Ratzinger, un Papa tra cielo e terra
03 Gennaio 2023
La mamma tiene in braccio sua figlia mentre avanza, circondata da un grande edificio. Pareti, soffitti che parlano, che appartengono alla storia, al grande cammino di fede che si fonde con la storia degli uomini. La piccola guarda ciò che la circonda, si stringe alla madre, mentre osserva con gli occhi del futuro. La mamma, una giovane donna, ha percorso alcune centinaia di metri, in fila insieme a tante altre persone, uomini, donne, giovani.
Fedeli, pellegrini, per entrare in quel luogo, per rendere omaggio al papa emerito. Benedetto XVI. Papa Ratzinger, che ha lasciato da poco la vita terrena. Ed ora il suo corpo mortale si trova nei luoghi simbolo della fede cattolica. In una grande stanza di San Pietro. Il rito dei funerali di un papa che si ripete in questo nostro tempo. Anche se Benedetto XVI era chiamato il papa emerito da quando, caso unico nella storia della Chiesa cattolica, si era dimesso aprendo la successione all’attuale pontefice, Papa Francesco. All’argentino Papa Bergoglio.
La decisione di dimettersi di Papa Ratzinger aveva lasciato il mondo attonito. Non era mai accaduto nella storia recente della Chiesa Cattolica che un papa si dimettesse. Caso unico. Era l’11 febbraio del 2013. Quasi dieci anni fa. Per trovare un altro esempio bisognava tornare al 13 dicembre del 1294. A quando l’allora Celestino V abdicò con una cerimonia, dicono le cronache dell’epoca, togliendosi la tiara e il mantello per poi rivestirsi con la tonaca della sua congregazione.
I motivi non erano davvero quelli del papa Benedetto XVI dei nostri giorni. Ratzinger si dimette, si disse, per motivi psicologici. Di tenuta fisica, quella tenuta che le grandi sfide del mondo cattolico gli richiedevano. Era stato eletto il 19 aprile del 2005. Succedeva ad un gigante della Chiesa Cattolica. Giovanni Paolo II. Il polacco papa Wojtyla. Durante il lungo pontificato di Wojtyla, il mondo moderno, nato all’indomani della Seconda guerra mondiale, era radicalmente cambiato. Vale a dire la fine del comunismo. Si disse che il salire sul soglio di San Pietro da parte di Giovanni Paolo II sapeva dell’ incredibile.
L’attentato. La grande sfida della fede cattolica contro l’ateismo socialista. La dissoluzione dell’impero sovietico. Come una grande mano che avesse indirizzato, deciso tutto questo. Destino, politica per i laici. Il credere nella fede spirituale per i fedeli di tutto il mondo. La realizzazione delle loro preghiere.
L’eredità fu raccolta, dopo il funerale in Piazza San Pietro di Giovanni Paolo II, il 2 aprile del 2005, dal tedesco Joseph Ratzinger. Studioso e responsabile della dottrina della Chiesa Cattolica. Tutt’altro carattere rispetto al suo predecessore. Chiamato al ruolo di papa per affrontare i nuovi problemi, le sfide che il mondo cattolico era chiamato a fronteggiare.
Una volta qualcuno ha detto che non si saprà mai del tutto cosa alberga nella mente di un uomo. Sta di fatto che dal momento delle dimissioni di Papa Ratzinger, il suo diventare Papa Emerito, le supposizioni sui motivi della sua decisione si sono succedute all’infinito.
Nel frattempo Joseph Ratzinger era tornato alla vita di studioso. Colonna della fede della dottrina cattolica. Punto di riferimento. Vita di contemplazione. Nuovi libri e importanti testi. Giornate ricche di riflessioni. Rapporti ottimi e costruttivi con il suo successore. E’ lo stesso Papa Francesco ad affermarlo. Anche se qualcuno, con quale diritto non si sa, affermava che non era così. Una contrapposizione tra i due Papi? Facile dirlo, difficile affermarlo e, soprattutto, crederci.
Storie personali diverse ma unite in una fede che li aveva portati a salire in anni diversi sul soglio Pontificio. Un Papa polacco, un Pontefice tedesco, un Papa argentino. Sembra che lo Spirito Santo abbia di volta in volta scelto il Papa giusto al momento giusto. Il cammino della storia che si svolge con il cammino del credere della fede. A spiegarlo sono le immagini passate attraverso i mass media che testimoniano un mondo in perenne trasformazione.
Il Papa polacco che si rivolge durante il suo ultimo viaggio, nella sua Polonia, sulla spianata di Cracovia, l’antica capitale, ad un milione di fedeli. Pronuncia per tre volte le parole: “Venga lo Spirito Santo, venga lo Spirito Santo, venga lo Spirito Santo a ridare vita a questa terra”. La fine del comunismo.
Papa Ratzinger alcuni anni dopo in Germania a Colonia, al Festival della gioventù, mentre saluta migliaia di ragazzi e ragazze di tutto il mondo. Un saluto nella fede alle nuove generazioni. La nascita di un futuro all’alba di un nuovo mondo. E, infine, il papa argentino e il suo stare dalla parte dei più poveri. La Chiesa degli umili. Il giorno della sua consacrazione a piazza San Pietro c’erano in prima fila i cartoneros di Buenos Aires. I poveri a cui il nuovo Papa aveva pagato il biglietto aereo. Dietro, nelle file successive, alle loro spalle, i grandi della terra. Presidenti e capi di stato. Un mondo che cambia, che affronta le nuove sfide.
Papi che non provengono da chissà quali dinastie e famiglie. Papa Ratzinger proveniva da una povera famiglia della Baviera. Nato nel 1920, il padre semplice poliziotto, ha dovuto affrontare tutta la storia del Novecento, i grandi drammi e le grandi illusioni fino a giungere ai nostri giorni. Il male , sempre lo stesso, che oggi neghiamo con forza non lo aveva lasciato in pace. E’ soltanto di pochi giorni fa una intervista a padre Georg, forse l’uomo che in questi ultimi anni gli era stato più vicino, da parte del giornalista Ezio Mauro per la Terza rete.
Nell’intervista si parla senza mezzi termini della presenza del demonio in Vaticano nelle stanze del potere. Negli scandali. Nelle divisioni. Non è medioevo, è cronaca dei nostri giorni. Per chi si occupa di informazione è facile affermare che si tratta del controllo delle coscienze. Scandali, divisioni, potere fatto di soldi, successo, sesso. Il nostro mondo. Il controllo delle coscienze. Tre Pontefici anziani che hanno vissuto i drammi della storia recente del Novecento, ricchi di anticorpi che hanno saputo e sanno cosa dire, fare, comportarsi, testimoniare la loro fede su questa terra.
Quella bambina in braccio alla propria madre passa lentamente dove riposano i resti terreni di papa Ratzinger. Per pochi istanti è accanto al suo passato, al lungo cammino della fede attraverso i secoli di storia. Il tutto iniziato con il primo più grande avvenimento storico che l’uomo possa ricordare. La nascita del figlio di Dio nella semplice umile grotta di un luogo chiamato Betlemme, in Palestina duemila anni fa. Per gli storici, circa 60 generazioni, tornando indietro negli anni.
Neppure tante generazioni. Eppure, avvenimento storico o no, grandezza della fede, il mondo da quel momento è cambiato. Continua a cambiare. Affronta i grandi cambiamenti della storia. Le sfide. Un Papa da solo in una una piazza San Pietro sotto la pioggia con poca luce che avanza per celebrare la messa. E’ solo. Non c’è nessuno con il Pontefice Francesco. La pandemia del coronavirus non l’ha permesso. Le immagini fanno il giro del mondo. Entrano nella casa di tutte le nazioni. Il virus fa paura. Il mondo è con il fiato sospeso. Impaurito. La fede di un uomo solo che prega, che si rivolge al suo Dio, il Dio degli uomini.
E’ la stessa piazza San Pietro a Roma dove tra pochi giorni il mondo moderno con i suoi rappresentanti provenienti da ogni angolo del pianeta si riunirà di nuovo per celebrare i funerali del papa Emerito Ratzinger. Dieci anni fa il mondo assistette ad un altro funerale. Quello di Giovanni Paolo II. Quel giorno nella città eterna, che aveva visto riunirsi, non si era mai visto nulla di simile, i leader di tutto il mondo, soffiava un forte vento.
Per tutta la durata della cerimonia le pagine del libro del Vangelo riprese dalle telecamere in mondovisione avevano girato ripetutamente spinte dal vento. Fino ad un ultimo atto finale. Un ultima folata di vento aveva chiuso la copertina pesante del Vangelo. A rappresentare un atto conclusivo. L’ultima immagine dei funerali di Giovanni Paolo II.