33 ragazze non posson bastare a far fuori il Cav.
16 Marzo 2011
Riponete in soffitta la collezione di "Harmony", annullate gli abbonamenti alle riviste vietate ai minori, staccate dai muri i calendari senza veli e dite addio ai fotoromanzi d’appendice. In tema di prurigini e fantasie da guardoni, la cancelleria del Palazzo di Giustizia di Milano è in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Purché non soffriate di ansia da prestazione e complessi d’inferiorità: in tal caso, sapere che a un uomo classe 1936 vengono attribuite 33 donzelle in due mesi potrebbe nuocere alla vostra già traballante autostima. Lo stesso Cav., pur adorando decantare le sue arti amatorie e la sua passione per il gentil sesso, di fronte a cotanto catalogo ha strabuzzato gli occhi al punto da confidare a Repubblica: "Io ho 75 anni e sebbene sia birichino… 33 ragazze in due mesi mi sembrano troppe anche per un trentenne. Sono troppe per chiunque".
Fra le tante amenità contenute negli atti conclusivi delle indagini nei confronti di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, balza agli occhi la contabilità, con tanto di date, dei tredici presunti rapporti sessuali tra il premier e Ruby Rubacuori. La domanda, infatti, sorge spontanea: se la Procura è così convinta di aver potuto ricostruire copule e amplessi tra il Cav. e la giovane marocchina, perché fare sfoggio di tale puntiglio nell’inchiesta contro Fede-Mora-Minetti, nella quale Ruby è solo una delle 33, e non altrettanto nell’atto di accusa contro Berlusconi, di cui Karima è protagonista esclusiva e assoluta? A maggior ragione perché mentre nel caso di Fede-Mora-Minetti si procede con rito ordinario, per il premier la Procura di Milano ha chiesto il giudizio immediato basandosi su un’asserita evidenza della prova! Non sarà che il problema sta proprio nei verbali di Ruby, che ha sempre negato rapporti sessuali con il Cav., al punto tale che i pm potrebbero non inserirla nella lista dei testimoni dell’accusa pur avendola identificata negli atti come parte lesa?
Quel che ormai appare chiaro, in questo Surreality Show meglio noto come "Ruby-gate", è che indipendentemente dalla sorte del processo contro Silvio Berlusconi e delle iniziative istituzionali per affidarlo al giudice naturale, Boccassini e compagni si sono già messi al sicuro. Separando le strade del Cav. e del trio Fede-Mora-Minetti, i pm meneghini non hanno di che temere. Se infatti il processo contro il premier dovesse essere trasferito al Tribunale dei Ministri, resterebbe in piedi una sorta di dibattimento di serie B (con convitato di pietra) nel quale dar sfogo con i crismi del rito ambrosiano alle prurigini di cui in questi mesi abbiamo avuto cospicuo assaggio. Se invece tutti e due i dibattimenti verranno celebrati nel capoluogo lombardo, il secondo potrà fare da cassa di risonanza del primo, per garantire allo sputtanamento anti-Cav. un effetto riverbero e agli accusatori di Milano una seconda chance nell’eventualità – invero nient’affatto remota – di flop processuale. In entrambi casi, i ragazzi di Bruti Liberati non hanno fatto i conti con la resistenza del "Caimano" e con la sua capacità di parlare alla gente. Sono i due ingredienti che potrebbero trasformare il flop giudiziario in un clamoroso boomerang. E chissà che anche in Procura non inizino a rendersene conto…