
Quella barzelletta dei 5 Stelle contro il bonus energia

01 Luglio 2022
Mentre il senatore Airola spiega candidamente che i 5 Stelle devono lasciare il governo, il vicepresidente dei grillini Turco se la prende con “la politica dei bonus energia” per contrastare il caro bolletta. “L’inefficacia delle misure contro il caro energia e carburanti – spiega Turco dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno – è stata chiara sin da subito, sin dal primo Dl tagliaprezzi varato dal Governo”.
“I provvedimenti governativi sinora adottati sono risultati insufficienti e non risolutivi nonostante lo stanziamento di oltre 30 miliardi”. Ovviamente il rimedio grillino è peggio del male, La proposta è quella di tornare al sistema dei “prezzi amministrati“. Un vecchio rimedio del comunismo anni Settanta, con le aziende energetiche che pagherebbero un costo fisso, “mentre il differenziale con il relativo prezzo di mercato sarebbe a carico dello Stato”.
Andiamo con ordine. La crisi energetica non è una questione che si può liquidare con un paio di spot da campagna elettorale, come stanno facendo i 5 stelle. Sia che si parli di caro bolletta o di Superbonus. I costi che paghiamo per elettricità e benzina schizzano sicuramente perché un regime criminale come quello russo ha invaso l’Ucraina, gettando nel caos il sistema economico internazionale.
Ma anche perché su bollette e carburanti pesano oneri di tutti i tipi, frutto di una finanza pubblica che dire pasticciata è poco. Da una parte gli italiani pagano anni di dissennate politiche energetiche, che ci hanno legato mani e piedi al regime russo sul gas, mentre sinistra e grillini si baloccavano tra decrescita e rivoluzione green. Dall’altra c’è la selva degli oneri di sistema, mance e mancette nascoste dietro la dizione dei “costi per le attività di interesse generale”. Si tratta di caricati sul sistema elettrico nazionale, per cui in bolletta paghiamo tutta una serie di cose che non c’entrano nulla con il prezzo della energia. Per non dire degli oneri francamente assurdi caricati sul costo della benzina (finanziamento della guerra di Etiopia compresa).
Forse a Turco e Airola, impegnati come sono a farsi belli davanti agli elettori insieme all’ex avvocato del popolo, è sfuggito che nel secondo “decreto bollette” approvato ieri in Cdm per limitare i costi dell’energia elettrica e del gas (altri tre miliardi), ci sono misure prorogate proprio per annullare le aliquote relative agli oneri di sistema, delle utenze domestiche e non domestiche, oltre alla riduzione dell’Iva delle bollette del gas al 5%.
Che adesso gli spendaccioni del reddito di cittadinanza se la prendano con gli ulteriori fondi stanziati per il “bonus sociale” alle famiglie con redditi bassi per ammorbidire le bollette è una barzelletta. Ai grillini, inoltre, deve essere anche sfuggito che, a differenza dei due governi Conte, quando stendevamo tappeti rossi davanti alle delegazioni russe e cinesi, il governo Draghi si è già dato da fare per diversificare le fonti estere di approvvigionamento. Oltre ad Algeria ed Azerbaigian, con cui sono stati sottoscritti accordi di cooperazione energetica, l’Italia è in trattativa per nuove forniture anche con Qatar, Congo, Angola e Mozambico. Tutto questo ovviamente in linea con l’agenda Ue, visto che tante decisioni in materia energetica derivano da scelte europee.
Assorto com’era nel redigere l’editoriale per la Gazzetta, infine, Turco non sembra essersi accorto neppure della proposta fatta dal ministro della Transizione ecologica Cingolani di “mettere un price cap europeo che limiti i picchi di prezzo”, oltre a separare la Borsa delle rinnovabili da quella del gas. Europa permettendo. Per fortuna degli italiani, delle imprese e delle famiglie, però, nel nostro Paese abbiamo il Movimento 5 Stelle che al prossimo giro magari ci proporrà la nazionalizzazione del sistema energetico.