Grazie a Finmeccanica l’Italia avanza nel mercato Usa
28 Maggio 2008
Ha ragione l’ottimo ministro Brunetta ad affermare che la lotta di classe del futuro sarà tra capitalismo buono e capitalismo cattivo, tra ceti produttivi e ceti parassiti. Finmeccanica è un esempio di buon capitalismo. Un gruppo che investe nell’alta tecnologia, che cresce, si espande e crea ricchezza e valore per il Paese. Oggi, con l’acquisizione di DRS Technologies, l’azienda fa un ulteriore passo in avanti mettendo a segno l’ennesimo colpo sul mercato americano. Un nuovo successo targato Pierfranceso Guarguaglini – presidente e a.d. dell’azienda – che in pochi anni ha trasformato quella che era una cenerentola in una holding di livello mondiale. Il “Guargua”, così lo chiamano affettuosamente i suoi questo toscanaccio dalle straordinarie doti manageriali e dal forte temperamento, ha impresso a Finmeccanica una vera e propria svolta, scalando la classifica delle aziende del comparto Difesa fino all’ottavo posto grazie all’acquisizione di DRS. Il colosso aerospaziale franco-tedesco EADS è ora a portata di mano.
Con il colpo DRS, Finmeccanica punta a raggiungere i 17/18 miliardi di euro di ricavi già il prossimo anno, portandosi così ad un’incollatura da EADS, se non addirittura sopra. Non è un caso che, al momento dell’annuncio dell’operazione, dato lo scorso 13 maggio, circolassero voci su una presunta contro-offerta proprio da parte di EADS. Ieri ci ha pensato Louis Gallois, l’amministratore delegato dell’azienda franco-tedesca, a negare qualunque ipotesi in tal senso e a cancellare definitivamente ogni scenario di gara a due. Troppi i 3.4 miliardi di euro (81 dollari ad azione) offerti per DRS da Finmeccanica, persino per le casse di EADS che adesso dovrà volgere il proprio sguardo altrove.
Sull’importanza dell’operazione c’è poco da dire. Finmeccanica ha nelle mani le chiavi del mercato americano dell’elettronica per la Difesa. DRS, infatti, è uno dei principali fornitori di soluzioni integrate e servizi di supporto alle Forze Armate e alle agenzie d’intelligence statunitensi. L’azienda ha una posizione di leadership nel settore dei sistemi avionici, della radaristica, nella sensoristica acustica e radar e nei sistemi di gestione del combattimento. Soltanto per fare alcuni esempi, DRS partecipa ad importanti programmi militari del Pentagono come le unità da guerra Aegis Arleigh Burke, i carri armati Abrams, gli elicotteri d’attacco Apache, i velivoli da combattimento Super Hornet e gli F-16 ed F-15. Forte la presenza anche nel campo dei servizi e nel supporto delle truppe all’estero. In Iraq, Afghanistan e ovunque si usano generatori elettrici, sistemi di controllo ambientale, sistemi di decontaminazione, impianti di distribuzione di acqua e carburante. Stiamo parlando di un colosso che nel 2007 ha realizzato in dollari ricavi per quasi 3 miliardi, con utili pari a 308 milioni (+60% rispetto all’anno precedente) e un portafoglio ordini superiore ai tre miliardi, in crescita del 27%. Una cospicua fetta del mercato americano, certamente ampliata dalle guerre in Iraq e Afghanistan, ma che ha il potenziale per mantenersi su questi livelli anche se in futuro l’impegno militare americano all’estero dovesse diminuire.
Nel dettaglio, l’operazione prevede una fusione per incorporazione per una cifra complessiva pari a circa 5.2 miliardi di dollari (3,4 miliardi di euro), compresa l´assunzione di 1.2 miliardi di indebitamento netto dopo la conversione anticipata delle obbligazioni convertibili di DRS. Già pronta la struttura di finanziamento: un mix tra aumento di capitale e debito bancario con Mediobanca a fare da book runner. Accanto a Piazzetta Cuccia dovrebbero raccogliersi i big italiani IntesaSanpaolo e UniCredit e l’americana Goldman Sachs. Il credito sarà rimborsato tramite la dismissione di alcuni asset aziendali e un’emissione obbligazionaria. Al pari di tutte le altre aziende del gruppo Finmeccanica, DRS manterrà la sua attuale struttura manageriale e la sua sede principale.
L’acquisizione porterà Finmeccanica direttamente nel cuore del sistema di difesa e sicurezza degli Stati Uniti. Un privilegio concesso a pochissime altre aziende straniere come l’inglese BAE Systems e la stessa EADS, quest’ultima forte soprattutto nel comparto civile grazie ad Airbus e agli elicotteri. Di fatto, gli USA diventano adesso il terzo mercato “nazionale” di Finmeccanica dopo quello italiano e quello britannico. Giunge così a coronamento una linea di azione strategica, coerentemente perseguita negli ultimi anni da Guarguaglini, che aveva già portato ad altri sensazionali colpi come la vittoria nella gara per la fornitura dell’elicottero presidenziale e al successo con il C-27J di Alenia nel programma JCA (Joint Cargo Aircraft) per la fornitura di un aereo da trasporto tattico a USAF e US Army.
Le implicazioni politiche e strategiche dell’affare sono enormi. Da un punto di vista politico esce rafforzato l’asse tra Roma e Washington. Se mai ce ne fosse bisogno, l’operazione DRS è l’ennesima testimonianza dello stato eccellente delle relazioni tra USA e Italia. Neppure durante il biennio prodiano hanno mai subito un reale vero appannamento e si sono sempre dimostrate solide nonostante alcune prese di posizione di Massimo D’Alema e al di là della facciata dipinta ad uso e consumo della sinistra radicale. Con il governo Berlusconi la partnership non può che rafforzarsi ulteriormente, a suggello di un rapporto bilaterale cardine, oggi più che mai, della nostra politica estera e di sicurezza. Rilevanti anche le implicazioni industriali. D’ora in avanti Finmeccanica potrà partecipare al massimo livello in numerosi programmi per il Pentagono senza doversi obbligatoriamente appoggiare ad altri prime contractors locali, come accaduto finora, per le necessarie clearance governative. Ovviamente Finmeccanica garantirà al governo americano la massima sicurezza per quanto riguarda la diffusione di tecnologie sensibili, applicando robusti firewall per impedire a informazioni classificate di passare in Italia, e operando attraverso DRS nell’ambito di un apposito Special Security Agreement stipulato con il Defense Security Service del Pentagono.