3 novembre, il giorno del giudizio in Usa (e nel mondo). Tra Trump e Biden deciderà l’economia

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3 novembre, il giorno del giudizio in Usa (e nel mondo). Tra Trump e Biden deciderà l’economia

3 novembre, il giorno del giudizio in Usa (e nel mondo). Tra Trump e Biden deciderà l’economia

03 Novembre 2020

Oggi è l’election day, anche se più della metà degli aventi diritti al voto ha già  usufruito dell’early vote, la possibilità di inviare per posta la propria preferenza o di recarsi di persona nei seggi. E se i sondaggi dicono che  il presidente Trump è in calo di 10 punti percentuali tra gli elettori a livello nazionale, è altrettanto vero che altri  sondaggi rilevano che la forbice si stringe quando il panorama si concentra su un insieme di 12 stati del “battleground”, del campo di battaglia. In questi Stati  Biden detiene un vantaggio di soli 6 punti, in una discesa che va  dal 51% al 45%, rispetto a un vantaggio di 10 punti del mese scorso. Il vantaggio di Biden, tra l’altro,  negli “swing states”, gli stati in bilico,  rientra nel margine di errore dei sondaggi ed è analogo a quanto accaduto quattro anni fa, con Trump che alla fine la spunta su Clinton. In particolare, Trump è in vantaggio in  12 “arene” statali, anche di 21 punti, tra i bianchi, rispetto a un vantaggio di 12 punti, a livello nazionale, sempre confrontando  i medesimi gruppi. In altre parole, in 12 Stati Trump, tra i bianchi, ha un vantaggio di ben 21 punti su Biden, mentre, su tutto il territorio, del 12%. Sempre stando a queste rilevazioni, questo ci dice che se gli Usa non fossero una federazione multietnica, il presidente uscente  avrebbe già vinto le elezioni del 3 novembre con un ampio margine.  Sempre se dovessimo dar retta ai sondaggi, questi dicono che Trump è in svantaggio con  Biden di 20 punti tra le donne: è sceso  dal 57% al 37%, mentre è in testa tra gli uomini di un punto, dal 48% al 47%. Se l’esito delle elezioni corrispondesse a questi risultati, la campagna del 2020 mostrerebbe uno dei maggiori divari di genere mai registrati finora. Anche tra  gli anziani nel sondaggio nazionale, Trump è in calo di 23 punti, dal 58% al 35%, il che rappresenta  una sostanziale inversione del suo margine di vittoria tra gli elettori nel 2016, misurato tra 7 e 10 punti in vari sondaggi dell’elettorato. Dunque, gli indicatori numerici ci dicono che sarà Biden il nuovo presidente degli Stati Uniti? In realtà, non è così, perché non si è considerato che molto probabilmente la sfida non sarà tra “bianchi” e resto del mondo, oppure tra maschi e femmine. Intanto, va ricordato che  Trump detiene un grande vantaggio tra coloro che affermano che voteranno il giorno delle elezioni, e che le speranze di vittoria di Trump si basano in gran parte sugli sforzi del comitato nazionale repubblicano per registrare gli elettori degli  stati in bilico  che sostengono il candidato repubblicano,  la cui presenza sarà evidente più il giorno delle elezioni, che nelle votazioni anticipate.

E poi va sottolineato che circa il 41% degli elettori ha definito l’economia la questione più importante, mentre il 38% ha citato il coronavirus:  un divario di 3 punti che sì, si è ridotto di 8 punti dal mese scorso, ma che comunque mette in risalto che l’operato di Trump, in questo campo, è stato valutato positivamente.  Uno dei principali  vantaggi di Trump su Biden, è poi che il 55% degli elettori approva la sua gestione dell’economia, 14 punti in più rispetto a chi la disapprova. Anche se, al contrario,  vi è  il 57% che  disapprova la sua gestione della pandemia, 17 punti in più di chi invece la approva. Di fatto gli americani, in gran parte, domani voteranno dando maggiore o minore peso all’economia, che proprio  nel terzo trimestre ha fatto registrare un balzo in avanti nel prodotto interno lordo, ponendo sull’altro piatto della bilancia la diffusione del Covid 19. Un virus che certamente ha colpito di più le aree urbane e di meno quelle rurali, dove Trump viaggia ad una velocità superiore di quella di Biden.

Pertanto, continuando a lasciare il Nuovo Messico e il Colorado ai democratici, con la non esaltante cifra di 14 grandi elettori totali, non si capisce perché il Texas, con i suoi 38, dovrebbe passare ai “blu”, come pure l’Arizona, con i suoi 11. E poi c’è la Florida,  con i suoi 29 grandi elettori in predicato di confermare la fiducia a Trump, così come accadde nel 2016. Saranno  pertanto il lavoro e l’economia a decidere le sorti della sfida tra Trump e Biden, tutto a vantaggio del primo, contro la paura  del coronavirus, simboleggiata dalla volontà di Biden di far indossare a tutti la mascherina. La nostra previsione è che Trump si aggiudicherà 354 grandi elettori. Oltre agli Stati sicuri, otterrà  anche la Pennsylvania, il Minnesota e il Wisconsin. E, se per una serie di fattori, dovesse  perdere in questi ultimi due, 20 elettori, potrebbe recuperare abbondantemente in Florida (29), data in bilico,  per arrivare addirittura a  403 grandi elettori (quattro anni fa, se ne aggiudicò 306, sui 270 necessari).