Serbia, vince Tadic ma il fronte antieuropeo è ancora forte
12 Maggio 2008
Mitrovica nord. Presentate come le più
importanti per la Serbia del dopo Milosevic e decisive per il futuro del paese,
le elezioni di ieri si sono concluse con un risultato che continua a mantenere
aperte diverse possibilità di governo. La coalizione “Per una Serbia Europea”, guidata dal
Partito Democratico del presidente Tadic, ha ottenuto il 38 per cento dei voti;
un successo se si pensa alle previsioni della vigilia che la vedevano indietro
di qualche punto rispetto al Partito Radicale. Il 38 per cento però non basterà
a formare il nuovo governo. Con il 29 per cento i Radicali restano il partito
più grande e con il maggiore numero di seggi in parlamento. Ma neppure i
Radicali sono abbastanza forti da dettare le condizioni per la formazione del
nuovo governo. Il partito Democratico della Serbia del primo ministro Kostunica
prende solo l’11 per cento dei voti e nel quadro elettorale attuale è
considerato troppo debole, una pedina apparentemente minore nel toto-governo.
Domenica sera, parlando
alla RTS, la televisione di stato, gli analisti politici Slobodan Antonic e
Dragoljub Zarkovic si sono dichiarati in completo accordo su uno scenario che a
prima vista potrà sorprendere: la vera chiave della situazione è rappresentata,
oggi, dal Partito Socialista. Fondato da Milosevic nel 1989, il Partito
Socialista ha guadagnato quasi l’8 per cento dei voti ed è considerato il
partner più probabile del Partito Democratico nella formazione di un governo pro-europeo
guidato da Tadic. E’ una soluzione piuttosto
bizzarra, ma di cui si parla molto a Belgrado. Le analisi del voto devono
aspettare, si comprenderà in seguito perché il blocco ultranazionalista ha conquistato
la metà dei voti e i Liberali solo il 5 per cento. La vera questione è quale
governo potrà formarsi con queste percentuali. La coalizione pro-europea da
sola non può dar vita ad un esecutivo, e sembra possa farlo solo con l’aiuto
delle minoranze e dei Socialisti, sia pure come appoggio esterno. Nessuno si
illude sulla stabilità di una simile scelta, ma i Socialisti potrebbero accettare
di sostenere Tadic in cambio di qualche poltrona da sottosegretario.
Fantapolitica? No. E’
possibile che la Serbia entrerà in Europa grazie ai Socialisti di Milosevic,
con una mossa gattopardesca che non deve stupire. Dopotutto, Tadic ha basato la
sua campagna sulla difesa del Kosovo e sulla riapertura del processo a Ramush
Haradinaj, l’ex comandante dell’UCK assolto all’Aja il mese scorso. Non c’è
nulla nell’orientamento del partito pro-europeo che fa pensare a una pronta consegna
dei due indiziati per genocidio e crimini di guerra, Ratko Mladic e Radovan
Karadzic. Ma una soluzione alternativa è altrettanto possibile, dato che
domenica sera Kostunica ha incontrato sia i socialisti che i radicali. Infatti,
una coalizione composta dai partiti nazionalisti e anti-europei è un’opzione
aperta, qualora Tadic dovesse fallire nella missione di formare il nuovo
governo.
Le previsioni, oggi come
oggi, sono difficili. Domenica pomeriggio solo il 45 per cento degli elettori
serbi aveva votato, mettendo in allarme il partito pro-europeo che contava su
una partecipazione ben più alta. Nell’ultima ora, il miracolo: la
partecipazione è salita al 60 per cento e la coalizione pro-europea ha ottenuto
un insperato successo, certamente non previsto alla vigilia. Cos’è successo per
influenzare così tanto il flusso dei votanti? Nel pomeriggio il paese era
rimasto incollato alla televisione per seguire la finale degli internazionali d’Italia
di tennis e poi celebrare la vittoria di Novak Djokovic, il tennista che fa
sognare tutti i serbi. Dal momento della comparsa di Djokovic sulla scena
sportiva, un paese che era completamente devoto solo al calcio e al basketball
si è scoperto amante del tennis. Djokovic è l’eroe pulito e rispettabile che fa
onore all’immagine nazionale, su di lui l’immaginario popolare ha già composto
ballate epiche. Quindi domenica tutti a vedere il match di tennis, poi alle
urne.
Qualunque sarà la
composizione del nuovo governo, la questione del Kosovo resterà al centro della
politica estera e interna della Serbia, come pure dei suoi rapporti con
l’Europa. Nel nord di Mitrovica, la città divisa tra il Kosovo indipendente e
la Serbia, domenica vedevano ovunque
i manifesti del partito Radicale e le foto di Nikolic e Seselj, quest’ultimo capo
storico radicale attualmente all’Aja, accusato di crimini di guerra. Altra
grande presenza quella di Vladimir Putin, la cui immagine campeggiava in quasi
tutti i negozi del centro. Non si vedeva, d’altro canto, neppure un poster di
Kostunica, mentre Tadic era presente solo in una foto gigante con l’eloquente
scritta “Nemico del Popolo”. Certamente le forze pro-europee non hanno ottenuto
un grande successo in Kosovo. La stessa missione europea EULEX, che dovrebbe
occuparsi della supervisione del Kosovo indipendente, non può mettere piede nel
nord di Mitrovica dove anche per la missione ONU ci sono problemi.
Sia la coalizione pro-europea
di Tadic che i nazionalisti di Kostunica e Nikolic sono decisi a non
riconoscere né l’indipendenza del Kosovo né l’autorità della comunità
internazionale su quello che considerano loro territorio. E ciò renderà la vita
più difficile alla comunità internazionale presente nel Kosovo indipendente. Il
nuovo governo di Pristina per un certo periodo vivacchierà, impegnato com’è a
cercare un numero sempre maggiore di riconoscimenti all’indipendenza del paese
e a migliorare una situazione economica assai difficile. Mentre i funzionari
dell’ONU, quelli dell’EULEX e quelli dell’Ufficio Civile Internazionale (come si
chiama l’organizzazione che dovrebbe occuparsi dell’implementazione del Piano
Ahtisaari) saranno impegnati soprattutto a dibattere e a litigare sulle rispettive
competenze e autorità. Poiché nessun governo in Serbia sembra intenzionato a
riconoscere la Missione Europea o il Piano Ahtisaari, l’ONU continua a restare
il solo vero amministratore internazionale del Kosovo. La Serbia lo tollererà
anche senza rispettare nessuna delle sue decisioni – ha infatti organizzato elezioni
locali in Kosovo considerate illegali dall’ONU – o delle sue istituzioni, come
il Tribunale dell’Aja. E l’ONU si dividerà, come anche l’Europa, mantenendo una
presenza diversa nel Kosovo indipendente e un’altra nella parte nord che resta
sotto giurisdizione serba; funzionari russi o di altri paesi che non hanno
riconosciuto l’indipendenza risiederanno nella parte settentrionale, i restanti
a Pristina. L’Ufficio Civile Internazionale, che si dovrebbe occupare soprattutto
della protezione della minoranza serba, non avrà molto da fare, dato che i serbi
non si considerano minoranza in Kosovo, ma al contrario considerano gli albanesi
del Kosovo una minoranza in Serbia. Ed EULEX? Come si comporterà con la prima grande
missione di politica estera dell’UE la prossima coalizione di governo serba
guidata, come si pensa, da una maggioranza pro-europea?