Un Nobel privo di Scienza e carente di Pace

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Un Nobel privo di Scienza e carente di Pace

17 Ottobre 2007

L’istituzione del Premio Nobel ebbe all’origine una
giustificazione etico-scientifica. Le scoperte scientifiche e più in generale
le conseguenti innovazioni tecnologiche trovano una evidente collocazione nella
grande avventura della conoscenza umana, motore insostituibile e insopprimibile
del progresso della civiltà. Per questo l’attribuzione di tale riconoscimento
nel campo delle scienze, magari allargato
a quelle economiche ed umanistiche, aveva ed ha tuttora un significato
preciso.

Tuttavia l’estensione a campi più “politicizzati” quali la
“pace” e per certi versi anche, da un po’ di tempo, la “letteratura”, pone un
problema di obiettività e credibilità oltre che di pertinenza, a parte casi ben
specifici e di grande evidenza. Nel campo scientifico, ad esempio, può avvenire
che il premio non sia assegnato a persone o gruppi assai meritevoli con ciò
perpetrando qualche ingiustizia, anche eclatante (un esempio l’abbiamo avuto in
Italia con il caso Occhialini, fisico di grande valore che l’avrebbe meritato
almeno due volte: la prima con B. Blackett e la seconda con  C.F. Powell).

Ma è difficile trovare qualche scandalosa assegnazione nei
premi via via attribuiti, dato che le comunità scientifiche proponenti hanno
peso e responsabilità oggettivamente riscontrabili. Scandaloso mi pare invece
il Premio per la pace ad Al Gore e, sia pure in misura minore, all’IPCC. Esso
suona stonato e perfino ridicolo perché non è né carne né pesce. Non è basato
su motivazioni scientifiche né tanto meno su giustificazioni “pacifiste”. Si
dirà che la “salvezza del pianeta” di fronte alle “catastrofi climatiche”
dovute all’uomo cattivo ha bisogno
dell’uomo buono che suona l’allarme
magari con un film dal sapore drammatico in nome di una “verità scomoda” (e
tuttavia “scientificamente scorretta”) ed è fondamentale per la pacificazione
tra i popoli. Ma ci si dovrebbe spiegare come mai terrorismo, disparità sociali
ed economiche, dittature sanguinarie, massacri etnici, malattie endemiche non siano
altrettante emergenze (provate, e non da provare come il futuro climatico del
pianeta e le sue discutibili cause antropogeniche) combattendo le quali si
possa dare prova di impegno per la “pace”.

Dare inoltre un significato etico-scientifico all’attività meramente
propagandistica del signor Al Gore, è altrettanto scandaloso se si pensa che,
solo qualche giorno prima, il suo film, di tipico stampo
catastrofistico-holliwodiano, è stato bollato dall’Alta Corte di Giustizia di
Londra, che ne ha condizionato la proiezione nelle scuole alla correzione degli
errori e delle falsità più evidenti. In realtà un film del genere avrebbe
dovuto essere proibito dopo lo scandalo che ha suscitato nella maggior parte
della comunità scientifica IPCC compreso.

Del resto, con il battage mass-mediatico e la propaganda
orchestrata, Al Gore ha finito per “scippare” simbolicamente anche la parte
assegnata all’IPCC, l’organizzazione intergovernativa che, in ambito ONU, si
occupa dei cambiamenti climatici, i cui esperti avrebbero fatto meglio a
moderare le affermazioni catastrofistiche e dare spazio alle confutazioni di
una ampia parte delle comunità scientifiche non propense a servire interessi
politici e propagandistici.

Malgrado ciò l’oracolo
ha parlato quasi ad anticipare il discorso del Nobel. Atteggiandosi a profeta
della “specie umana”, ha sentenziato sulle nostre colpe visto che %E2