Quella del Gruppo Bracco è una grande storia di famiglia e d’impresa

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Quella del Gruppo Bracco è una grande storia di famiglia e d’impresa

Quella del Gruppo Bracco è una grande storia di famiglia e d’impresa

21 Luglio 2022

Una storia di imprenditoria familiare che parla di Milano e guarda al mondo. Era il 1927 quando Elio Bracco, istriano e irredentista che aveva anche sopportato le carceri austriache, fondava a Milano la società italiana prodotti E. Merck. Da allora, il Gruppo Bracco è diventato un colosso nel settore delle scienze della vita e un’azienda leader mondiale nella diagnostica per immagini. 

Oggi Bracco vanta 3.608 dipendenti e un fatturato consolidato di 1,5 miliardi di euro in crescita del 13,9%. Nel portafoglio un patrimonio di oltre 2.200 brevetti e oltre il 10% del fatturato di riferimento nell’imaging diagnostico e nei dispositivi medicali avanzati investiti in R&S.

 

Tre realtà innovative, un solo gruppo

Il Gruppo è composto da tre grandi realtà. Bracco Imaging Spa è leader globale nelle soluzioni per tutte le modalità della diagnostica per immagini, con 23 subsidiary. Tra queste Blue Earth Diagnostics, di recente acquisizione, un’azienda innovativa nell’imaging molecolare con grandi potenzialità nel campo della ricerca oncologica. Acist Medical Systems è leader nei sistemi per la somministrazione di mezzi di contrasto e nei dispositivi medicali avanzati per la cardiologia diagnostica e interventistica. Infine, il Centro Diagnostico Italiano, orientato ai settori della prevenzione, diagnosi e riabilitazione. 

Il ruolo fondamentale che, in questi anni, hanno avuto i mezzi di contrasto, per verificare l’accuratezza diagnostica dell’imaging biomedico e la gestione dei pazienti affetti da malattie di diversa natura e gravità è innegabile. In questo settore, il Gruppo Bracco ha giocato, e gioca, un ruolo da protagonista.  Nel 1981, l’azienda ha sintetizzato una molecola rivoluzionaria: lo iopamidolo, primo mezzo di contrasto non ionico pronto all’uso ad alta tollerabilità e sicurezza d’impiego. Lo iopamidolo è ancora oggi un riferimento per l’intera comunità scientifica internazionale. Nel 1985 è stato invece lanciato lo iopremolo, un nuovo mezzo di contrasto per raggi x, a oggi un riferimento delle più avanzate metodiche di diagnostica. 

 

Nel Gruppo Bracco la ricerca è sempre protagonista

La ricerca non si ferma mai per il Gruppo. Nel campo della risonanza magnetica sono stati raggiunti importanti con il gadobenato di dimeglumine (RM). Con le microbolle di esafluoruro di zolfo la ricerca ha fatto un vero balzo in avanti nel settore ecografico, rendendo possibile l’imaging funzionale in tempo reale senza alcuna radiazione ionizzante. Oggi il Gruppo Bracco è fortemente impegnato nello sviluppo della tecnologia delle microbolle in campo oncologico. Una rivoluzione che consentirebbe il rilascio locale di farmaci o di materiale genico solo nell’organo malato. 

 

Capacità di innovare, talento made in Italy, proiezione internazionale, hanno fatto sì che il Gruppo Bracco, pur con un’anima e un cuore fortemente lombardi, diventasse un attore globale. Oggi i mezzi di contrasto Bracco sono commercializzati in oltre 100 Paesi, sia direttamente che indirettamente tramite filiali, joint venture, accordi di licenza e distribuzione. Il Gruppo è attualmente leader nelle aree geografiche più importanti del mercato, come il Nord America, l’Europa ed il Giappone. L’87% del fatturato del Gruppo viene ricavato dai mercati esteri. Un ruolo di leadership anche nella ricerca: i laboratori Bracco sono insediati a Ginevra e Losanna (Svizzera), Monroe e Silicon Valley (Stati Uniti) e in Italia, a Colleretto Giacosa.  Bracco ha inoltre dato vita ad un polo dell’innovazione, il Bracco Innovation Hub, caratterizzato da un insieme di attività sviluppate in collaborazione con le migliori eccellenze internazionali. Dalla medicina di precisione per la somministrazione di trattamenti accurati e riproducibili (robotica, smart devices, biosensori), ai big data per un imaging quantitativo e diagnosi migliori.  Il Gruppo ha 9 stabilimenti nel mondo. Tutti gli insediamenti produttivi puntano a promuovere processi rispettosi dell’impatto ambientale. 

 

Una storia di famiglia

Un grande gruppo industriale che, però, è anche una storia di persone. La famiglia Bracco ha origini istriane, originaria dell’isola di Lussino, nel golfo del Carnaro. Oggi è territorio croato, famoso per l’aria profumata dalle piante da medicinali e la natura incontaminata.  Elio Bracco, nonno di Diana, attuale presidente del Gruppo, si era insediato con la famiglia a Milano e aveva dato vita all’ItalMerck. Il figlio Fulvio, neolaureato, fu mandato a specializzarsi alla casamadre Merck di Darmstadt, in Germania. Lì avvenne un incontro fatale. Fulvio Bracco, infatti, entrò in contatto con Albert Szent-Györgyi, un nobile ungherese, viaggiatore per amore della scienza che, nei suoi pellegrinaggi di studio tra Cambridge e la Germania, era stato in grado di sintetizzare una nuova molecola, l’acido esuronico. La chiamò Ignosco, “non so”. Se avvitata verso destro, la molecola non presentava proprietà peculiari ma, se girata a sinistra, era uguale a quella contenuta negli agrumi. Una vitamina in altre parole. In quegli anni, una delle sfide della medicina mondiale era la lotta allo scorbuto, un morbo che si diffondeva sulle navi, portando alla morte i marinai. Quella vitamina sembrò la risposta perfetta alla malattia.  

Bracco, Szent-Györgyi e altri scienziati ribattezzarono il composto “acido ascorbico” e, trovato il giusto nome commerciale, venne alla luce il Cebion. Fulvio Bracco tornò a Milano con un tris d’assi: la formula, il nome commerciale Cebion e una licenza della Merck. Nel 1934, quindi, ben prima che lo facesse la casamadre in Germania, Fulvio Bracco diede il via per primo al mondo alla produzione e vendita del nuovo ritrovato. Tre anni dopo Szent-Györgyi vinse il Nobel per la medicina e subì persecuzioni dal regime nazista.  Con 3 milioni di pezzi venduti e un fatturato concentrato sempre di più sui mezzi di contrasto per la diagnostica, il Cebion non è più il prodotto di punta dell’azienda ma resta l’integratore alimentare di vitamina C più famoso, con una storia che risale ormai a 80 anni fa e che ancora oggi si identifica fortemente con l’azienda che lo ha realizzato. 

 

Diana Bracco, la terza generazione alla guida

Una delle caratteristiche della Bracco è proprio quella di aver mantenuto una vocazione di impresa familiare, pur essendo diventata un grande gruppo internazionale, e aver facilitato l’espressione dei talenti e delle idee delle diverse generazioni che si sono succedute. Se Elio aveva intuito le potenzialità del mercato, Fulvio seppe puntare sulla ricerca e su un modello innovativo di industria integrata, creando nuovi stabilimenti produttivi.

Oggi è la volta di Diana Bracco, presidente e ad del Gruppo, e una delle personalità più note del mondo imprenditoriale italiano. Il suo segno distintivo nella storia dell’impresa è stato credere con forza nell’innovazione e nella internazionalizzazione del Gruppo. Nata a Milano, nel 1941, fiera delle proprie radici istriane e di un’educazione che ha definito “asburgica” e più volte richiamata come elemento fondamentale del suo successo alla guida dell’azienda, Diana Bracco, è diventata direttore generale nel 1977, dopo una laurea in chimica e molti anni di gavetta. Negli anni, si è fatta strada nel tessuto imprenditoriale meneghino e nazionale: è stata la prima donna al vertice di Assolombarda, ha ricoperto importanti ruoli in Confindustria, è stata presidente di Expo Milano ed è membro del Consiglio di amministrazione dell’Università Bocconi. “Ogni impresa e ogni Nazione dovrebbe avvalersi appieno dello straordinario contributo delle donne”, perché “se non c’è uguaglianza di genere, non cresce il mondo”, ha recentemente ricordato Diana Bracco sul tema del gender equity, materia che le sta molto a cuore. 

Dall’Istria a Milano, i Bracco sono oggi un pezzo di storia dell’imprenditoria cittadina, pur avendo sempre cullato una certa nostalgia per le proprie origini. “Ma Milano – ha spiegato Diana Bracco – ci ha accolto e ci ha dato moltissimo, sento un dovere di restituzione”. Sarà anche per questo che, negli anni, il suo ruolo si è ampliato: non solo capitana d’industria – e che industria ! – ma anche mecenate e promotrice di progetti sociali, ambientali e culturali, grazie agli interventi realizzati dalla Fondazione Bracco.