Un referendum esiste se qualcuno lo racconta
13 Giugno 2022
Un referendum comunicato poco e male non può appassionare gli elettori. La battaglia sulla giustizia nel nostro Paese neanche inizia, perché il quorum non è stato raggiunto e i numeri sull’affluenza sono impietosi. Ha votato solo il 20 per cento degli italiani, in città come Napoli il risultato è ancora più basso.
Qualcuno oggi commenta che quello sulla mancata comunicazione dei quesiti referendari è un trito ritornello, tirando in ballo civismo, responsabilità e il senso stesso dello strumento referendario. Sarà, ma referendum ed elezioni si vincono mobilitando gli elettori, non lanciando l’iniziativa con una conferenza stampa e poi sostanzialmente ricordandosene a poche settimane dal voto.
Insomma qualche domanda su questa campagna referendaria bisognerà pur farsela. Poca informazione, zero tribune politiche, indifferenza del sistema radiotelevisivo se non addirittura disinformazione sul senso dei quesiti, social media usati poco e male, considerando quanto avrebbero potuto essere utili a spiegare contenuti complessi con parole facili a John e Jane Doe.
Se qualcuno pensava di coinvolgere gli italiani su cinque complessi quesiti referendari scrivendo un editoriale sulla stampa, oppure organizzando qualche banchetto per strada, dimostra di non aver capito come si fa comunicazione politica. Per non dire di Salvini e Berlusconi che ieri hanno pensato bene di esternare sulla Russia e su chi ha pagato o meno i biglietti aerei per il fu viaggio a Mosca.
Inutile prendersela con televisioni e giornali accusandoli di non aver dato spazio ai quesiti referendari se poi rompi il silenzio elettorale parlando d’altro.