SafetyWeb, non sempre spiare i figli dal buco della serratura è la cosa giusta
09 Dicembre 2009
Una volta fare la spia era un’azione da mettere all’indice; oggi i genitori sono molto contenti che grazie a SafetyWeb, nuovo servizio online, potranno spiare l’intimità dei loro figli su internet. Il servizio pensato e ideato da Michael Clark e Geoffrey Arone permetterà ai genitori di sapere quasi tutto ciò che i figli fanno in rete. Gli inventori assicurano che sarà sufficiente registrarsi e sottoscrivere un abbonamento fornendo nome cognome e data di nascita del ragazzo. Quando il riconoscimento del genitore è accertato, SafetyWeb organizza la sua ricerca. Il sistema, dicono i suoi inventori, non si limita ad essere solo un ricercatore di notizie, ma diviene anche un “protettore” dei minorenni, e contestualmente un educatore dei genitori in grado di indicare i comportamenti a rischio dei ragazzi in rete.
E’ stato pensato poiché si è visto che filtri e blocchi possono essere aggirati. Inoltre i ragazzi possono usare anche computer non loro. Il sistema è ideato anche per sventare adescamenti in rete nei confronti di ragazzi che in modo superficiale e ingenuo espongono le loro vite; con racconti, foto, filmini.
Sicuramente un’idea così porterà molti guadagni agli inventori e a chi la metterà sul mercato, ma vengono spontanee molte domande. Siamo sicuri che in questa idea, oltre all’interesse economico, che ancora una volta utilizza i ragazzi, ci sia anche un pensiero utile per loro e le loro famiglie? Penso ad esempio alla difficoltà, all’imbarazzo da parte di un genitore nel gestire le informazioni che ottiene sul figlio guardandolo “dal buco della serratura”. Trovarsi di fronte un estraneo; scoprire un figlio che si immaginava diverso, nel bene e nel male, toglie ad entrambi quel margine che mantiene la giusta distanza e che deve esserci in tutte le relazioni, anche con i figli. Spiare fa più pensare a manipolare che educare. Con molti ragazzi questi comportamenti rischiano di chiudere dialoghi ed aprire opposizioni violente. Il controllo che deve far parte dell’educare è sicuramente diverso dallo spiare.
Forse si potrebbe pensare di utilizzare il SafetyWeb all’interno di un patto dove si spiega al ragazzo che si utilizzerà il sistema per aiutarlo a non incorrere nei pericoli della rete. Però anche questa ipotesi porta con sé dei limiti; infatti è come dire ai ragazzi, siccome siete incapaci di capire i pericoli (anche se ve li abbiamo spiegati) vi conduciamo per mano, perché non ci fidiamo. Penso sia meglio prevenire attraverso l’informazione e il dialogo, dando fiducia ai ragazzi, non nascondendo i rischi della rete. Certamente la fiducia, il dialogo, l’ascolto non si possono scoprire improvvisamente nell’adolescenza quando i ragazzi iniziano a sperimentare da soli, ma è un percorso che si deve costruire da quando sono piccoli. Se si ascoltano si guidano e si informano, da piccoli, si può sicuramente ridurre, ma non eliminare, quel margine di rischio che i ragazzi corrono. Il patto della condivisione dell’utilizzo di un mezzo come questo di cui si parla in questi giorni e che verrà messo sul mercato a gennaio, può funzionare in quei rapporti in cui genitori e figli hanno stabilito e mantenuto un dialogo aperto e una stima reciproca.
E’ anche giusto tenere presente che il rischio fa parte della vita, e che i segreti e le zone di ombra vanno in parte tutelati perché ci permettono di crescere. Nell’adolescenza la trasformazione dei ragazzi prevede chiusure e segreti utili alla loro crescita, quindi è impossibile pensare di frenare processi tipici di quella fascia di età. Di conseguenza va anche pensato per quale età si vuole considerare utile un simile strumento. La domanda da farsi potrebbe essere da che età è giusto che mio figlio/a stia da solo in internet. Allora non cerchiamo strumenti che ci sostituiscano con i nostri figli, o ci aiutino a spiarli; quanto piuttosto cerchiamo di capire quanto stare con loro e come fargli cogliere l’importanza della privacy che non deve essere violata. Insegnare a farsi rispettare e rispettare passa attraverso la relazione con i propri genitori. In famiglia si sperimenta il riconoscimento di sé e dell’altro, delle proprie e delle altrui specificità che vanno tutelate. E’ molto complicato infatti imparare a farsi rispettare e a rispettare se non si sono avuti modelli adeguati, e non si sono maturate esperienze positive.
Questo spiare non è sicuramente utile neanche all’ansia; al contrario SafetyWeb potrebbe essere un vero moltiplicatore di ansie per i genitori. Allora non umiliamoci a spiare i nostri figli, ma cerchiamo di conoscerli, senza sotterfugi.