Perché gli incentivi non possono essere la soluzione per il settore auto

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600


Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Perché gli incentivi non possono essere la soluzione per il settore auto

18 Settembre 2009

La richiesta dell’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne di nuovi incentivi per sostenere il settore auto ha avuto una risonanza molto forte; il concetto espresso, “nuovi incentivi per l’auto o sarà un disastro per l’occupazione” ha certamente un impatto importante.

 

Tale richiesta al Governo Italiano segue un anno estremamente difficile per le case automobilistiche mondiali; nel primo semestre le vendite di autovetture sono calate del 18 per cento a livello globale e negli Stati Uniti la crisi è stata ancora più dura. Si sono susseguiti i fallimenti d’importanti produttori, come General Motors e Chrysler, ma in generale tutti i produttori hanno visto un calo degli utili o delle perdite consistenti.

Il calo delle vendite è stato “combattuto” dai Governi dei diversi Paesi con incentivi alle vendite molto importanti, che indubbiamente hanno avuto un effetto nel recupero degli ultimi tre mesi.

Il mercato europeo da giugno ad agosto è cresciuto complessivamente tra il 2 e il 3 per cento ogni mese e in Germania gli aiuti pubblici hanno addirittura fatto crescere le vendite nei primi otto mesi dell’anno di quasi il 27 per cento; in questo ultimo caso forse si può vedere un “effetto elettorale”, in quanto il paese andrà alle urne tra pochissimo. Gli incentivi tedeschi finiranno a fine settembre, dopo le elezioni; i dati tedeschi sono stati certamente “dopati” da una situazione molto delicata. La Germania, infatti, è il primo paese produttore di autoveicoli in Europa con oltre 5,5 milioni di auto prodotte nel 2008. L’occupazione tedesca è molto dipendente dal settore automotive e dunque si capisce l’importanza degli incentivi dati dal Governo tedesco in scadenza.

L’Italia ha una situazione molto diversa da quella tedesca; il nostro paese è il secondo per numero di veicoli venduti in Europa dietro la Germania; tuttavia da anni è un importante mercato per la vendita di automobili, ma è un piccolo paese da un punto di vista della produzione.

Nel 2008 si sono prodotte in Italia 659 mila autovetture, una cifra inferiore anche a quella di Belgio, Polonia e Repubblica Ceca. I paesi produttori più importanti sono Germania, Francia (oltre 2,1 milioni di auto costruite) e Spagna ( 1,95 milioni di veicoli prodotti).

L’Italia dunque ha ormai perso la dipendenza dal settore auto, al contrario della Germania o della Francia. Nella limitatezza dei numeri della produzione esce invece un dato molto preoccupante per il nostro paese; il 97 per cento dei veicoli in Italia sono stati prodotti dal gruppo Fiat.

Da anni dunque l’Italia non è in grado di “catturare” produttori stranieri che possano stabilire i loro impianti produttivi in Italia e creare nuova occupazione nel settore. Nel 2000 si producevano in Italia ancora 1,42 milioni di veicoli e Fiat era leader con circa 1,36 di vetture prodotte. La gestione Marchionne e le precedenti amministrazioni hanno reso Fiat un gruppo internazionale. Si è deciso di delocalizzare parte della produzione all’estero, laddove vi erano maggiori possibilità di incrementare il business. Questa scelta non è per nulla criticabile, perché è segno che il gruppo è stato capace di globalizzarsi e gli effetti positivi si sono visti nella capacità del gruppo torinese di affrontare meglio di altre case automobilistiche la crisi.

Fiat tuttavia ha ancora punti deboli; ha acquisito la Chrysler – che continua a soffrire nonostante gli aiuti del Governo Obama – ma rimane un gruppo troppo europeo ed italiano dal lato delle vendite.

Se l’Italia dipende dalla produzione Fiat, il gruppo torinese è molto dipendente dal mercato italiano dal lato delle vendite; in Italia l’azienda ha venduto 718 mila veicoli su un totale mondiale di oltre 2,2 milioni di vetture nel 2008. Un terzo delle vendite è legata dunque all’Italia e oltre il 56 per cento delle vendite proviene dall’Europa. A parte Brasile, Russia e Turchia, il gruppo è troppo legato ai mercati maturi. Volkswagen, al contrario, ha fatto della Cina il primo paese per vendite di veicoli, superando anche la Germania.

È facile dunque intuire che le politiche d’incentivi alle vendite sono estremamente importanti per Fiat proprio perché il gruppo torinese è molto legato all’Italia dal lato delle vendite e gli incentivi sono alle vendite e non alla produzione.

L’occupazione dunque potrebbe essere meglio sostenuta nel settore con un miglioramento della competitività del nostro Paese, attraendo anche altre case automobilistiche.

Le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Fiat sono facilmente comprensibili, ma forse al Governo converrebbe utilizzare le risorse scarse in maniera più efficiente.