Turismo un altro petrolio che non sfruttiamo al massimo

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Turismo un altro petrolio che non sfruttiamo al massimo

Turismo un altro petrolio che non sfruttiamo al massimo

03 Agosto 2022

Il turismo, dicono, è il petrolio dell’Italia. Una ricchezza materiale e immateriale enorme del nostro Paese. Città d’arte, borghi, patrimonio ambientale e naturalistico, architettonico, culturale. Il turismo è fatto di imprenditori e persone dinamiche, imprese anche piccole o piccolissime che non si sono arrese quando il Covid ha fermato il nostro Paese, mettendo in ginocchio questo settore dell’economia. Un mondo che è ripartito appena è stato possibile.

Lo conferma il fatto che il turismo è uno dei settori che ha trainato di più l’aumento di un punto di Pil nell’ultimo trimestre. Come per l’oro nero, però, quello vero, anche il turismo è giacimento che l’Italia non riesce a sfruttare al massimo. L’incertezza dello scenario internazionale si unisce al gap tra le diverse aree del nostro Paese. Gli orizzonti di crescita che abbiamo si scontrano con la visione limitata del decisore pubblico nel sostenere i combattivi operatori del settore.

Più investimenti per il turismo

Un dato fa riflettere. Nella trascorsa programmazione del Fondo Sviluppo e coesione sono stati destinati al turismo solo 40 milioni di euro. Alla cultura, quasi un miliardo e mezzo. Perché invece di avere due ministeri che vanno ognuno per conto proprio non farne uno solo e strategico? Anche i fondi destinati al turismo nel Pnrr, 2,4 miliardi, sembrano limitati. Il dato del Fondo sviluppo e coesione, poi, appare ancora più assurdo considerando che il fondo dovrebbe servire alla crescita delle regioni meridionali che da un punto di vista turistico hanno potenzialità enormi. Invece c’è un divario pauroso tra Nord e Sud.

Secondo Istat nel 2021 sono state le città lombarde a guadagnare il maggior ritorno turistico. Analizzando i flussi degli oltre tremila comuni turistici italiani, Sociometrica ha scoperto che i primi due centri in classifica per crescita di turisti nel 2021 rispetto al 2019 sono Como e Padenghe sul Garda, in provincia di Brescia. Queste località hanno mostrato una enorme resilienza nonostante l’accanirsi del Covid. Sono già tornate a livelli di crescita pre-pandemia.

Quei laghi lombardi al top

Como nel 2019 aveva fatto registrare 757 mila presenze turistiche complessive. Nel 2021 registra 1,1 milioni di presenze (+51,5%). Padenghe sul Garda segna un +40,8%. Sui laghi lombardi i turisti cercano e trovano affidabilità, meno caos delle grandi località balneari, la montagna. Nella classifica di Sociometrica dopo vengono Sirolo nelle Marche, Ugento in Salento, l’isola di Favignana in Sicilia, Roseto degli Abruzzi. La città d’arte pagano pegno: Firenze e Roma negli ultimi due anni hanno perso circa il 70 per cento delle presenze. Napoli -64%, Milano -59,9%, Venezia -55,8%.

Meglio hanno fatto Genova, Bari, Palermo, Torino, Bologna, Catania e Verona, dove si potrebbe investire di più nel renderle mete del turismo internazionale. Ai fasti dei laghi lombardi fa da contraltare la notizia della mancanza d’acqua a Capo Rizzuto, nel Crotonese, nel pieno dell’alta stagione. In un momento in cui più del 90% degli italiani viaggia nel Belpaese manca l’acqua nel Sud. Infine c’è Roma, la nostra Capitale.

Una indagine sul Colosseo

Deloitte ha stimato che il Colosseo, da solo, come attrazione turistico culturale contribuisce all’economia italiana per 1,4 miliardi di euro all’anno. Il suo ‘valore sociale’ è pari a circa 77 miliardi di euro. Il Colosseo è il monumento più visitato nel nostro Paese, un’icona globale. Nel 2019, lo hanno visitato oltre 7 milioni di persone provenienti da tutto il mondo. Ma quanti di questi turisti torneranno a Roma? Quanti decidono di visitarla se puntualmente la stampa estera racconta una capitale del degrado? Una città sporca, piena di rifiuti per strada, con i cinghiali che scorrazzano e i roghi di autobus e di rifiuti.

Per il turismo insomma si può fare di più. Per consolidare i risultati prodotti dal dinamismo del nostro tessuto imprenditoriale. Per investire di più nelle aree interne, per migliorare la qualità dell’offerta nel Mezzogiorno. Per far tornare grande Roma. Il prossimo governo riuscirà a valorizzare fino in fondo i giacimenti di bellezza che abbiamo?