25 aprile. Berlusconi: “Riscriviamo insieme una nuova pagina della storia”

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25 aprile. Berlusconi: “Riscriviamo insieme una nuova pagina della storia”

25 Aprile 2010

"La sfida è ora. Scriviamo insieme una nuova pagina della storia della nostra democrazia e della nostra Italia, sempre nel rispetto dei principi di democrazia e libertà". Questo uno dei passaggi più importanti del videomessaggio di Silvio Berlusconi in occasione delle celebrazioni del 65esimo anniversario del 25 aprile. "Bisogna costruire insieme uno stato moderno – ha affermato il premier – costruire l’Italia del futuro" andando oltre "il compromesso dei padri costituenti" e accantonando "le differenze politiche".

"I nostri padri – ricorda il presidente del Consiglio – seppero accantonare le differenze politiche più profonde e sancirono nella Costituzione repubblicana il miglior compromesso possibile per tutti". "Dopo 65 anni – prosegue – la nostra missione è ora andare oltre quel compromesso e di costruire l’Italia del futuro sempre nel rispetto assoluto dei principi di democrazia e di libertà".

"La sfida, ora, è nei fatti – ribadisce Berlusconi – dobbiamo scrivere insieme una nuova, condivisa pagina di storia della nostra democrazia e della nostra Italia". "Il nostro obiettivo – afferma il premier – è quello di rinnovare la seconda parte della Costituzione del 1948, che è già stata in parte modificata, per definire l’architettura di uno Stato moderno, più vicino al popolo, sulla base del federalismo. Uno Stato moderno più efficiente nelle Istituzioni e nell’azione di Governo, uno Stato più equo nell’amministrazione di una giustizia veramente giusta". "Vogliamo farlo insieme a tutte quelle forze politiche che come fecero i nostri padri costituenti non rifiutano a priori il dialogo e hanno a cuore la libertà. Quelle forze politiche che si preoccupano per l’avvenire delle nuove generazioni e che lavorano per il benessere di tutti gli italiani". Il discorso di Berlusconi è stato definito "alto e nobile" dal presidente della Camera Gianfranco Fini. 

In mattinata, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria, rendendo omaggio al Milite Ignoto. Accolto dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il capo dello Stato era accompagnato tra gli altri dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante, dalla vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, dai vertici delle Forze Armate. Alla cerimonia erano presenti anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e il prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro.

Dopo aver deposto una corona Napolitano ha incontrato al Quirinale le rappresentanze delle Associazioni combattentistiche, d’arma e partigiane decorando di medaglia d’oro al merito civile (alla memoria) Zosimo Marinelli – fucilato il 27 gennaio 1944 al poligono di tiro di Borgo Panigale – e i gonfaloni dei comuni di Sasso Marconi e di Castelnuovo di Garfagnana. Il presidente ha sollecitato "un clima di serenità che può e deve circondare ovunque le celebrazioni del 25 aprile".

A Roma la presidente della Regione Lazio Renata Polverini – che oggi ufficializzerà i nomi dei componenti della giunta – è stata contestata con fischi e lanci di oggetti mentre partecipava alla manifestazione a Porta san Paolo a Roma in occasione dell’anniversario della Liberazione. La presidente è stata bersagliata da urla "buu, buu" e lancio di uova e frutta e alcuni fumogeni. Un frutto ha colpito all’occhio il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che le era accanto. Polverini è stata contestata già mentre saliva sul palco per tenere il suo discorso che non ha svolto lasciando la manifestazione immediatamente tra i fischi dei presenti. Tra le frasi rivoltele "Polverini vattene a Casa Pound, fascista e ipocrita". Anche Zingaretti, che porta visibile il segno dell’oggetto che l’ha colpito in volto, ha lasciato Porta san Paolo.

A Milano, anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti, è stato contestato. La Moratti, come il presidente della Provincia Guido Podestà, è stata accolta da fischi, insulti e slogan quando si è unita al corteo in piazza San Babila. Il primo cittadino milanese, indossato la fascia tricolore e scortata dalla polizia, ha poi proseguito nel corteo. Giovani dei centri sociali le hanno gridato slogan: "Fuori i fascisti dal corteo", "Vergogna, vergogna", "La resistenza è partigiana, Moratti te ne devi andare".