Afghanistan: crescono i dissidi tra militari e intelligence
25 Dicembre 2010
Il conflitto afghano sembra destinato a provocare continue polemiche e spaccature negli Stati Uniti. Dopo l’acceso dibattito dell’anno scorso all’interno dell’amministrazione Obama per decidere la strategia migliore da attuare tocca ora alle forze armate e alle agenzie di intelligence confrontarsi nell’analisi degli sviluppi bellici.
I rapporti National Intelligence Estimates esprimono il forte pessimismo sull’andamento del conflitto da parte delle 16 agenzie di intelligence sottolineando la scarsa affidabilità delle forze governative afghane e che il Pakistan non sostiene, o addirittura ostacola deliberatamente, gli sforzi per mettere sotto controllo il confine con l’Afghanistan lungo il quale i talebani si muovono nella massima libertà.
Un ostacolo definito insormontabile per conseguire la vittoria finale. I contenuti dei rapporti anticipati dal New York Times, vengono alla luce alla vigilia dell’aggiornamento della strategia statunitense in Afghanistan/Pakistan che verrà annunciato oggi da Barack Obama ma sono contestati duramente dai comandi militari.
Secondo i vertici delle forze armate i National Intelligence Estimates non sarebbero aggiornati e terrebbero conto delle operazioni militari avvenute fino al primo ottobre, senza includere quindi i progressi fatti nelle province di Kandahar e Helmand nelle successive sei settimane. L’esercito sottolinea, non senza ironia, come i rapporti siano stati stilati da funzionari seduti sulle loro comode poltrone negli uffici a Washington e privi di una vera esperienza in Afghanistan e sul campo di battaglia.
“Chi scrive queste cose non vive come noi la realtà sul campo, giorno dopo giorno, quindi non può avere la nostra visione e la nostra prospettiva” ha dichiarato una fonte militare anonima. Inoltre, buona parte dei 30 mila rinforzi autorizzati dalla Casa Bianca nel dicembre del 2009 sono arrivati in Afghanistan solo a settembre di quest’anno raggiungendo la prima linea il mese successivo. Per questo i rapporti dell’Intelligence non possono aver tenuto conto del loro impatto sulle operazioni.
Nessuno nega però che il “doppio gioco” di Islamabad sia risolutivo nel mantenere elevata la capacità operativa dei talebani e, secondo il diplomatico Bill Harris, la missione militare in Afghanistan “è destinata al fallimento” se gli Stati Uniti non assumeranno un atteggiamento diverso nei confronti del Pakistan.
Sul piano strettamente militare poi va rilevato che ai notevoli progressi registrati nell’ultimo mese nelle province meridionali di Kandahar ed Helmand va abbinato il progressivo deterioramento della sicurezza nel nord del Paese dove i talebani si sono saldati con le locali bande di criminali e dove la presenza militare alleata è incentrata sul contingente tedesco certo meno combattivo rispetto ai reparti statunitensi.