Quagliariello, la Libreria ELI e la Storia d’Italia in dodici romanzi

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Quagliariello, la Libreria ELI e la Storia d’Italia in dodici romanzi

Quagliariello, la Libreria ELI e la Storia d’Italia in dodici romanzi

Ci sono scrittori che seducono i loro fan svelando i segreti della tecnica narrativa: come costruire un incipit, gestire un dialogo tra i personaggi o imbastire una scena descrittiva – l’armamentario classico delle scuole di scrittura creativa. E poi ci sono scrittori che preferiscono raccontare qual è la pratica del mestiere: cosa li ha ispirati, quale scintilla ha fatto scattare la penna, riempiendo il temuto foglio bianco. Questi ultimi, di solito, sono quelli più bravi a raccontare storie.

Hemingway, dicono, scriveva in piedi davanti a un leggio e cercava l’ispirazione facendo lunghe passeggiate la mattina presto, prima di mettersi a lavorare. Adam Bellow fantasticava sui suoi racconti immerso in una vasca da bagno, con le candele accese, lasciando scorrere le idee come l’acqua – una pratica che forse gli serviva per rilassarsi, considerando le verità imbarazzanti che aveva scoperto sulla sua famiglia nei romanzi del disgraziatissimo padre, il grande Saul.

Con questi esempi in mente, ascoltiamo Gaetano Quagliariello raccontare com’è nata l’idea di scrivere la Storia d’Italia in dodici romanzi (Rubbettino, 2024), un saggio che, attraverso le narrazioni di celebri autori italiani, ripercorre il passato del nostro Paese dall’Unità agli anni di piombo. “Questo libro nasce da una consuetudine”, spiega Quagliariello parlando davanti a un centinaio di persone, alla Libreria ELI di Roma. Nel pubblico si contano tanti tra politici, manager, professori universitari, ma soprattutto amici di vecchia data. Come gli ospiti sul palco venuti a presentare il volume, il professor Giovanni Orsina e il giornalista Vittorio Macioce, moderati da Federica Fantozzi.

ELI, la libreria indipendente, per chi non la conosce, merita una visita. Il libraio ci scorta tra grandi sale e corridoi pieni di volumi, in una sorta di labirinto borgesiano, dove certi libri (nuovissimi) di seconda mano puoi prenderli e portarli via a peso. Letteralmente, pesandoli su una bilancia. Quagliariello, confida il libraio, “l’ho visto crescere, veniva qui a cercare libri quando viveva da queste parti”. Ma non perdiamo il filo della nostra recensione. Dicevamo, la consuetudine. “C’è qualcosa che ho fatto in tutte le fasi della mia vita”, prosegue Quagliariello, raccontando come è nata l’idea del libro. Il senatore oggi è tornato alla sua professione di storico alla Luiss, dopo una lunga carriera politica che lo ha visto ministro delle riforme. Di cose, insomma, ne ha fatte tante, ma lasciamo perdere anche la Costituzione più irriformabile del mondo. Cos’è la cosa che ha fatto per tutta la vita?

“Magna Carta”, ammette, la Fondazione che ormai veleggia verso il suo trentesimo anno di vita e, tra le altre mille cose, edita anche questo giornale. “Ogni anno con Magna Carta organizziamo una scuola di politica. Per molto tempo, davanti al caminetto, si è discusso di un libro scelto per l’occasione,” ricorda Quagliariello. “Avevo accumulato appunti su una serie di romanzi che, messi in fila, raccontavano perfettamente pezzi della Storia d’Italia”. Il Gattopardo, l’Imperio, Il diavolo a Pontelungo, Un anno sull’Altipiano, Almeno il cappello e la Spartizione, La Storia, Il partigiano Johnny, l’Orologio, Gli anni del giudizio, Todo modo, Il fasciocomunista. Così ha riordinato gli appunti. “C’erano buchi, li ho riempiti: così è nato il libro”.

La presentazione del volume offre tanti altri spunti. Orsina ragiona sul rapporto fra politica e morale, e “sulle ambiguità del rapporto fra politica e morale”. Macioce dice che l’ultima fatica di Quagliariello andrebbe considerata soprattutto “un’autobiografia politica e umana, perché in questi dodici romanzi c’è il viaggio di una persona che cerca di entrare nel cuore del potere e alla fine si rende conto che il potere può mangiarti l’anima”. C’è spazio per considerazioni sulla perdita dell’innocenza, sulla politica troppo impegnata a parlare del passato mentre stiamo correndo di fronte a un futuro in cui cambierà tutto, sui destini individuali che s’intrecciano con la dimensione collettiva della Storia, altro tema centrale della modernità.

E ancora, il citazionismo come malattia senile dell’accademismo, l’establishment editoriale italiano che non riesce più a produrre un vero romanzo politico, ma dopo aver ascoltato e digerito tutto, per chi ama leggere e soffre maledettamente di curiosità, non c’è niente di più appagante che scoprire come ha preso forma un libro. E non è finita: “Vediamo se adesso, da questi libri, possiamo imbastire anche dei seminari universitari.” Lo storico Quagliariello ha ripreso il sopravvento. Ma il segreto, la pratica della scrittura, è svelato.