Quel pranzo Meloni e Gentiloni, l’Italia ha margine di manovra

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Quel pranzo Meloni e Gentiloni, l’Italia ha margine di manovra

Quel pranzo Meloni e Gentiloni, l’Italia ha margine di manovra

04 Novembre 2022

Il pranzo tra Meloni e Gentiloni, il presidente del consiglio italiano e il commissario europeo, per certi versi è stato il momento più importante della visita di ieri del premier italiano a Bruxelles. Sia per il deficit che l’Italia si prepara ad aumentare per affrontare inflazione e crisi energetica, sia sul Pnrr. Due questioni da digerire con estrema cautela. Meloni in campagna elettorale aveva chiesto modifiche alla struttura del Piano di ripresa e resilienza. Ieri sera da Bruxelles ha preferito usare il verbo implementare. Dunque il Pnrr non è un moloch ma neppure va stravolto, come del resto aveva detto Gentiloni subito dopo il voto del 25 aprile.

L’Italia prevede un forte stanziamento sul bilancio 2023 per attenuare l’impatto degli altissimi costi energetici su imprese e famiglie e per contenere la inflazione. Il governo di destra guidato da Meloni potrebbe alzare il deficit di bilancio del prossimo anno al 4,5% del prodotto interno lordo (Pil). Dal 3,4% previsto a settembre dal Governo Draghi. Questo darebbe al governo uno spazio per misure espansive per oltre 20 miliardi di euro.

Risorse che potrebbero aumentare se alcuni indicatori positivi attuali permetteranno di contenere il disavanzo intorno al 4%. Una partita fondamentale in questo senso per Meloni a nostro avviso dovrebbe essere il taglio del reddito di cittadinanza, che nel 2023 continuerà ad essere una voce di spesa costosa per il Paese.

Ieri Meloni ha fatto la sua prima visita a Bruxelles incontrando i presidenti della Commissione Europea e del Consiglio Europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Incontri all’insegna della concretezza. Ma come dicevamo, l’incontro più importante è stato il pranzo tra Meloni e Gentiloni. Il commissario all’Economia dell’UE, ex premier italiano, è incaricato di attuare il Patto di stabilità e crescita dell’Europa. Il patto di stabilità pre-covid, lo ricordiamo, limitava i disavanzi pubblici nei paesi della eurozona al 3% del PIL.

Il patto è stato sospeso durante la pandemia e rinviato ulteriormente al 2024 dopo la scellerata invasione russa della Ucraina. Ieri Meloni ha detto di voler collaborare con la Ue e di voler difendere il nostro interesse nazionale. Insomma, non stracceremo trattati né vogliamo scavalcare le regole europee. Dalla sua Meloni ha i conti in ordine lasciati in eredità insieme al “Tesoretto” di Mario Draghi.

Il Pil italiano nel 2022 chiuderà in positivo, il Paese ha continuato a crescere. Le entrate fiscali sono aumentate e l’inflazione, che morde il carrello della spesa, favorisce però le casse dello Stato. L’aumento dei prezzi dell’energia spaventa le imprese e il grosso della manovra servirà ad abbattere il caro bollette. Ma i rifornimenti di gas all’Europa sono completati, anzi c’è un problema di logistica nei porti europei per quanto gas è arrivato. Il gas c’è ora bisogna evitare speculazioni e raggiungere un accordo sul price cap tra i Paesi Ue.

Il 12,8% di inflazione in ottobre, il dato più alto da quasi 30 anni a questa parte, minaccia le famiglie, ma l’inflazione ha anche contribuito a ridurre l’enorme debito pubblico che abbiamo. Ad ogni modo, Meloni ha uno spazio di manovra fiscale per misure espansive in economia. Cercando di mantenere il rapporto deficit/PIL su una traiettoria discendente nei prossimi anni in linea con Draghi.

La prudenza spinge il viceministro della economia, Leo, a dire che adesso la emergenza è il caro bollette. Soltanto dopo, il Governo si occuperà di altre promesse elettorali come la Flat Tax. Ne capiremo di più con la Nadef 2023. La previsione sul Pil è dello 0,6. Quindi non recessione.

Resta la “corsa contro il tempo” come la ha definita ieri Meloni, per approvare in tempo la manovra. La visita a Bruxelles è servita. L’Italia ha un atteggiamento critico ma non di rottura come temevano pezzi dell’establishment europeo. Il Pnrr può essere rimodulato tenendo conto dell'”effetto domino” della guerra in Ucraina sulla economia europea, come lo ha definito il premier. Meloni e Gentiloni hanno fatto il loro lavoro. Ora i partiti debbono fare per bene i compiti a casa nostra.