2012 anno nero dell’editoria (ma cambierà)

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2012 anno nero dell’editoria (ma cambierà)

31 Dicembre 2012

Chiude "Pubblico", il quotidiano lanciato 100 giorni fa da Luca Telese. In pochi mesi i lettori sono calati, il piano di business e la campagna pubblicitaria non hanno funzionato, un altro foglio della carta stampata si è consumato. I dati impietosi sull’editoria libraria in Italia nel 2012 fanno il resto, meno 7 per cento il giro d’affari del comparto, dopo il meno 9 per cento di settembre, c’è poco da rallegrarsi.

Il 2012 della grande crisi lo ricorderemo anche così, anno nero per i giornalisti e i redattori delle case editrici e per l’indotto e i mestieri che la rivoluzione informatica si porta via. Perché quando i piccoli editori fanno quadrato intorno alla Legge Levi impedendo alla libera concorrenza di fare il suo corso, il suo prezzo, il suo sconto, quando la redazione di Pubblico si ribella spalleggiata dal sindacato senza capire quanto costa tenere in piedi un giornale senza fondi pubblici, è evidente che si sfugge la realtà.

E la materia di cui non sono più fatti i  sogni è Internet, il capitale  su cui investire, che ci ha investito. La Legge Levi non fermerà Amazon, i fondi non salveranno per sempre i rotocalchi e i quotidiani, se è vero che l’ingegner De Benedetti sta meditando di far pagare gli articoli on line di Repubblica. Quando puoi leggere tutti gli articoli che vuoi, assolutamente gratis, su google news, dal tuo ipad, facendo couch commerce in prime time, oppure sfogliare l’ultima copia del libro che avresti sempre desiderato in formato ebook pagandolo molto meno (un segmento che si consolida), allora diventa anacronistico sperare che il mondo cambi, anzi, che non cambi.

L’impressionante accelerazione tecnologica e produttiva di questo ventennio non si darà un freno perché un freno è chiaro che non ce l’ha. Tutto deve cambiare e non saranno certo i master supercostosi che sfornano reporter d’ordinanza oppure l’arcaico ordine dei giornalisti a fermare la rivoluzione informatica, né la contrattualistica che una volta riparava piccole e grandi caste ed oggi invece le getta sulla strada, come un precario qualsiasi. Cambierà, stai sicuro. L’importante è stare svegli, tenersi pronti, e capire che il giornalismo e l’editoria come li abbiamo conosciuti nel XX secolo sono finiti. Il sesto potere è la realtà.