Pane, pasta, latte e Sky
03 Dicembre 2008
Nel paniere dei generi di prima necessità, da oggi entra anche la pay tv. Pane, pasta, latte…Sky. Così, il previsto aumento dell’Iva al 20% per la TV di Murdoch, diventa motivo di accorati appelli al Governo, perché ci ripensi, prima di andare a colpire i guadagni delle famiglie.
Il primo allarme viene da Sky, direttamente interessata al provvedimento, e questo è comprensibile. Non giustificabile, però, quando l’allarme diventa attacco apertamente mosso al Governo, nel corso di dirette TV della stessa Sky o di spot realizzati per l’occasione.
Di questi tempi, le battaglie giustificabili, sono quelle in difesa dei diritti fondamentali delle persone, colpite nella dignità di una vita decorosa, da una crisi senza precedenti che il Governo s’impegna ad arginare. Ed è quella stessa dignità che vanno a ledere gli appelli lanciati da Sky, perché ritengo che sia offensivo parlare di pay tv come di un servizio primario. Lo sanno bene gli stessi abbonati, che se possono pagare la quota di abbonamento, possono permettersi anche l’aumento del 10% dell’IVA.
Spalmato su un anno, incide sul loro budget mensile per un costo pari a qualche caffè. Lo sanno bene anche coloro che l’abbonamento non ce l’hanno, non per scelta, ma per mancanza di possibilità, indipendentemente dalla percentuale della tassa sulla televisione a pagamento, perché per queste persone, in alcuni casi è un problema anche poter acquistare pane, pasta, latte….
Sulla scia dell’appello di Sky, arriva quello di PD & C.
Anche questo diventa comprensibile, una volta capita l’opposizione con cui si trova ad avere a che fare il Governo. Tutto si presta ad essere trasformato in strumento di lotta politica, più precisamente contro Berlusconi. Si prestano anche quelli che, fino a poco tempo fa, erano ritenuti i simboli di un sistema da combattere. Così diventa del tutto naturale la sollevazione per perorare la causa del plurimilionario Murdoch e con essa, quella di 4 milioni di Italiani che possono permettersi di pagare un servizio TV, “colpiti” da una tassa che, guarda caso, riporta equità all’interno di una condizione fino ad oggi iniqua.
Ma così va il mondo da queste parti e quindi ben venga la difesa di un privilegio e quella della classe più abbiente, se serve a creare disturbo al premier. Ben venga l’intervento affranto di una conduttrice per spiegare quale grave privazione minaccia di infliggere il Governo ai fedelissimi della pay TV per cui lavora.
Contraddizioni di un’opposizione che sulle incoerenze ha costruito la sua immagine e il suo consenso, raccogliendo tutto e tutto il suo contrario: mi domando a questo punto a cosa serva e a chi serva, pronta com’è a schierarsi con gli uni o con gli altri, a seconda della convenienza.
Confido nell’intelligenza della gente, che saprà comprendere quali strumentalizzazioni ci sono dietro certi atteggiamenti e prese di posizione, che poco hanno a che fare con la difesa degli interessi primari e dei bisogni fondamentali di una società. Fare demagogia sociale e politica, adesso e su questi argomenti, credo sia più che mai inopportuno.
* Francesco Casoli è un senatore (PdL) e imprenditore italiano