Quando per fare il bene è necessario “entrare nel male”
13 Maggio 2011
La questione non è semplice, non lo è per niente. Anzi, è così complicata che gli europei la chiamerebbero “trasversale”, attraversa confini politici e ideologici ben definiti. Non vi è mai capitato di restare sorpresi nell’imbattervi in presunte persone di destra che non accettano l’idea di tecniche d’interrogatorio aggressive e presunte persone di sinistra che invece l’accettano?
Uno dei miei guru in questioni militari è David Galula, un ufficiale francese che, dopo aver combattuto in Algeria, finì a Harvard per scrivere Counterinsurgency Warfare: Theory and Practice, uno dei classici della controinsurrezione. Prima di andare in Algeria, egli odiava la tortura e aveva giurato di fare tutto ciò che fosse in suo potere per mettervi fine. Non perse mai la propria avversione nei confronti della tortura – per quel che fa alle vittime e anche per quel che fa a chi la pratica – ma lentamente, con riluttanza, fu costretto ad ammettere che in qualche caso funziona. Fu una presa di coscienza tremenda. Questa è una di quelle cose che rende la tortura una questione tanto orribile. Si può essere contro di essa, com’era Galula e come sono anch’io, e tuttavia ammettere che forse ci sono momenti…
Io ho scritto contro la tortura, sulla base del fatto che un uomo farebbe e direbbe molte cose per far cessare il dolore. Spesso inventerà quell’informazione che crede possa farvi smettere. Penso che ciò sia intuitivamente ovvio e che indebolisca in maniera grave la causa della tortura; lo stesso vale per quei metodi che potrebbero non rientrare nel concetto che qualcuno ha della “tortura” ma che comunque infliggono dolore fisico o psicologico.
D’altro canto, qualche volta funziona. Ho incontrato interrogatori professionisti irremovibili sul fatto che la tortura non è mai necessaria. Essi affermano che un interrogatore esperto o un team d’interrogatori possono portare a casa il risultato. Può volerci un po’ di tempo, ma ci arriveranno. Gli credo. E vorrei che la discussione potesse chiudersi qui. Se non fosse che c’è lo scenario alla Jack Bauer (il protagonista della serie televisiva 24), nel quale un’arma di distruzione di massa è pronta per far fuori molti e molti di noi e voi avete un prigioniero che sa tutta la storia. Lui si rifiuta di parlarne. Si rifiuta completamente. L’interrogatorio non porta a nulla. E adesso?
La tortura potrebbe anche funzionare, e funzionare abbastanza velocemente da salvare un gran numero di vite. Oppure no. Non conosco i dettagli del waterboarding a Khalid Sheikh Mohammed, che in alcuni casi è presentato come una soluzione immediata e in altri come se invece sia stato necessario sottoporvelo più volte. E anche così c’è voluto un bel po’ prima che sputasse la preziosa informazione che ci ha portato ai suoi co-cospiratori. Come poi s’è dimostrato, c’era più tempo di quel che temevamo di avere. Forse un buon interrogatore sarebbe riuscito a vincere la sua resistenza in un arco di tempo accettabile. In tal caso, il nostro universo morale sarebbe stato migliore se non lo avessimo messo su una tavola e non gli avessimo fatto temere che lo avremmo affogato? Sì, io penso di sì.
Ma supponete di non aver tempo, e supponete che le vite – le vite della vostra gente – siano in pericolo. Provereste con la tortura?
Chiamiamola col proprio nome: è male (anche se i nostri “metodi di tortura” non assomigliano per nulla a quelli utilizzati di solito dai nostri nemici. Neanche lontanamente. Esistono anche livelli di male, dopotutto). Siete disposti – come, tanto elegantemente ma anche con la consueta brutalità, suggerisce Machiavelli – a “entrare nel male”? Egli insisteva sul fatto che inevitabilmente ci saranno tempi in cui i leader, se vorranno prevalere, dovranno essere disposti a farlo. Egli ha delle regole – farlo velocemente, farlo tutto in una volta, uscire dal male il prima possibile – ma comunque avrete fatto una cosa malvagia e macchiato la vostra anima. E anche l’anima della nazione.
Machiavelli crede nella virtù cristiana e ritiene che ogni uomo debba sforzarsi di vivere una vita virtuosa. “Entrare nel male” è l’opposto, e tuttavia… e tuttavia arriveranno quei momenti in cui, se si deve prevalere, sarà necessario farlo.
Faster, Please!
Traduzione Andrea Di Nino