1/ Nuovi regolamenti parlamentari per dare al governo il potere di decidere davvero
22 Febbraio 2008
Una oggettiva osservazione degli ultimi quattordici anni di vita politica ha dimostrato come, oltre alle incongruenze di coalizioni caratterizzate da una disomogeneità di fondo, spesso i Governi non abbiano potuto attuare i programmi sulla base dei quali avevano ricevuto l’investitura popolare, con grave lesione del circuito della responsabilità (conferimento del potere, capacità di decisione, controllo e verifica dei risultati) che costituisce il nucleo essenziale di una democrazia governante.
È evidente quindi che alla forza politica del governo non corrispondono ancora adeguati strumenti in grado di consentire l’attuazione del programma. Se da un lato appare evidente come la soluzione sia quella di riprendere il processo di revisione costituzionale avviato nella XV legislatura (che oggi pare avere anche il consenso di gran parte della coalizione che si spese per la bocciatura al referendum confermativo), occorre non trascurare altri interventi che possano, più rapidamente, e a beneficio di una reale attuazione del programma, introdurre un Governo “decidente”. Lo strumento in questione è rappresentato dai Regolamenti Parlamentari. Ciò che a prima vista potrebbe apparire una questione poco attinente ai reali bisogni dei cittadini nasconde, invece, la chiave di volta per consentire ai governi di attuare le “promesse” elettorali.
Quante volte abbiamo assistito al siparietto di tanti partiti e partitini nati da fughe di gruppetti di parlamentari al solo scopo di costituire un ulteriore soggetto politico con cui dover trattare e quindi “ricattare” o far cadere il governo in carica? Troppe!
Quante volte iniziative annunciate dai Governi si sono smarrite nelle farraginose pratiche parlamentari senza vedere mai la luce? Troppe anche queste.
Quante volte il ricorso ai maxi-emendamenti è servito per approvare l’impossibile, magari con conseguente sforamento dei conti pubblici che si traduce, sempre ogni volta, in riduzione dei servizi erogati o, peggio, aumento della pressione fiscale? Regolarmente!
Quante volte un governo è sottostato al ricatto delle cosiddette “marchette” di singoli parlamentari pur di poter superare il “voto di fiducia” su singoli provvedimenti, indebolendo così i propositi di un disegno di legge? Tante!
La consapevolezza che gran parte di questi problemi possano essere definitivamente risolti attraverso la modifica dei regolamenti parlamentari rende l’idea di come il tema sia dunque fondamentale. Da definire forse, come primo punto all’ordine del giorno della nuova legislatura. Solo così infatti sarà possibile riuscire ad attuare il programma elettorale che avrà avuto il maggior gradimento degli elettori. Il tema dovrebbe essere bipartisan, almeno nelle dichiarazioni degli esponenti dei due maggiori partiti dello schieramento. La speranza è che maggioranza e opposizione del prossimo Parlamento attuino questa piccola, ma rilevante riforma.
La proposta di modifica di Magna Carta dei
regolamenti Parlamentari in sintesi
Superamento della frammentazione dei Gruppi Parlamentari: affermare
il principio della corrispondenza fra la lista che si è sottoposta al vaglio
elettorale superando gli eventuali sbarramenti ed i gruppi parlamentari che
legittimamente possono essere costituiti;
Rafforzare il Governo in
Parlamento attraverso:
– ridefinizione
dei meccanismi di programmazione dei lavori delle assemblee, potere del
Governo di fissare un termine per il voto finale di un provvedimento,
– previsione che il Governo possa, durante l’esame in assemblea, chiedere che venga posto in votazione il proprio testo
dell’articolo in discussione, se approvato il quale si intendono
automaticamente respinti tutti gli altri emendamenti. (Si tratta di una
variante del voto bloccato francese, applicato però a livello di articolo dei
disegni di legge, poiché la nostra costituzione prevede la votazione articolo
per articolo e quindi un voto bloccato sull’intero d.d.l. richiederebbe una
modifica dell’articolo 72 della Costituzione);
– estendere i contingentamento dei tempi a tutti i
disegni di legge in discussione.
Rafforzare l’opposizione
in Parlamento attraverso:
– rafforzamento del carattere imparziale dei presidenti delle assemblee;
– introduzione della figura del leader o
portavoce dell’opposizione al quale riservare una posizione privilegiata
nei dibattiti parlamentari e la facoltà di attivare alcune facoltà riservate
all’opposizione;
– composizione
paritaria di quegli organi
parlamentari che non assumono decisioni di merito ma che esercitano
funzioni di garanzia (giunte,
commissioni di inchiesta, comitato per la legislazione);
– istituzione di un comitato parlamentare bicamerale a composizione paritaria per il controllo sugli andamenti di finanza
pubblica;
– vincoli
alle iniziative emendative del Governo il quale deve trasmettere al
Parlamento i testi delle proprie proposte con anticipo in modo da renderle
concretamente conoscibili;
– eliminazione
della possibilità di maxiemendamenti;
– potenziamento
della funzione ispettiva e di controllo dell’opposizione (premier question
time, indagini conoscitive, richiesta di dati e di informazioni, richiesta di
audizioni…);
– ampliamento
dei tempi a disposizione dell’opposizione nell’ambito delle discussioni in
assemblea (ferma la garanzia del rispetto del termine finale di approvazione).
*Beppe Lanzilotta è il Segretario generale della Fondazione Magna Carta