Ora si scopre che gli Enti locali sono incapaci di gestire il Pnrr
25 Ottobre 2022
Pnrr, croce e delizia. Opportunità di spesa mai vista prima, investimenti strategici, rivitalizzazione infrastrutturale del Paese. Eppure, l’Italia registra una preoccupante difficoltà a spendere i soldi del Piano, a farlo nei tempi previsti, e a mettere in produzione le opere. Un incagliamento che ricorda troppo da vicino le difficoltà di spesa dei tradizionali fondi Ue.
Il Pnrr però è una macchina potente e irripetibile e va governata come si deve. Non tranquillizza, in questo senso, la notizia che quest’anno il nostro Paese spenderà molti meno fondi europei rispetto a quanto inizialmente stimato, come emerge dal Nadef. Quindici miliardi a fronte dei 29,4 previsti nel Def. Molti cantieri quindi non sono ancora partiti e l’obiettivo di chiudere i progetti entro il 2026 appare molto difficile senza un cambio di passo.
In base al monitoraggio su spesa e progetti realizzati elaborato da Openpolis, per provare a rispettare i tempi, l’Italia dovrà spendere molto di più nei prossimi anni. Nello specifico: 40,9 miliardi nel 2023, 46,5 miliardi nel 2024, 47,7 miliardi nel 2025 e 35,6 miliardi nel 2026.
I motivi dei ritardi sono presto detti. Non si tratta solo dell’incremento dei costi delle opere, che agisce da elemento scoraggiante, ma soprattutto della scarsa dimestichezza del sistema amministrativo con la gestione di procedure complesse.
In questo scenario gli enti locali appaiono come l’anello debole della catena. Le strutture non sono adeguate e non sono state implementate a dovere: il recruiting dei 3500 esperti promessi è stato difficoltoso, molte posizioni, a tempo determinato e sottopagate, non sono state riempite. La decisione del governo di inviare funzionari della Pa sui territori ha messo in difficoltà la macchina nel suo complesso, senza alleggerire ritardi e colli di bottiglia.
Il Pnrr promuove tra gli obiettivi principali quello di ridurre i divari territoriali eppure, a causa della carenza di competenze adeguate, gli enti locali rischiano di agire come fattore ulteriormente disgregante, rallentando i processi a favore della coesione.
“Il rispetto delle scadenze future – ha detto nel discorso per la fiducia alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – richiederà ancora più attenzione considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni”. Un percorso segnato, quindi, che forse poteva essere intrapreso prima e meglio.