Se fossi tu a dover decidere, accetteresti la candidatura di Grillo alla segreteria del Pd?
21 Luglio 2009
Una domanda, se viene posta, esige una risposta. Ed è giusto che sia così, se si discute lealmente di metodo, di democrazia e di rispetto delle opinioni di tutti. Non merita risposta solo la domanda posta in modo subdolo, quando non si chiede un’opinione, ma soltanto la semplificazione in un giudizio secco. Non merita risposta tutto ciò che è provocazione tendenziosa, come avviene con una domanda retorica, propedeutica ad un giudizio sommario. L’interlocutore serio, dinanzi ad una domanda precisa, ha un solo modo per rifiutarsi di rispondere: dire con lealtà di non saper rispondere. In altri termini di non essere in grado di valutare la portata e l’implicita legittimità sostanziale delle motivazioni che sono alla base della scelta su cui si chiede una risposta.
E’capitato così di sentirmi chiedere in modo diretto: “Scusa, se fossi tu a dover decidere, accetteresti la candidatura di Grillo alla segreteria del Pd?”. Non è affatto una bella domanda! E’ una simpatica carognata di domanda, posta da chi mi conosce e sa che cosa penso di Grillo e di altri protagonisti dell’antipolitica. Ed è ancor più una furba carognata, se chi mi pone la domanda sa quanta delusione sia in me per la deriva populista e confusa presa dal Pd per il suo affanno nel correr dietro a Di Pietro, per la sua opposizione rozza e pregiudiziale e per la sua contiguità al mondo dell’antipolitica.
Sono tra coloro che sono rimasti delusi, dopo aver creduto – da avversario – ad un nuovo partito democratico e riformista della sinistra italiana, nel vedere il Pd inseguire i toni dell’odio politico e nell’osservare la sua indifferente complicità al pericolo della violenza. E’ deludente veder rispolverare i vecchi metodi della demonizzazione dell’avversario e, persino, quelli dell’insinuazione sulle sue precarie condizioni psichiche, nel tipico stile stalinista. Siamo alle solite, come col vecchio pci e come nella favola di Esopo, in cui la volpe che non arriva all’uva dice che è acerba.
La questione è tutta qui: questa sinistra non arriva ad elaborare un progetto politico coerente ed afferma che sia acerbo quello della maggioranza di centrodestra. Il Pd dovrebbe, invece, rendersi conto che il suo limite stia proprio nell’incapacità di elaborare proposte. Si ha l’impressione che sia persino difficile che si renda conto d’essersi salvato dal tracollo, nell’ultima tornata elettorale, grazie alle truppe corazzate dei poteri amici (magistratura ed editoria) che hanno montato scandali, di cui ancor oggi è difficile individuare i contorni. “Grillo? Non sono fatti miei! Non sono in grado di rispondere – E’ stata questa la mia risposta a caldo – La questione se la sbrogli il PD e la sua dirigenza. Chi semina sciocchezze, raccoglie risate”.
Il PD sembra che sia stato creato apposta per vivere in confusione, come accade, ad esempio, per la scelta del gruppo del Parlamento europeo a cui aderire. Sono strani personaggi quelli del PD! Non sono capaci di darsi un’identità tra di loro, sopravvivono tra mille contraddizioni, ma parlano di alleanze strategiche con gli altri. Sostengono di non lasciarsi trascinare nell’antiberlusconismo, ma sono nel coro diretto da Di Pietro. Prendono persino “ordini” dall’ex pm.
Grillo, in verità, non lo candiderei neanche a gareggiare nella trasmissione televisiva “La sai l’ultima?". Grillo è inquietante, anche nella sua comicità, perché il suo modo d’essere comico appare avaro di umanità. Il comico genovese è l’uomo che sostiene la fine della democrazia e che lancia, come modello politico, la dittatura del popolo del web … quello dei “k” e dei “x”, dei “copia – incolla” e delle ingiurie sparse come concime dell’odio.
La politica, al contrario, è pazienza, ragione, ispirazione, programmi, strategie, prospettive, responsabilità, coraggio ed impegno. La politica con la “P” maiuscola è confronto e democrazia, ma dal vero, non dall’anonimato del web. Se mancano questi requisiti, e nel PD sembra che manchino, perché meravigliarsi se un guitto voglia candidarsi alla sua segreteria, con la pretesa di colmarne il vuoto con la sua acquisita cultura virtuale? Cos’ha Grillo di diverso da un dirigente del PD? Da Franceschini, ad esempio? Se non che il primo fa ridere per le battute, mentre l’altro per ciò che dice?