
Reddito di cittadinanza, 10 mila offerte di lavoro cascate nel vuoto

14 Giugno 2022
Negli ultimi 18 mesi sulla piattaforma MyAnpal sono state pubblicati circa 10mila annunci di lavoro in Campania. La maggioranza nei servizi e nella edilizia. Ma i percettori del reddito di cittadinanza non le hanno ritenute “congrue” alle loro aspirazioni e caratteristiche. Così, le imprese non hanno trovato le figure che stavano cercando.
Sorprende che ci sia ancora qualcuno che si sorprende per questi dati. Provvedimenti come il reddito di cittadinanza sono come il metadone. Spingono a restare a casa e a non lavorare, oppure a incassare il reddito per poi integrarlo magari con qualche lavoretto a nero. La responsabilità però non è tutta e soltanto dei percettori del reddito che rifiutano le offerte di lavoro. Se una legge è scritta male, se il sistema che dovrebbe applicarla, si pensi ai centri per l’impiego, non funziona, c’è un concorso di colpa.
Concorso di colpa
È lo Stato che favorisce lassismo e menefreghismo dei percettori di reddito da divano letto. Sono i partiti che usano questi provvedimenti per alimentare il proprio consenso a tenere spiaggiate le persone in attesa di mandarle a votare e regalargli un altro giro di stipendio senza lavorare. Tutto questo con la scusa che bisogna “combattere la povertà ”.
Povertà e disoccupazione però non si combattono aumentando il deficit e il debito pubblico con provvedimenti come il reddito di cittadinanza. Così si sottraggono soltanto risorse che lo stato, le regioni e gli enti locali potrebbero investire per offrire servizi migliori e più opportunità ai giovani e a chi vuole impegnarsi, darsi da fare e lavorare. Con la conseguenza che le tasse per alimentare le politiche dei bonus aumentano o perlomeno non vengono ridotte.
Riformare i centri per l’impiego
Servirà grande coraggio per eliminare leggi come il reddito di cittadinanza e riformare profondamente il sistema burocratico e che non funziona dei centri per l’impiego. Le misure di sostegno ai redditi vanno ripensate, rispetto ai meccanismi di accettazione delle proposte di lavoro e nel contesto di una politica economica che torni a fare investimenti, riduca la pressione fiscale alle aziende, tagli la spesa pubblica inefficiente. Intanto, continuiamo a pagare chi non vuole lavorare. È l’Italia, bellezza.