Vita, famiglia, educazione: tre buoni motivi per cui gli elettori hanno scelto il centrodestra

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Vita, famiglia, educazione: tre buoni motivi per cui gli elettori hanno scelto il centrodestra

03 Maggio 2008

La signora Turco, con un autentico colpo di mano amministrativo, callidamente reso pubblico last minute e soprattutto dopo le elezioni, ha modificato, con lo strumento della revisione delle sue «linee guida», la legge 40, che disciplina la procreazione artificiale, spalancando le porte, con la rimozione del divieto di diagnosi preimpianto, alla selezione eugenetica dell’uomo in età embrionale. E ciò ha fatto contro il dettato normativo e contro la volontà di quasi quarantamilioni d’italiani che, soltanto meno di tre anni fa, si pronunciarono, in occasione del referendum astenendosi o votando «no», per la conservazione della legge com’era.

Ad onta di ogni dichiarazione che a parole lo neghi, non c’è persona sensata che non lo debba riconoscere: la diagnosi preimpianto, è funzionale alla scelta del concepito «migliore», sano, di quello giudicato fit, «adatto», a vivere secondo i nuovi canoni estetici e biologici della qualità della vita. E questo ha un solo nome compati-bile con la sua realtà: eugenetica.

La signora Turco, nonché ministro per qualche ora ancora, è pure «cattolica». Com’è «cattolico» (e pure adulto) il capo del governo di cui fa  ancora parte e ancora formalmente in carica (è davvero incredibile!) più di quindici giorni dopo essere stato travolto anche dalla massiccia sfiducia degl’italiani dopo quella, di oltre due mesi fa, del Senato. Come «cattolici», adulti e/o penitenti sono tanti componenti di quel governo e della maggioranza che lo ha insediato.

Chissà che questo non insegni a tante care, brave persone, ecclesiastici compresi, che più del nome cattolico in politica conta il discorso cattolico, che si declina in termini di diritto naturale. E che nell’irrilevanza il governo dell’Unione ha relegato – sui temi che contano, su quelli non negoziabili perché fondati sulla natura umana, sull’antropologia classica perché razionale – il discorso cattolico, «coprendo» questa vergogna con la «foglia di fico» del nome cattolico.

Se non si comprende questa cosa qui, e si continua a insistere sui «partiti cattolici» (rectius, democristiani, che è diverso) e sui «politici cattolici», piuttosto che sul discorso cattolico, non si potrà mai comprendere come e perché il presidente Gorge W. Bush  sia stato autorevolmente definito «il primo presidente cattolico degli USA», nonostante sia di religione battista.

Non si potrà mai comprendere perché tale non è stato ritenuto il pur cattolico John F. Kennedy e mai sarebbe stato ritenuto il suo correligionario e quasi omonimo competitor di Bush, John Kerry.

Non si potrà mai comprendere il senso della recente visita apostolica di Papa Benedetto negli USA e dei suoi discorsi.

Non si potrà mai comprendere perché il cardinale Ratzinger, ai tempi delle presidenziali del 2004, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, chiarì ai vescovi statunitensi che la comunione va negata ai politici favorevoli all’aborto «legale» e alla «legalizzazione» di tutto ciò che è contro la sacralità della vita e l’unicità della famiglia fondata sul matrimonio tra un maschio e una femmina, non a quelli (legittimamente) favorevoli alla pena di morte e/o a qualche guerra in corso o da fare, la cui giustizia (esiste tuttora, e esisterà sempre, nella dottrina cattolica il principio della «guerra giusta»!) è valutazione di loro esclusiva competenza.

Speriamo che il nuovo governo lo comprenda, perché anche, se non soprattutto, su questo, cioè sul ritorno alla normalità antropologica in tema di vita, famiglia e educazione, come risulta dal suo programma, ha ricevuto la fiducia degl’italiani.

Speriamo, perciò, che subito rimuova la «provocazione» (secondo la definizio-ne dei Medici Cattolici) della signora Turco e ripristini l’autentica legalità, che vuole legislatori il Parlamento o il popolo, nelle forme stabilite dall’ordinamento costitu-zionale, giammai un ministro senza fiducia parlamentare e senza consenso popolare.