Sinner, perché il garantismo è fondamentale anche nello sport

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Sinner, perché il garantismo è fondamentale anche nello sport

Sinner, perché il garantismo è fondamentale anche nello sport

06 Dicembre 2024

L’Italia ha celebrato il trionfo nel tennis mondiale in Coppa Davis a Malaga, conquistando la terza vittoria nella storia della competizione. Jannik Sinner, insieme a Matteo Berrettini, ha guidato il team al successo, sconfiggendo prima l’Australia in semifinale e poi l’Olanda in finale. Durante il percorso verso la vittoria, Sinner ha sicuramente svolto un ruolo cruciale nel doppio decisivo contro l’Argentina nei quarti di finale. Si tratta, a tutti gli effetti, di un grande campione sportivo.

Nonostante l’importante traguardo raggiunto dagli italiani, resta aperta la complessa vicenda legale sul presunto caso di doping che coinvolge Sinner. Il tennista è stato assolto dall’ITIA per aver assunto in modo inintezionale il Clostebol, uno steroide anabolizzante, durante il torneo di Indian Wells nel marzo del 2024, e in un successivo controllo a sorpresa avvenuto nei giorni seguenti. La sostanza vietata sarebbe stata accidentalmente assunta tramite un cicatrizzante utilizzato da un membro dello staff tecnico, che lo avrebbe applicato in modo non conforme per curare una piccola ferita.

Sinner e il caso Clostebol, una vicenda complessa

Ora Sinner si prepara per l’appello al Tribunale Arbitrale dello Sport, il TAS, di Losanna, dopo la decisione della Agenzia mondiale Antidoping (WADA), di fare appello sul caso. Il suo team legale è impegnato a dimostrare ancora una volta che non vi sia stata una negligenza significativa nella gestione dei farmaci. Nei giorni scorsi, un altro legale, l’avvocato austrialiano Tim Fuller, ha definito il caso “davvero molto insolito”.

La WADA, l’agenzia mondiale antidoping, ragiona Fuller, “accetta che l’assunzione della sostanza, il Clostebol, non sia stata un’azione intenzionale, ma sostiene che tu atleta hai, o hai avuto, un certo grado di colpa o negligenza per quanto accaduto”, aprendo una contraddizione tra assunzione non intenzionale e infrazione grave. L’udienza dovrebbe avvenire a febbraio, con la speranza che il procedimento possa concludersi prima dell’inizio dei tornei sul cemento americano nel 2025.

In questa fase cruciale della carriera di Sinner, il sostegno della squadra e dei tifosi sarà determinante, mentre il tennista si appresta a difendere non solo i suoi titoli, ma anche la propria reputazione sportiva.

Una giustizia giusta anche nello sport

Il fatto è che le norme antidoping devono bilanciare due esigenze: proteggere l’integrità dello sport punendo ogni violazione per prevenire abusi, e considerare al contempo le circostanze specifiche per garantire che gli atleti non subiscano conseguenze ingiustificate. Episodi simili si sono verificati in passato nel tennis, come nei casi di Andre Agassi e Maria Sharapova, sollevando discussioni sull’equità delle sanzioni antidoping.

Il caso Sinner è emblematico, in quanto rappresenta la necessità di far convivere trasparenza e giustizia con il bisogno di preservare la fiducia nel sistema sportivo. La sentenza del TAS potrebbe segnare un precedente importante, non solo per Sinner, ma per il mondo dello sport in generale, evidenziando l’urgenza di regole che coniughino severità e proporzionalità.

In un’epoca in cui i giudizi mediatici e sui social spesso precedono quelli ufficiali, distruggendo vite e carriere, è fondamentale attendere le sentenze. Il garantismo non è una scappatoia per i colpevoli, ma una protezione per gli innocenti. Le accuse devono essere sempre basate su prove solide e i procedimenti legali condotti con trasparenza e rispetto di chi si trova imputato. Solo così si può tutelare la reputazione di una persona, compresa quella degli sportivi, costruita con anni di sacrifici e dedizione.