Recessione soft per l’Europa?

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Recessione soft per l’Europa?

Recessione soft per l’Europa?

07 Gennaio 2023

Recessione nel 2023, sì o no? C’è incertezza sull’andamento dell’economia nel 2023 in Europa e America. Nei giorni scorsi il numero uno del Fondo monetario, Georgieva, ha messo in guardia dalla recessione che potrebbe aggredire “un terzo della economia globale”. Per la direttrice del Fondo Monetario la causa di questo arretramento sono le economie degli Usa, della Europa e della Cina che stanno frenando contemporaneamente.

Il Baltic Dry Index, cioè l’indice che misura il costo medio del trasporto via mare delle principali materie prime, è un altro parametro tenuto d’occhio dagli investitori. Martedì scorso, l’indice ha registrato il peggiore calo su base giornaliera dal 1984. Meno 17% derivato proprio dalle prospettive negative di una recessione globale. Anche BlackRock, il più grande fondo di investimenti al mondo, mette in guardia da uno scenario recessivo.

Nonostante tutto, il capo economista della Bce, Philip Lane (nella foto), ieri si è limitato a dire che se ci sarà la recessione potrebbe essere “lieve”. Tra aumento dei tassi di interesse per contenere la inflazione e il paventato ritiro del QE, la Banca centrale europea ha ancora un fronte aperto con i Paesi di Eurosud, Italia in testa. L’Eurotower sembra decisa a proseguire nella politica di rialzo dei tassi per contenere la inflazione, in linea con la posizione dei cosiddetti ‘falchi’. Cioè i Paesi del Nord Europa a cui si vanno aggiungendo quelli della Europa Orientale.

Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, ieri ha invitato la Bce a frenare i rialzi, “in funzione del rallentamento dei prezzi di benzina e gas”. Ma è una posizione minoritaria che condividiamo con Grecia e Portogallo. In Europa la media della inflazione è scesa sotto le due cifre, una spanna sopra il nove per cento, più del 12% in Italia. Nelle previsioni, per rimetterla sotto controllo serviranno almeno un paio d’anni.

Nel 2023 si attende una prosecuzione del trend inflattivo. Ergo paniere della spesa più costoso, salari che perdono valore, redditi più bassi in affanno. C’è da dire che nel 2022 l’economia italiana ha continuato a crescere. Lo spread incrociando le dita sembra sotto controllo. Il sistema bancario conserva la sua solidità. A dicembre la fiducia di consumatori e mondo del business nell’economia in Italia secondo l’Indice Esi della Commissione europea ha segnato un +0,9.

I segnali della frenata nella economia europea e in quella italiana continuano ad arrivare e bisogna tenerne conto. Eppure il dato di dicembre sulla crescita italiana è ancora positivo, +0,3%, anche se ormai appare vicino allo zero. Il mercato immobiliare sta rallentando, la stima sulle compravendite delle case è intorno a meno 10 per cento sul 2023. I tassi sui mutui stanno salendo. I dati sui licenziamenti non sono confortanti, mentre dagli Usa arrivano notizie contrastanti sulla occupazione.

Biden continua a ottenere numeri positivi sul lavoro ma le grandi aziende tech come Amazon mandano a casa invece di assumere nuovi dipendenti. Le Borse tra le due sponde dell’Atlantico hanno ricominciato l’anno con risultati in positivo, però Piazza Affari ha chiuso il 2022 in territorio negativo. A dicembre, l’indice S&P Global Pmi della produzione composita in Italia si è posizionato al di sotto di 50 punti. Il sesto mese consecutivo di contrazione della produzione del settore privato.

Per le aziende l’indebolimento della domanda è causato dall’incertezza economica e dall’inflazione che pesa sui clienti. Anche la bilancia commerciale italiana è in passivo, con un calo più sensibile delle importazioni. Dicembre ha fatto registrare una buona performance nelle vendite di auto ma complessivamente nel 2022 la flessione del comparto è stata di quasi il 10 per cento rispetto all’anno precedente.

Sul fronte energetico, serviranno più gas, carbone e petrolio, rispetto agli investimenti sulle rinnovabili. Fino a questo momento con la manovra il governo ha mostrato prudenza sui conti pubblici e il contenimento del debito. In ballo c’è ancora la fetta più consistente del Pnrr. Per l’Italia, comunque vada, è fondamentale una politica economica che abbia come stella polare la crescita e l’aumento del pil.