Il tempo è galantuomo: le trivelle non sono più tabù

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Il tempo è galantuomo: le trivelle non sono più tabù

Il tempo è galantuomo: le trivelle non sono più tabù

09 Maggio 2022

È stato uno sbaglio bloccare le trivelle in Adriatico. Lo riconosce persino Roberto Cingolani, il ministro della Transizione ecologica voluto a tutti i costi da Grillo (e presto sconfessato, ma è un’abitudine dei Cinque Stelle). Ci si affanna a trovare per il mondo fornitori per diversificare ed emanciparsi dalla Russia, quando una parte del problema si sarebbe potuto risolvere a pochi chilometri dalle coste italiane, peraltro creando indotto. È una storia indicativa su quanto siano poco lungimiranti certe posizioni ideologiche incapaci di offrire soluzioni concrete.

Intanto, se il flusso di gas dalla Russia dovesse interrompersi prima di sei mesi, per l’Italia ci saranno problemi di stoccaggio in vista dell’inverno. Ecco perché, spiega Cingolani, intervenuto al Festival delle imprese Champion a Vicenza, sui rigassificatori non si può rimandare, ma anzi è tempo di accelerare: se a Piombino o Ravenna si vedrà in base a valutazioni tecniche sulla rapidità. Perché le forniture trovate in Africa e in arrivo dagli Usa sono perlopiù di Gnl, gas liquefatto: non avere rigassificatori significa non poterle utilizzare.

C’è una parola per riassumere di cosa bisognerebbe discutere: “autorizzazioni”. Su 45 autorizzazioni esplorative di giacimenti di metano nell’Adriatico e in Sicilia, 42 sono state revocate. Lo stesso vale per le fonti rinnovabili. Ostaggio dei comitati Nimby che dicono no persino alle energie pulite, gli investitori chiedono di andare off-shore. Nonostante sia più costoso installare pale eoliche in mezzo al mare. La politica energetica dell’Italia per anni non ha pensato al futuro. Non è il momento di perseverare nell’errore: e non solo per il timore di un inverno al freddo, ma per la salute dell’economia nazionale.