Elogio dell’arte che si fa multimediale
22 Giugno 2008
Fin dal 1931 le Quadriennali hanno assunto il compito di restituire una panoramica delle tendenze più significative dell’arte contemporanea, offrendo una prospettiva privilegiata dell’evoluzione sociale dei linguaggi e dei tempi.
L’impianto critico della 15a Quadriennale è stato affidato ad una commissione composta da cinque curatori e storici dell’arte, diversi per formazione ed ambiti d’interesse: Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Bruno Corà, Daniela Lancioni, e Claudio Spadoni. Nel segno della continuità e del rispetto per la tradizione contemporanea, la commissione ha scelto di riservare un omaggio a Luciano Fabro, ad un anno esatto dalla sua prematura scomparsa, dedicando a questo prolifico scultore l’apertura della mostra con la scultura Autunno, che accoglierà lo spettatore nella Sala della Rotonda.
Se l’ultima edizione della Quadriennale (2003/2005) estendeva lo sguardo ai maestri degli anni Sessanta e Settanta, la manifestazione che sta per aprirsi circoscrive l’attenzione ai giovani artisti che hanno iniziato ad affermarsi in Italia negli ultimi vent’anni. A partecipare all’evento saranno, infatti, un centinaio di artisti di età compresa entro i 45 anni, molti dei quali hanno già avuto modo di affermarsi con esposizioni personali o collettive sulla scena artistica italiana ed internazionale.
L’obiettivo è quello di provare a tracciare una mappatura delle esperienze ritenute più significative dell’attuale temperie artistica in Italia. Per queste ragioni, ciascun artista sarà presente con un opera molto recente, in molti casi realizzata appositamente, talvolta in situ, contribuendo a rendere vitale ed eterogenea l’immensa superficie espositiva che si estende lungo un percorso di circa 3000 mq, sotto la sapiente supervisione di Lucio Torchetta, curatore dell’allestimento.
I temi e i linguaggi delle opere sono numerosi e debbono essere necessariamente interpretati in una prospettive dinamica e di contaminazione formale e contenutistica. Così fotografia, pittura e scultura si mescolano con le più recenti modalità espressive offerte dalle nuove tecnologie. Le istallazioni video, interattive e non, diventano nel linguaggio di questi giovani uno strumento privilegiato che però non disdegna il confronto con i più tradizionali mezzi artistici. Il disegno può diventare in tal modo lo strumento preparatorio che precede la sperimentazione in 3D. Videoarte, interattività e multimediale sono le tre parole chiave indispensabili per comprendere il circuito dell’arte dei nostri giorni. Sono gli strumenti che, se usati nel rispetto della lezione dei grandi maestri, servono a questi giovani per indagare l’attualità. Accanto alla forte componente video si registra quest’anno una elevata presenza di istallazioni, per la maggior parte a dimensione ambiente. Allo stesso tempo i nuovi linguaggi dell’arte restano in dialogo continuo con l’eredità del Novecento, e allora diventa evidente nelle opere che saranno esposte in questa Quadriennale, il confronto con la componente concettuale e minimalista dei percorsi di ricerca del recente passato artistico.
Ma fare arte vuol dire anche schierarsi, manifestare con il simbolo il proprio pensiero, ed ecco che i linguaggi e le sensibilità si moltiplicano e fondono dando vita ad un panorama di temi e tecniche ricco di sfaccettature, dove ciascun dispositivo formale è messo al servizio delle idee, dei progetti e delle riflessioni sul mondo che ci circonda. Ogni meccanismo comunicativo è utilizzato da questi artisti per far sentire la propria voce sul mondo degli eventi tragici, con temi come la sicurezza sul lavoro, gli armamenti oppure l’ambiente. Mentre altri scelgono di interrogarsi sulla dimensione intimistica dell’indentità, dell’individuo e della memoria, o ancora attenti ad indagare le interazioni tra individuo e spazio ancora possibili in una società ipermediatizzta, dalle grandi città agli ambienti chiusi, fino a concentrarsi sulla genesi stessa dell’opera d’arte e sull’atto creativo.
Anche i toni si fanno mutevoli, passando dall’ironia al disincanto, dalla provocazione alla critica analitica e distante che può però diventare dirompente e schierata.
Se dunque il nostro tempo, sembra essere caratterizzato da quella crisi non ancora metabolizzata delle ideologie, si può almeno rintracciare nell’arte il filo rosso della riflessione sui tempi, degli interrogativi posti senza remore, che rende proprio l’arte il più importante veicolo sociale del cambiamento. Ancora una volta è nell’arte che si può scoprire la vitalità delle nuove generazioni, le esigenze e le istanze di un popolo che sta cercando da solo la propria identità in un contesto in cui la massificazione e l’omologazione culturale rendono sempre più difficile la ricerca di una autentica e critica coscienza sociale e personale.