Quota 41, prudenza e flessibilità su pensioni e prepensionamenti

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Quota 41, prudenza e flessibilità su pensioni e prepensionamenti

Quota 41, prudenza e flessibilità su pensioni e prepensionamenti

06 Novembre 2022

Sulle pensioni il governo sembra orientato verso Quota 41 per evitare il ritorno dello “scalone Fornero”. “Quota 41 potrebbe essere un numero di riferimento, ma dobbiamo ancora vedere in che modo e con quali condizionalità, insieme alla proroga di Opzione Donna e di altri strumenti”, dice il ministro del lavoro Calderone.

Per il ministro, lo ‘scalone Fornero’ “in questo momento potrebbe comprimere di più la dinamicità del mercato del lavoro che già presenta criticità. Lavoriamo per riconfermare alcuni interventi e per valutare in che modo introdurre altre forme di flessibilità in uscita che siano sostenibili”.

Quota 41? Parola chiave flessibilità

A fine dell’anno, con la scadenza di Quota 102, dovrebbe riandare a regime la Riforma Fornero. Quota 102 prevede l’uscita a 64 anni di età con 38 di contributi. L’ipotesi di Quota 41 permetterebbe di accedere al pensionamento anticipato una volta maturati 41 anni di contributi. L’età minima però è ancora da definire.

“Assieme al numero 41 serve associare il numero 62” di età per “restituire alle persone la libertà di decidere come e quando uscire dal mercato lavoro”. Questa la soluzione del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che ribadisce le richieste dei sindacati sul fronte pensioni.

Aggiunge il Sole 24 Ore: “Tra le opzioni anche quella di Quota 102 o 103 con un mix flessibile partendo da un requisito anagrafico predefinito. Il tutto potrebbe essere accompagnato da un meccanismo di premi per incentivare la permanenza al lavoro. Dopo la maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di alcune categorie in settori con vuoti di organico, come ad esempio quello sanitario”.

L’indirizzo sembra comunque quello di rafforzare il principio di flessibilità nel sistema pensionistico. Il nostro però è un Paese che invecchia, che dà garanzie a chi è dentro ‘il sistema’ ma si dimentica di chi è fuori e soprattutto dei giovani e delle nuove famiglie. Aumentano i pensionati, diminuiscono i contribuenti.

Calderone: riordinare tutte le gestioni previdenziali

Per la ministra del lavoro Calderone, occorre “riordinare tutte le gestioni previdenziali e fare ordine anche di tante situazioni che non garantiscono tutele ai lavoratori, indipendentemente dagli interventi in legge di Bilancio”.

La flessibilità del sistema pensionistico sarebbe una opportunità per le imprese che puntano a sostituire parte dei propri dipendenti assumendo nuove figure legate alla innovazione e sostenibilità. Ma ci sono due punti da chiarire sui prepensionamenti. Il primo è che questa sostituzione avvenga realmente, a differenza di quanto è accaduto nel recente passato. Considerando l’anzianità contributiva dei beneficiari, l’uscita probabilmente avverrebbe.

Quello che bisogna capire per bene è se e quanti nuovi lavoratori entrerebbero in campo. Il secondo punto sono i costi, la sostenibilità economica sul medio e lungo periodo di provvedimenti che tendono ad abbassare l’età pensionabile. Il costo di Quota 41 oscillerebbe tra 5 e 7 miliardi di euro l’anno, a salire nel corso di un decennio qualora il provvedimento andasse a regime.

Prepensionamenti e debito pubblico

Parliamo di diverse decine di miliardi di euro, da spendere sotto l’occhio vigile della Ue. L’altro vantaggio, sul lungo periodo, sarebbe il risparmio per INPS determinato dalle pensioni più basse di chi sceglie di andare via prima dal lavoro.

Lo Stato italiano con il debito pubblico che ha, nei prossimi anni, sarebbe in grado di sostenere una spesa pensionistica in aumento? La risposta in linea teorica è sì, con più giovani assunti, più occupazione, più crescita economica del Paese. E quindi una maggiore possibilità di mantenere in equilibrio il sistema previdenziale nella sua fase di trasformazione strutturale.

Ma con Quota 100 il ricambio generazionale non c’è stato o perlomeno non nelle dimensioni che ci si aspettava. Il numero di prepensionati è stato più alto dei giovani assunti. E se non sale la occupazione giovanile, difficile che poi si trovi qualcuno in grado di sostenere il sistema con i propri contributi. Il ministro Calderone insomma fa bene a prendere tempo, anche sulle pensioni serve prudenza.