
Tumore al seno in Italia, il convegno di Motore Sanità

04 Aprile 2023
In Italia 44mila donne vivono con un tumore al seno metastatico. Grazie a dei nuovi farmaci innovativi, è stato possibile rendere la malattia subcronica: un risultato eccezionale e impensabile fino a poco tempo fa. Occorre ora accelerare i processi di approvazione da parte di AIFA per rendere i farmaci tumorali, in particolare quelli per i tumori metastatici, prescrivibili tramite un early access.
L’allarme giunge anche dalle Breast Unit, che invocano la riabilitazione oncologica gratuita: è fondamentale garantire a queste pazienti – mogli, madri, figlie, colleghe – una buona qualità di vita, per disinnescare il rischio “bomba sociale”. Nel Lazio, ogni anno, si contano oltre 5mila nuovi casi di tumore al seno. Le 16 Breast Union sparse sul territorio trattano il 70-80% di questi casi.
HER2 positivo, un carcinoma particolarmente aggressivo
Delle 44mila donne colpite da un tumore al seno metastatico, si è calcolato che il 15-20% sia di tipo Her2 positivo. Si tratta di un carcinoma particolarmente aggressivo, non suscettibile di guarigione nella maggior parte dei casi, ma che può essere tenuto sotto controllo per lunghi periodi, grazie ai grandi passi avanti della ricerca.
“Per la malattia metastatica disponiamo di nuovi farmaci innovativi (tucatinib, trastuzumab, deruxtecan) che, utilizzati in sequenza, sono estremamente efficaci e che hanno dato risposte quasi impensabili fino a poco tempo fa, determinando un aumento della sopravvivenza significativo” – ha spiegato Teresa Gamucci, Coordinatrice Regionale CIPOMO Lazio, nel corso dell’evento “Analisi dello Scenario attuale e prospettive future nel tumore della mammella – focus on HER2+ Lazio” organizzato da Motore Sanità.
L’importanza delle Breast Unit
“Fino a poco tempo fa il tumore metastatico non dava scampo. Ora, invece, questi farmaci straordinari hanno reso la malattia spesso subcronica” – conferma Lucio Fortunato, Direttore UOC Senologia AO San Giovanni Addolorata di Roma, sottolineando un nuovo spunto su cui riflettere: occorre garantire a queste donne che sono anche mogli, sorelle, madri, lavoratrici, compagne, figlie, una buona qualità di vita.
Per rispondere a tale necessità abbiamo bisogno delle Breast Unit, strutture specializzate nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne con la neoplasia mammaria al seno. Nel Lazio questi Centri sono in tutto 16 ed è lì, a fronte degli oltre 5mila nuovi casi di tumore al seno all’anno, che si curano il 70-80% dei casi.
La funzione dei LEA
Silvana Zambrini, Presidentessa Antea Associazione, Vicepresidentessa FAVO, ha rimarcato il bisogno di garantire alle pazienti una buona qualità di vita, anche attraverso la riabilitazione oncologica. “Dobbiamo però constatare – sottolinea Zambrini – che la riabilitazione non è ancora stata inserita nell’elenco delle prestazioni garantite a tutti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Consideriamo ad esempio la sofferenza fisica, psicologica e sociale per la presenza di un linfedema al braccio, con problemi attinenti non solo alla mobilizzazione ma anche estetici, con ripercussioni psicologiche e sociali”.
“Questa paziente sicuramente ha diritto a poter accedere velocemente e gratuitamente alle cure fisioterapiche. Ma perché allora questa necessaria riabilitazione non rientra ancora nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)? È vero che con il codice 048 i pazienti oncologici hanno diritto alla esenzione dal ticket, ma non sempre e ovunque l’esenzione viene rispettata”.
Occorre in verità “offrire un percorso riabilitativo integrato, che tenga conto delle particolari esigenze per il singolo paziente, per ridurre al minimo la disabilità fisica e i numerosi deficit funzionali, cognitivi, nutrizionali, psicologici, sociali e professionali. Per un buon risultato occorre un lavoro di squadra ben programmato in anticipo, evitando che i danni si manifestino. Non trascuriamo infine il forte valore sociale ed economico quando una paziente non grava sullo Stato per i costi derivanti da una disabilità ormai conclamata”.
Il ruolo cruciale della prevenzione e del fattore tempo
Un richiamo infine alla prevenzione come “migliore arma per governare i tumori” arriva da Elio Rosati, Segretario Regionale Cittadinanzattiva Lazio. “I dati delle prestazioni sanitarie, anche legate alle difficoltà del Covid – dice Rosati – ci dimostrano che l’organizzazione sanitaria non è centrata sulla prevenzione, ma sulla prestazione. Si deve dare una svolta ponendo la prevenzione, in tutte le sue fasi, come elemento centrale, fondante e guida nelle scelte di politica sanitaria”.
E poi c’è il fattore tempo, fondamentale per le pazienti con tumore metastatico, come ricorda Rosanna D’Antona, Presidentessa di Europa Donna Italia. “L’accesso alle nuove cure e ai farmaci innovativi rientra nei punti del nostro manifesto sul tumore al seno metastatico, redatto grazie all’ascolto di un gruppo di pazienti nell’ambito di una campagna di cui Europa Donna Italia si fa promotrice a sostegno delle pazienti con questo tipo di tumore”.
“Riteniamo fondamentale, per la salute delle pazienti, accelerare i processi di approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per rendere i farmaci tumorali, in particolar modo quelli per i tumori metastatici, prescrivibili tramite un early access, così come accade in molti Paesi europei dopo l’approvazione dell’Agenzia Europea dei Farmaci (EMA)”.