La Campania volta pagina e scommette sul Cavaliere

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La Campania volta pagina e scommette sul Cavaliere

15 Aprile 2008

Dopo quindici anni il centrodestra strappa la Campania al centrosinistra. Una vittoria pesante quella del Popolo della Libertà che sfonda il tetto del 50 per cento, lasciando al Pd poco più del 29 per cento.

Per gli altri partiti solo le briciole, con l’Udc che anche se al Senato schierava Ciriaco De Mita si è fermato al 6,8 per cento, fuori così da Palazzo Madama. Mentre va male la Sinistra e l’Arcobaleno inchiodata ad un mesto 2,7 per cento, a conferma di un trend nazionale negativo. Così il voto del 13 e 14 aprile regala ad An e Fi, in festa sotto Palazzo San Giacomo, sede del Comune, un successo sperato ma inatteso nelle dimensioni e che testimonia come ormai in Campania un ciclo sia esaurito. Ciclo che adesso sembra possibile invertire e che fino a poco tempo fa aveva assicurato al centrosinistra ottime fortune elettorali, al punto che la Campania era stata considerata il granaio dei voti della sinistra. Qui proprio la vittoria sul filo di lana nel 2006, infatti, regalò a Prodi quel pugno di senatori che alla fine si sono rivelati indispensabili per tirare a campare per venti mesi.

Stavolta però nessuna incertezza, né dubbio. Una vittoria limpida e chiara maturata poco dopo la chiusura dei seggi, senza che fossero necessarie le carovane della speranza di senatori, deputati e plenipotenziari negli uffici della Prefettura. Tutto è andato liscio ed anzi qualche ora prima della chiusura delle urne la sensazione della vittoria a mani basse del Pdl era nell’aria. Addirittura già da domenica all’interno di alcune importanti emittenti televisive nazionali c’era la convinzione che in Campania il risultato elettorale fosse ormai acquisito. Tanto che Sky e La7 decidevano di annullare i collegamenti diretti dalla città partenopea, prevedendo soltanto alcune finestre informative. Una decisione frutto proprio della certezza che in Campania la partita fosse davvero chiusa. Invece nel comitato elettorale del Pdl un po’ per scaramanzia, un po’ per timore si evitavano le previsioni in attesa dei primi dati. Il via vai di gente era continuo ed i contatti con le varie sezioni elettorali della regione insistenti. Alle tre ecco il primo exit poll che però non convince nessuno. Troppo ampie quelle forchette che qualcuno fa subito notare assomigliano a forconi.  E poi troppo lontane rispetto ai dati che giungono dai fidati “difensori del voto” appostati ai seggi elettorali. Così minuto dopo minuto arrivano notizie sempre più confortanti. Duecento, trecento voti di scarto sul Pd in provincia di Caserta. Anche a Salerno il Pdl viaggia con il venti per cento di voti in più rispetto alla coalizione di Veltroni. Per non parlare di Napoli dove anche nei quartieri più proletari e da sempre ad appannaggio della sinistra, come Fuorigrotta e Bagnoli, il Popolo della LIbertà tiene testa al Pd.

Intanto arrivano anche le prime proiezioni che confermano i dati delle sezioni. Ora dopo ora la dimensione della vittoria prende la forma della disfatta del centrosinistra o come precisa subito Mario Landolfi, coordinatore regionale di An, “l’avviso di sfratto a Bassolino”. Proprio lui il governatore finisce sulla graticola, perché come continua nel suo ragionamento Landolfi “deve prendere atto del voto. Noi ai cittadini avevamo chiesto un voto per il governo nazionale e per mandarlo a casa. Adesso mi sembra necessario che ne debba prendere atto”. Lui, il presidente della regione, non parla. Un assist cerca di lanciarlo il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino parlando di “capro espiatorio” sulla vicenda rifiuti. Ma la sua voce rimarrà l’unica a difendere il governatore. I cumuli di spazzatura sono ancora troppi nelle strade del napoletano per tentare qualunque difesa. E poi dalla sede del Pd i problemi sono ben altri: cioè dissimulare una sconfitta pesante. E così Tino Iannuzzi, segretario regionale del partito, si avventura in un “siamo cresciuti. Lo dicono i numeri non noi”.

Sarà, ma più la notte avanza e più i dati diventano preoccupanti tanto che alla fine su una lista di trenta senatori il Pdl ne porta a casa ben diciotto. Oltre la metà. Mentre al Pd non resta che accontentarsi di soli dieci senatori. Anche questo lo dicono i numeri. Mentre alla Camera il Pdl potrà contare in tutto su 34 deputati eletti. Numeri che dicono pure che un milione e mezzo sono stati i campani che hanno scelto il Pdl, ben 700mila in più rispetto a Veltroni. Una vittoria imponente e così al quartier generale si organizza la festa. Sotto le finestre del Comune di Napoli per intonare i cori di vittoria e per inscenare caroselli. Trecento si riuniscono sotto le finestre del sindaco, mentre si monta un piccolo palco. E nel frattempo Nicola Consentino, coordinatore regionale di Fi, dice sorridendo: “Si è andati oltre le più rosee previsioni. Per la Campania queste elezioni rivestono un duplice significato, in quanto rappresentano anche la definitiva cancellazione dell’era Bassolino, non più legittimato a governare una regione che ha messo in ginocchio”.

Ed il pensiero va allora all’emergenza rifiuti che in queste elezioni ha pesato eccome, segnando anche i livelli di maggiore astensionismo proprio nei comuni della provincia di Napoli più colpiti dalla crisi. Un tema che nemmeno Berlusconi dimentica nel momento della vittoria ponendolo al centro dell’agenda del suo prossimo governo e ribadendo di tenere il primo Cdm proprio a Napoli. “Non sarà una trasferta – promette il Cavaliere – stabilirò una sede operativa a Napoli per tre giorni alla settimana e ne verrò via quando avrò la certezza di avere avviato concretamente la soluzione di questo problema che tanti danni fa al nostro turismo e alle esportazioni”. Il dopo Bassolino in Campania è appena iniziato.