Sharansky, l’Ucraina e il nazionalismo liberale
09 Giugno 2023
Nel suo ultimo libro sul liberalismo, The Struggle for a Decent Politics. On ‘Liberal’ as an Adjective, il filosofo newyorkese Michael Walzer riflette ancora una volta sulle differenze tra cosmopolitismo, internazionalismo e nazionalismo. Da una parte ci sono i ‘cosmopoliti’ che “condannano tutti i nazionalismi” e tendono a mettere in discussione l’idea stessa di nazione. Poi ci sono gli internazionalisti che piacciono a Walzer, convinti che le nazioni esistano e che bisogna favorire politiche di cooperazione e di solidarietà tra gli stati che superino i confini nazionali.
Infine ci sono i “nazionalisti liberali”, un’espressione, nella quale storicamente rientrano autori come Renan o Mill, che sgombra il campo dalle accezioni negative che siamo abituati a darle. I nazionalisti liberali ridanno valore a quel ‘senso della nazione’ alternativo alle visioni globaliste più eccessive come pure al nazionalismo etnico. Il giornalista Jay Nordlinger, in una recensione a Walzer, prova a dare una spiegazione di cosa voglia dire, oggi, nazionalista liberale.
Nordlinger ricorda una sua discussione con lo scrittore, ed “eroe dei diritti umani”, Natan Sharansky. Per Sharansky gli ucraini che si difendono dall’invasione russa “stanno ridando alla parola ‘nazionalismo’ il suo significato positivo”. “Con la loro lotta, gli ucraini stanno mostrando cos’è un buon nazionalismo. Allo stesso tempo, la Russia mostra qual è la sua versione peggiore”. Quel “nazionalismo con cui un ‘dittatore crudele’ rafforza la sua presa sulle persone sotto il suo controllo”.