Le tragedie ammutoliscono. I pensieri si affollano nella mente alla ricerca dei perché: ma la difficoltà è proprio nel capire visto che di “perché” ce ne potrebbero essere molti, forse anche troppi. Ugualmente, l’impotenza e l’assenza di senso ci attanagliano. Nella tragedia accaduta in Germania, dell’uccisione di quindici persone da parte di un diciassettenne, che poi si è ucciso, è così forte l’ingiustizia e il non-senso che si ha difficoltà a radunare le idee per azzardare un commento.
Perché un ragazzo possa tornare nella sua vecchia scuola ad uccidere compagni che magari neanche conosceva, o professori che forse erano stati anche i suoi, oppure no, è difficile; anzi è impossibile dirlo. Il killer veniva da una famiglia benestante, taciturno, senza molti amici, con probabili insuccessi scolastici, molto affascinato dal mondo virtuale, si allenava con il padre a sparare al poligono di tiro. Era anche un amante dei videogiochi violenti. Queste le notizie che abbiamo sull’identità del ragazzo di Stoccarda, protagonista della strage.
Il suo identikit potrebbe corrispondere a quello di molti ragazzi di oggi. Anzi si potrebbe aggiungere che molti adolescenti, soprattutto benestanti, oltre a giocare con i videogame horror e spara-tutto dove sei un eroe se ammazzi tanti uomini, si riuniscono anche in luoghi dove si combattono vere battaglie. Con attrezzature identiche a quelle dei soldati, tute mimetiche caschi e giubbetti si sparano con fucili veri, muniti di particolari munizioni che quando colpiscono creano anche la macchia di sangue. In questo modo passano del tempo a fare la guerra e a provare il brivido della vittoria per avere ucciso tanti nemici. Questi ragazzi sono accompagnati dai loro genitori che pagano anche tutto l’occorrente, oltre l’affitto del campo, e sono contenti che i loro figli si divertano.
Si potrebbe obiettare che non tutti quelli che vivono nella violenza virtuale e simulata, sono a rischio di compiere stragi. Del ragazzo tedesco, infatti, si è detto che era depresso. Sappiamo tutti che questo cambia le cose e zittisce, poiché di fronte a una malattia i parametri cambiano. Possiamo però pensare che molte depressioni si consumano nel chiuso delle proprie case, o nelle solitudini degli ospedali, nelle loro forme più gravi.
E’ pur vero che l’attimo della follia è inspiegabile, indicibile, forse può essere dietro l’angolo per tutti noi; però ugualmente degli interrogativi vengono spontanei,di fronte a tale violenza. Nessuno si è accorto della solitudine in cui viveva questo ragazzo? I genitori, gli insegnanti, “vedevano” la sua rabbia? Gli amici non notavano che le sue parole erano eccessive? Perché allenarsi a sparare? Perché collezioni di armi in casa? Nessuno ha pensato che l’allenamento alla violenza virtuale attraverso i videogame e quello reale al poligono potessero abituarlo e desensibilizzarlo di fronte alla violenza e al dolore?
Tanto più se era depresso non si poteva immaginare che armare la mano e la mente di un ragazzo che magari è pieno di rabbia, di sentimenti d’inadeguatezza e inferiorità e di brutti pensieri potesse rivelarsi pericoloso? Tante depressioni trovano sbocchi creativi, o tragici ma su se stessi. In questa tragedia sembra invece di vedere quella violenza personale ma in un quadro sociale, che le fa da sfondo e le dà una forma. Una forma orrenda, nella quale si è consumata.
In questa tragedia è possibile rintracciare tutti i mali che affliggono la nostra società, in particolare i nostri ragazzi che ne fanno le spese. Il cinismo, il culto di una violenza continuamente esibita, cercata, citata. Una violenza che non è opera d’arte come nei libri o nei film d’autore, dove se viene mostrata in modo intelligente e contestualizzata, può aiutare a capire la vita, a crescere a fare i conti con le cose che ci spaventano.
La violenza gratuita e utilizzata per risolvere il senso d’inferiorità, e d’inadeguatezza, è quella che è continuamente sottoposta ai ragazzi dappertutto, ma in particolare nei loro giochi virtuali. Lì finalmente si sentono forti, non più soli e capaci di un valore che nessuno può mettere in discussione poiché è annullato il confronto, presente solo nelle relazioni reali, che loro evitano accuratamente.
Allora si perde la misura tra vero e l’inverosimile. Quando non si è compresi, si cade nella solitudine e non si hanno altri mezzi per distrarsi, soprattutto se mancano gli amici; ci si può perdere e si può pensare di replicare un videogame, ci si veste e si va a fare la guerra. In modo spettacolare si diventa eroi, in un mondo che si è visto minaccioso e inafferrabile. Un mondo dove nessuno sembrerebbe più avere la voglia, o la forza, di accorgersi della sofferenza degli altri, dove la percezione della solitudine diviene sempre più forte.