600 morti bastano a fare della Nigeria il nuovo fronte del jihad

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

600 morti bastano a fare della Nigeria il nuovo fronte del jihad

600 morti bastano a fare della Nigeria il nuovo fronte del jihad

31 Luglio 2009

Case bruciate, colpi di mortaio, raffiche di kalasnikhov e cadaveri in mezzo alla strada. La Nigeria è nel caos. Vanno avanti da ormai cinque giorni gli scontri tra le forze governative e i militanti islamici nel nordest del paese e il bilancio delle vittime è già oltre i 600 morti e circa mille feriti.

Ieri notte, nel corso di un bombardamento nella città di Maiduguri, almeno novanta taliban del gruppo Boko Haram hanno perso la vita e, nell’incursione, è stato ucciso anche il numero due della setta fondamentalista, Abubakar Shekau, mentre il leader, Mohammed Yusuf, è riuscito a fuggire.

Secondo fonti locali, al momento l’esercito sembra aver comunque ripreso il controllo della situazione. Le fonti riferiscono che i militari sono ancora impegnati in perquisizioni casa per casa nel sobborgo di Newmarke. Per evitare la fuga di altri miliziani islamici, i militari hanno anche sigillato la zona non permettendo a nessuno di entrare o uscire dalle province settentrionali del paese.

“L’esercito ha ripreso la situazione. Molto presto sarà finita”, aveva annunciato mercoledì sera il portavoce della polizia, Emmanuel Ojukwu. Versione confermata oggi dal portavoce del governo locale, Usman Chiroma: “Le forze di sicurezza nigeriane controllano la situazione dopo la caduta dei talebani”.

Le violenze sono il risultato dell’avanzata del gruppo di giovani jihadisti Boko Haram, che si ispira ai talebani afgani (con cui non sembra avere legami diretti) e il cui nome significa “L’educazione occidentale è peccato”. L’obiettivo dei miliziani è di rovesciare lo Stato "corrotto" dall’Occidente, imporre l’adozione della sharia in tutto il paese ed eliminare tutti i precetti dell’istruzione occidentale.

Apparsi nel 2004, il gruppo di studenti (hanno lasciato l’università, in polemica con studi che considerano troppo inquinati dai valori occidentali) era rimasto ai margini della vita politica del paese fino a tre giorni fa, quando ha iniziato ad attaccare stazioni di polizia, carceri e sedi governative. Molti civili, in fuga sulle loro auto, sono stati fermati, fatti scendere e uccisi sul posto. Mercoledì le forze governative hanno liberato 180 tra donne e bambini tenuti in ostaggio, per una settimana, in un edificio di Maiduguri.

Secondo quanto riferito da un inviato della Tv araba “Al-Jazeera”, l’offensiva avviata dall’esercito nigeriano contro i membri della setta fondamentalista ha come obiettivo quello di assumere il controllo delle moschee dove sono presenti i suoi militanti.

Ormai da diversi anni la violenza è all’ordine del giorno nella regione nord della Nigeria, dove la povertà di mescola alle tensioni religiose tra cristiani e musulmani. Oltre 700 persone sono state uccise nel solo mese di novembre nella città di Jos, negli scontri esplosi in seguito alle contestazioni per i risultati elettorali. Nel 2001, quasi mille civili sono stati uccisi nel corso di un conflitto religioso.

Gli jihadisti di Boko Haram vengono considerati alla stregua di una setta, tuttavia sono molto di più di un piccolo gruppo, sono ben armati e, soprattutto, militarmente organizzati. In un’intervista alla Bbc, il leader del gruppo, Mohammed Yusuf, ha spiegato che la setta crede che il mondo sia una creazione divina, rifiuta il darwinismo e respinge la teoria copernicana.

Lo scontro ha dunque una profonda valenza politica e religiosa. Non a caso anche la chiesa cattolica è intervenuta sulla vicenda per bocca di padre Obiora Ike, direttore dell’Istituto Cattolico per lo Sviluppo, la Giustizia e la Pace nello stato nigeriano di Enugu. “La Nigeria corre il rischio di essere sottoposta a un’islamizzazione radicale”, ha detto il sacerdote. “Finora gli islamici si erano scagliati quasi esclusivamente contro i cristiani, ma ora si sono formati nuovi gruppi radicali che stanno prendendo di mira tutte le ‘agenzie occidentali’ e anche altri musulmani”, ha aggiunto padre Ike.

Il presbitero ha poi invitato i governi occidentali a sostenere la Nigeria nella lotta contro i militanti islamici, assicurando l’istruzione e riducendo la povertà: “I problemi attuali sono provocati da mancanza di istruzione e lavoro, da assenza di competenze e poco denaro – ha detto – e questo porta a una mancanza di senso della vita e, soprattutto, agli abusi ideologici e al dirottamento della gioventù da parte dei terroristi”.

Secondo un rapporto di Acs sui cristiani oppressi per la loro fede, stilato nel 2008, le comunità cristiane nei 12 Stati nigeriani in cui è in vigore la sharia subiscono intolleranza e discriminazione. Ciò include false accuse di blasfemia nei confronti dell’islam, la demolizione dei luoghi di culto cristiani e il rapimento e la conversione forzata di adolescenti – soprattutto ragazze – all’islam.

I membri di Boko Haram sono in gran parte dai giovani laureati e studenti universitari ed è opinione diffusa tra la popolazione locale che le autorità non siano intervenute per sciogliere il gruppo proprio perché i suoi membri provengono da famiglie ricche e con amicizie molto influenti.

E, intanto, dall’inizio degli scontri tra esercito e Boko Haram, oltre quattromila civili sono stati costretti ad abbandonare le loro case nelle regioni di Borno, Bauchi, Kano, Yobe. Le testimonianze sono agghiaccianti; raccontano di fucilazioni sommarie, stupri, civili inseguiti e uccisi, interi villaggi dati alle fiamme.