche con spari, botte, arresti, l’Italia ha concesso 72 visti a dissidenti perseguitati. Il catalogo potrebbe continuare. Sarebbe fatto di tanti altri episodi che riguardano, per esempio, il primo G8 che si sia mai occupato di violenza contro le donne di tutto il mondo, convenute a Roma per discutere di velo e mutilazioni. Sarebbe fatto di molte missioni ministeriali che trattano in forma bilaterale temi concreti, salute, business, agricoltura, energia.

L’Italia d’oggi in politica estera porta una bandiera concretamente atlantica e europea. Cerca di farlo senza birignao europeista e senza retorica. E’ una bella novità.

© Il Giornale