Quel grido contro la morte dimostra che la politica è viva
12 Febbraio 2009
Non tutte le storie possono essere raccontate con le parole, e la vita e la morte di Eluana è una di quelle. Fa male al cuore vedere adesso le foto del suo sorriso coinvolgente, che ce la racconteranno per sempre così, bella e giovane, un tragico contrasto con la sua morte solitaria per fame e per sete. E sapere che tutto è finito non consola. Ma ci sono altre immagini che dicono come in questi giorni qualcosa di profondo sia cambiato, si sia risvegliato, qualcosa che non ci aspettavamo e a cui non pensavamo neppure. Tre foto, ieri, sulle pagine interne dei giornali, mostravano volti profondamente alterati, sguardi accesi, bocche spalancate a gridare e dita puntate: molto arrabbiati, alcuni uomini in giacca e cravatta sono stati immortalati così, nella loro enorme protesta indignata.
Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi ed Andrea Ronchi: i quattro politici, nonché capigruppo e ministri della maggioranza che ci governa, appena saputo della fine di Eluana durante la seduta al Senato di lunedì sera e hanno reagito ribellandosi con durezza a quella morte, che hanno sentito profondamente ingiusta. Ma quelle foto non mostrano appena la rabbia: c’è partecipazione, tensione e anche tanta, evidente commozione. No, nessun santino.
Sappiamo bene che erano a un passo dal traguardo, nella loro tabella di marcia – questa sì, forzata – avevano tracciato il percorso più veloce possibile in mezzo ai regolamenti, individuando scorciatoie e contando le ore e i minuti, per cercare di fare presto, il più presto, ed erano tutti presi dalla corsa contro il tempo nell’aula del Senato quando, all’improvviso, è stato troppo tardi. Pare sia stato un sorriso inopportuno a far scattare le reazioni, ma chi ha commentato i fatti parlando di insulti e disordini al Senato evidentemente non ha guardato bene le immagini e di quel sorriso non ha parlato. Non era una rissa. C’era rabbia frammista a passione politica, quella testimoniata dagli uomini veri che ci sono in ogni schieramento.
Dopo tanto, tantissimo tempo, nelle aule del nostro parlamento si era materializzata all’improvviso uno spezzone di politica viva, quella che si occupa delle persone e del vero e concreto bene comune, quella che sa distinguere la legalità dalla giustizia, che, purtroppo, non sempre vanno insieme: si è cercato di rendere accettabile la morte di Eluana avvolgendola in un manto di legalità, fin nei minimi dettagli e fino all’ultimo, ma per noi quella morte è e rimarrà per sempre terribilmente ingiusta, e le facce e le espressioni dei politici rubate nelle foto proprio questo stavano a dimostrare. Politici che sono riusciti a sottrarsi ad un raccoglimento compunto e hanno – per una volta concediamolo – gridato quella che per loro era la verità: loro, quella morte, non la volevano.
Ce lo aveva detto il ministro Sacconi in una sorprendente intervista domenica scorsa, quando ha raccontato che il consiglio dei ministri del decreto salva- Eluana era stato il momento più intenso della sua vita politica, e ci ha parlato delle persone che erano presenti, delle loro riflessioni, dei sentimenti, della forza delle idee e anche dei dubbi.
Qualcosa di profondamente nuovo e diverso rispetto alle caricature della politica a cui siamo abituati, probabilmente inaspettato anche da parte degli stessi protagonisti.
Il tentativo di salvare Eluana dalla morte ha significato una durissima contrapposizione politica e talvolta anche personale, in cui c’è stato un crescendo della consapevolezza della posta in gioco: la vita di Eluana, innanzitutto, che purtroppo abbiamo perduto, ma anche l’importanza di parlare con chiarezza, senza l’ombra rassicurante dei ‘distinguo’, e di capire ciò che è bene e ciò che è male, senza presunzione, ma avvertendo la responsabilità dei propri atti e iniziative.
Ed è clamorosamente fallito il tentativo di ridurre questa vicenda all’ennesimo scontro fra laici e cattolici: i protagonisti principali sono stati soprattutto laici, ed in nome di laicissimi dubbi e altrettanto laiche evidenze è stata combattuta questa battaglia.
Una pagina di dignità, una novità, in mezzo a tanto dolore. Un nuovo inizio, speriamo.
Tratto dal quotidiano Avvenire.