
2006, l’anno della disillusione

27 Luglio 2007
In occasione della guerra in Libano contro Hezbollah,
Israele ha agito a titolo di legittima difesa, nell’esercizio di un diritto
garantito dall’ordinamento internazionale. Altro discorso è verificare se durante il
conflitto siano state commesse, da ambo le parti, violazioni delle leggi di
guerra, e cioè del diritto internazionale umanitario, verifica questa da
compiersi necessariamente caso per caso. Israele, in pratica, non ha agito da
aggressore ma da vittima, e per questo ha reagito con l’uso della forza.
È questa l’opinione espressa da Natalino Ronzitti,
nell’ottava edizione dell’annuario “L’Italia e la politica internazionale”, volume
curato dall’Istituto Affari Internazionali e dall’Istituto per gli Studi di
politica internazionale. Uno strumento prezioso di comprensione delle
principali vicende politiche ed economiche internazionali sviluppatesi nel
corso del 2006. Un tentativo di ricostruzione dettagliata dei fatti storici e
di analisi giuridico scientifica, utile a contrastare la grande confusione
cui spesso induce, come nel caso portato a esempio, l’opinione pubblica.
politica estera del governo Prodi è dedicata la prima parte del volume. Nell’introduzione,
i curatori dell’opera, Alessandro Colombo e Natalino Ronzitti,
definiscono il 2006 come “l’anno della disillusione” rispetto a una soluzione
positiva dei tre principali scenari del Grande Medio Oriente: Afghanistan, Iraq
e conflitto israelo-palestinese. Segue il saggio di Alessandro Colombo che, nell’individuare
le tensioni di fondo del contesto internazionale attuale, si sofferma sulle
implicazioni della sua struttura ancora unipolare,
pur sottolineando come il possesso di maggiori potenzialità da parte degli Usa
non si traduca “automaticamente in influenza, cioè in capacità di ottenere
degli altri quello che si vuole”. Alla guerra in Libano sono dedicati i saggi
di Natalino Ronzitti ed Elisa Giunchi. Ai programmi nucleari di Corea del Nord
e Iran, che hanno messo in crisi il Trattato di non-proliferazione nucleare del
‘68 e indotto il Consiglio di sicurezza ad adottare misure sanzionatorie nei
confronti dei due Paesi, il saggio di Riccardo Alcaro.
Greco che analizza gli elementi di continuità e discontinuità tra il governo Prodi
e il governo Berlusconi. Si sottolinea il passaggio da una politica atlantica a
una politica eurocentrica, senza dimenticare che lo stesso Berlusconi aveva
appoggiato proposte filoeropee particolarmente avanzate, come quella di
estendere il voto a maggioranza qualificata alla politica estera dell’UE. Si analizza
il tentativo del governo Prodi di rientrare nei parametri di Maastricht, realizzato
senza alcuna riforma strutturale nei settori principali della spesa pubblica,
soprattutto per l’opposizione di sindacati e sinistra massimalista. Il
tentativo di Prodi di rilanciare il cammino
verso una Costituzione europea e quello di D’Alema di entrare a far parte dell’UE3,
gruppo composto da Francia, Germania e Gran Bretagna, cui l’Unione europea si è
affidata per la trattativa con l’Iran sul programma nucleare. Entrambi i
tentativi sono falliti e l’UE3 ha preferito allargarsi a Cina, Russia e Usa. Si
valuta positivamente la Conferenza
internazionale per il Libano, ma per Iraq e Afghanistan, secondo l’autore, non ci
sono differenze di rilievo rispetto all’agenda del governo precedente. Ci sono
invece per l’attuale maggioranza di governo evidenti difficoltà nell’iter parlamentare, vista la presenza al
suo interno di gruppi antiamericani.
Al processo di integrazione europea e al tema della
sicurezza e della difesa europee è dedicata la parte seconda dell’opera. Sotto
lente la questione del mercato europeo della difesa e del ruolo dell’UE nelle
operazioni di peace-keeping, e la
questione delle riforme istituzionali, in una fase di stallo, secondo Bonvicini
e Cammelli, per la mancanza di leadership nei Paesi europei e nelle stesse
istituzioni comunitarie.
Una terza parte presenta alcune
essenziali questioni di economia internazionale. Da un lato si analizzano due
temi di stretta attualità politica: la sicurezza dell’approvvigionamento
energetico, oggetto di un Libro verde della Commissione europea, e
l’invecchiamento della popolazione, che apre la questione della riforma degli
attuali sistemi pensionistici. Dall’altra, la crisi delle principali
organizzazioni economiche internazionali nel governo della globalizzazione, tra
cui il Fondo Monetario Internazionale, a cui è dedicato, a sessant’anni dalla
sua costituzione, il saggio di Pier Carlo Padoan, e l’Organizzazione Mondiale
del Commercio, oggetto di studio da parte di Paolo Guerrieri.
L’analisi degli sviluppi registrati nel 2006 rispetto alle altre
principali crisi internazionali è contenuta nella parte quarta del volume. Alla
ricostruzione della situazione in Israele e alla crisi interna palestinese è
dedicato il saggio di Daniela Pioppi e Nathalie Tocci, seguito dalla breve e
incisiva scheda di Mirko Sossai sulle “uccisioni mirate” da parte delle forze
israeliane di terroristi palestinesi, alla luce della sentenza della Corte
Suprema di Israele del 13 dicembre 2006. Alle evidenti difficoltà dei processi
di ricostruzione politico-istituzionale in Iraq e Afghanistan è dedicato il
contributo di Riccardo Redaelli, mentre due noti storici dell’Africa, Giampaolo
Calchi Novati e Perluigi Valsecchi, offrono una ricostruzione rispettivamente
delle tensioni nel corno d’Africa e della complessa pacificazione del Sudan,
con la tragica crisi del Darfur.