Veltroni fa l’ottimista ma la primavera di consensi non arriva
27 Marzo 2008
Il conto alla rovescia verso
l’appuntamento del 13 e 14 aprile scorre inesorabile. E con l’approssimarsi del
voto e a due giorni dalla data oltre la quale, per legge, è proibito pubblicare
i sondaggi elettorali, Walter Veltroni prova a rientrare in corsa imbracciando
come la prova della rimonta una rilevazione Ipr che concede al Popolo della
libertà un vantaggio al Senato ristretto a soli otto parlamentari.
La parola d’ordine
dell’ottimismo veltroniano risuona per tutta la giornata. «La partita è aperta,
anche alla Camera» anche perchè c’è ancora una grande percentuale di indecisi
%0Ada convincere. Una ostentazione di sicurezza che viene moltiplicata attraverso
la voce di tutti gli esponenti del Pd che si lanciano in euforiche
dichiarazioni pubbliche. E viene arricchita dall’evocazione di appuntamenti
ormai prossimi, come il “D-day”, la giornata democratica, che domenica verrà
messa in scena con gazebo in tutte le piazze per mobilitare almeno un milione
di volontari nelle ultime due settimane prima del voto. Un’offensiva che corredata
anche dall’ “operazione regioni in bilico”, visto che dopo la Sicilia e la Calabria, la prossima settimana
Veltroni batterà a bordo del suo pullman il Lazio e la Sardegna e affronterà una
regione difficile come la Campania
senza però fare tappa a Napoli, che raggiungerà invece mercoledì 9 aprile per
una delle quattro manifestazioni di chiusura della campagna elettorale.
Il tentativo è quello,
comprensibile, di accreditare una inversione di tendenza negli umori dell’elettorato,
di suonare le campane della rimonta riaccendendo la fantasia degli indecisi,
magari sottraendo qualche voto “utile” a coloro che si stanno orientando verso la Sinistra l’Arcobaleno. In
realtà, però, a fronte del raggio di sole spuntato dal sondaggio commissionato
da Repubblica, il dato complessivo –
ovvero quello fornito dalla somma delle rilevazioni compiute da più società di
sondaggi – è inequivocabile: la spinta propulsiva del Pd sembra essersi
esaurita. Dopo quanto accaduto circa dieci giorni fa, quando un lieve recupero
della creatura veltroniana (+0,5%) sembrava prendere corpo, ora tutto si è
cristallizzato.
E il trend delle rilevazioni di voto è ormai stabile con una media di 8 punti percentuale
di distacco tra il Pdl e il Pd. Resta, naturalmente, la questione della
maggioranza risicata in Senato che vedrebbe la creatura di Silvio Berlusconi e
Gianfranco Fini conquistare in media 165 seggi, contro i 125 del Partito
Democratico. «In tutto la somma è 290 su un totale di 315 senatori: i 25 che avanzano
andrebbero distribuiti tra i partiti minori» spiegava ieri Nicola Piepoli. C’è,
però, una postilla:quella degli indecisi. Una massa ancora senza identità politica
che difficilmente, però, potrà spostare davvero l’esito del voto «Gli indecisi
sono ancora il 30%” spiega Piepoli. “Ma tra loro il 4% dichiara di voler votare
scheda bianca o nulla e il 18% preferisce astenersi. Per cui è evidente che i
veri indecisi sono solo l’8%, una percentuale piccola che difficilmente potrà ribaltare
il risultato».
L’ottimismo
veltroniano, quindi, appare come un ingrediente inevitabile di una sana ricetta
da campagna elettorale, fondato più sulla necessità di tentare una difficile
rimonta che sui fatti.
Se il trend non dà segni di inversione, più complesso è
il discorso sulla possibilità di Berlusconi di ottenere una larga maggioranza
al Senato.
Qui le variabili sono ancora davvero molte. In base ai dati a
disposizione anche tra i partiti del centrodestra le Regioni in bilico al
Senato sono sei: Abruzzo, Liguria, Sardegna, Calabria, Marche e Lazio. Difficile,
spiegano, fare proiezioni visto che in queste aree la forbice tra Pdl e Pd è di
circa due punti percentuali. La forchetta di senatori che viene fuori è
abbastanza ampia da prospettare scenari molto diversi. E le variabili sono
infinite, visto che molto dipenderà anche dalla capacità della Sinistra
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