Vive la differénce!

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Vive la differénce!

16 Aprile 2007

La differenziazione sessuale inizia nell’embrione umano dopo la sesta settimana. A partire da quel momento e fino al giorno della nostra morte noi siamo maschi o femmine. Come ha scritto l’antropologa Francoise Héritier “è l’osservazione della differenza dei sessi che è al fondamento di ogni pensiero, sia tradizionale che scientifico”.  Nel 1972 un medico della Johns Hopkins University sostenne di avere invece la prova scientifica che la differenza sessuale non si fonda su una realtà biologica ma è determinata solo dal tipo di educazione ricevuta. Una teoria che diventò molto popolare tra le femministe ma che fu poi scientificamente smontata. Intendiamoci, c’era e c’è del buono nel femminismo, laddove si vuole giustamente correggere la posizione subordinata della donna nella società. Basterebbe allora ricordare che la stessa parola “matrimonio” nasce dal ruolo di madre della donna, mentre il padre dà origine al “patrimonio”.  L’idea però che le differenze non siano naturali ma imposte dalla società patriarcale dominante ha portato a quelle che oggi sono le tesi, a mio avviso, pericolose per la sopravvivenza della società, del cosiddetto “gender”, superficialmente tradotto in italiano come “genere”. (Nella lingua italiana il termine genere è utilizzato nella linguistica).

Oggi è proprio la genetica a dirci con chiarezza che la differenza maschio-femmina è iscritta nel Dna di ciascuno di noi. Quando andiamo a fare l’ecografia ci aspettiamo che la creatura in grembo alla nostra compagna metta in mostra il suo sesso e chiediamo ansiosi: “Di che sesso è?”. Oggi le tecniche di ricerca consentono  risposte assolute: “Signora, signore, mamma e papà, il vostro nascituro è bambino, è bambina”. Ora è evidente che se le differenze/diversità, sono solo culturali, allora queste possono essere modificate a piacere a seconda di un nostro futuro desiderio individuale o di quello dei genitori o della stessa società.

Sappiamo che la stessa Unione europea sta finanziando con molti quattrini importanti centri di ricerca per una nuova definizione della sessualità. In realtà questi studi hanno un solo concreto obiettivo: normalizzare a tutti i costi l’omosessualità. Secondo gli esperti il gender ha un suo sviluppo logico in quello che viene definito l’approccio “queer”, ovvero la possibilità di una identità sessuale come scelta non definitiva ma mobile, revocabile, magari più volte nel corso della vita di una persona. Per un po’ mi va di fare la femmina, per un altro periodo il maschio e via dicendo.

Alla base c’è sempre il relativismo della cosiddetta eguaglianza, utopia che da due secoli ammorba il nostro pensiero. Vogliono farci credere che  differenti vuol dire essere diseguali, quindi discriminati. La differenza non si oppone affatto all’uguaglianza. Nella Genesi Dio creò l’uomo e la donna e li fece a sua immagine e somiglianza. Uguali, sullo stesso straordinario piano morale, ma differenti, non identici. Concludo riportando il pensiero di X. Lacroix nel suo In principio la differenza. Omosessualità, matrimonio, adozione: “ Un sistema di parentela è un’istituzione che attribuisce a ognuno un suo spazio, definendo chi è rispetto a chi. La confusione degli spazi comporta una confusione dell’identità”. Un pericolo, quest’ultimo, che mi pare molto evidente nella società ludico relativista in cui stiamo vivendo.