3 morti, in Turchia è sciopero generale. I giovani vogliono libertà
04 Giugno 2013
3 morti in Turchia nelle proteste anti-Erdogan. Un attivista di 22 anni è morto stanotte in ospedale dopo essere stato ferito alla testa vicino al confine con la Siria. Testimoni dicono che il proiettile sarebbe partito da un blindato della polizia. Indetto lo sciopero generale.
La rabbia dei turchi è una rabbia composta. Tra la gente in piazza Taksim ci sono tutti, dai medici agli studenti, dai dipendenti comunali fino agli operai, un popolo con il sorriso che sempre più viene increspato da una vena di tristezza.Quella che era nata come una semplice protesta contro l’abbattimento di un piccolo parco cittadino nel cuore di Istanbul, Gezi park, si è trasformata velocemente in un movimento che richiede una semplice cosa: libertà.
La Turchia è un paese laico che sotto la spinta di Ataturk diventò uno dei primi paesi a fare votare le donne e a vietare il velo; ma tanto è cambiato negli ultimi anni sotto la spinta di del leader del partito Sviluppo e Libertà, Racyp Erdogan, il primo ministro alla guida del Paese ormai da tre mandati.Il partito di Erdogan sta lentamente ma inesorabilmente andando verso un’islamizzazione dello Stato, smantellando una struttura di stato laico che dura ormai da novant’anni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il proibizionismo imposto dall’alto sugli alcolici. Dopo le 22 non è più possibile bere alcolici, in un paese dove è normale stare in compagnia degli amici a fumare un narghilè e a bere un raki tra le strade laterali di Istiklal Caddesi, proprio vicino a piazza Taksim, o nel quartiere di Ortakoy sotto il ponte maestoso del Bosforo. Non è un caso che molti giovani siano andati in piazza con lattine di birra proprio per sfidare quest’ultima legge.
In piazza ci sono tanti giovani universitari e la protesta, partita dalla piazza centrale di Istanbul ormai si è propagata a tutte le grandi città. Smirne ed Ankara sono altri due centri di questa onda che sta mettendo in discussione leggi che hanno ristretto le libertà dei turchi.Un paese che comunque ha visto l’elezione di Erdogan secondo metodi democratici, uno dei pochi paesi nell’area.Ma Erdogan ha cambiato tanto, troppo negli ultimi anni. Ha cercato di smantellare il potere dell’esercito, tradizionalmente il “garante” della Turchia laica ed ha cambiato i vertici di tutte le maggiori istituzioni turche. Uno smantellamento che ha di fatto portato il leader turco ad avere un potere enorme, direttamente ed indirettamente.
È il caso della polizia che in questi giorni è fortemente criticata dai manifestanti. L’uso di gas lacrimogeni o “orange gas”, gas urticanti, sta provocando molti danni alle persone che sono scese in piazza a protestare allegramente ma con decisione. Ci sono giovani che aiutano a lavarsi dopo le proteste per togliersi dalla pelle questi gas dannosi, ci sono giovani che si stringono le mani in cerchio intorno al park Gezi, ma è una rabbia composta, una rabbia con il sorriso.
Un parco che è diventato un simbolo di libertà, un parco che rischia di diventare un simbolo di tristezza nazionale per i turchi se continuerà l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità. E nel frattempo sono arrivati i primi morti a causa di questa tensione.Critiche ad Erdogan sono arrivate anche dagli Stati Uniti, mentre l’Europa sembra assopita in un silenzio assordante.Si può chiamare rivoluzione questa protesta? Poco importa il nome che viene dato a quanto sta succedendo, ma quel che è certo è che i turchi che stanno protestando hanno bisogno di un supporto internazionale.
Il rischio maggiore in questo momento è l’intervento dell’esercito, che come ricordato prima, è storicamente più nazionalista e a favore dello stato laico. La polizia fino ad adesso ha potuto agire indisturbata nel reprimere la voglia di libertà dei turchi, ma se l’esercito dovesse intervenire si creerebbe una situazione di instabilità molto pericolosa.I giovani turchi in piazza stanno rivendicando il loro futuro con una rivoluzione pacifica contro un lento degrado delle loro libertà.
Rivendicare la libertà non può essere rilegato come un semplice movimento di protesta e il sorriso che si nota tra i giovani in piazza Taksim è un segnale forte al mondo intero che non può e non deve essere ignorato.