
Premierato, 27 febbraio Maratona oratoria per riforma condivisa

19 Febbraio 2024
Approvare la riforma del premierato con una condivisione parlamentare superiore ai due terzi, così da evitare il referendum: l’appello è stato presentato in una conferenza stampa al Senato dalla Fondazione Magna Carta, dalle associazioni Libertà Eguale e Io Cambio, nonché dall’Istituto Bruno Leoni, che hanno organizzato a sostegno dell’iniziativa una maratona oratoria martedì 27 febbraio dalle 10 alle 13 a Roma, alla Sala Umberto.
Alla conferenza stampa hanno preso parte Gaetano Quagliariello (Magna Carta), Nicola Drago (Io Cambio), Enrico Morando e Stefano Ceccanti (Libertà Eguale) Serena Sileoni (Istituto Bruno Leoni) e Peppino Calderisi, ex parlamentare ed esperto di questioni istituzionali. I promotori dell’appello hanno sottolineato il fatto che condividono la necessità di una riforma costituzionale che dia stabilità al governo, ma l’attuale iniziativa del governo con il ddl Casellati è destinata a non avere successo, sia per ragioni di merito che di metodo.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, Ceccanti ha osservato che benché l’articolo 138 della Costituzione preveda l’approvazione delle modifiche a maggioranza di due terzi o con la sola maggioranza assoluta e conseguente referendum, “i due percorsi non si equivalgono”, essendo preferibile il primo. Puntare ad una approvazione da parte della sola maggioranza di governo condurrebbe la riforma, ha detto Morando “nel gorgo della polarizzazione, con un rischio mortale” per le nostre istituzioni, quella cioè di polarizzare ulteriormente anche il corpo sociale”.
A livello di Contenuti, Calderisi ha illustrato i limiti del ddl Casellati, già sottolineati nelle audizioni da costituzionalisti e giuristi: “non raggiunge l’obiettivo dichiarato” ha affermato Sileoni. D’altra parte, ha rilevato ancora Calderisi, “anche le diverse proposte delle opposizioni sono contraddittorie”. Alla Conferenza stampa è stato quindi chiesto a maggioranza e opposizioni di rinunciare a qualcuna delle proprie istanze, per giungere a una soluzione condivisa in Parlamento, che consenta l’approvazione con una maggioranza superiore ai due terzi, evitando così il pronunciamento popolare.
Al centrodestra viene chiesto di rinunciare all’elezione formale diretta, in favore dell’indicazione formale sulla scheda del candidato premier, mentre alle opposizioni si chiede di accettare un rafforzamento dei poteri del premier, come la possibilità di chiedere al Capo dello Stato lo scioglimento del Parlamento. In questo momento di campagna elettorale, hanno ammesso i presentatori dell’appello, è difficile che il centrodestra accetti l’invito. Tuttavia, ha detto Quagliariello, “è importante mettere un piede in mezzo alla porta per impedire che si chiuda definitivamente”.
“La proposta di riforma costituzionale del governo rischia di creare un premier ‘servo di due padroni’. Se la riforma passasse, un padrone sarebbe il popolo, l’altro diventerebbe la sua coalizione e in particolare i partiti di minoranza che ne fanno parte, destinati a esercitare una sorta di potere di ‘ricatto’ sul primo ministro. Goldoni saprebbe indicarci quale dei due padroni sarebbe quello destinato a prevalere”, ha aggiunto Quagliariello.
A spingere nella direzione di un dialogo, spiega Calderisi, è l’incertezza sull’esito del referendum: “un banale calcolo delle possibilità tra due anni, dovrebbe indurre a non rischiare, perché chi lo perderà subirà un colpo durissimo”. Alla maratona oratoria del 27 febbraio hanno aderito Costituzionalisti (de Vergottini, Cassese, Curreri, ecc), docenti universitari (Angelo Panebianco, Luca DIotallevi, Pietro Ichino, Arturo Parisi, ecc), giornalisti e intellettuali (Antonio Polito), ex parlamentari e parlamentari, tra cui per la maggiroanza ALberto Balboni, Marco Lisei e Marcello Pera di Fdi.