Mancino non si scusa ma sul sito  del Csm cambia discorso

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Mancino non si scusa ma sul sito del Csm cambia discorso

03 Luglio 2008

Dopo aver letto ieri sulle agenzie di stampa alcune sorprendenti dichiarazioni attribuite da L’Unità al vicepresidente del Csm e rilanciate da Gaetano Quagliariello, il senatore del PdL Luigi Compagna ha strabuzzato gli occhi: "Non è possibile!", ha esclamato incredulo, "c’è qualcosa che non quadra". Ci ha pensato un po’ su, e alla fine ha avuto l’illuminazione: "Ho capito, i Mancino in circolazione sono due! Il Nicola Mancino oggi vicepresidente del Csm – ha osservato Compagna – è evidentemente solo un omonimo del Nicola Mancino che fu presidente del Senato nella XIII legislatura. La compostezza istituzionale del secondo sembra sconosciuta al primo; l’antiparlamentarismo volgare e fazioso del primo non appartiene al secondo".

Probabilmente non sapeva, il senatore Compagna, che di lì a qualche ora il suo tagliente sarcasmo si sarebbe rivelato a dir poco profetico. Perché in serata lo sdoppiamento di personalità che sembra affliggere l’ex inquilino del piano alto di Palazzo Madama ha sfiorato il tragicomico. Al punto che il Nicola Mancino che ha pronunciato il contestatissimo intervento davanti al plenum del Consiglio superiore della magistratura – puntualmente e integralmente registrato da Radio Radicale – non pare essere il medesimo Nicola Mancino che, travolto dalle polemiche, ne ha fatto pubblicare sul sito del Csm la trascrizione opportunamente "riveduta e corretta"! Uno, bino e anche trino, dunque. Facciamo un passo indietro, e ricostruiamo perché.

Martedì primo luglio, ora di cena. Al termine della lunga seduta plenaria del Csm dedicata al "verdetto" sul decreto sicurezza, le agenzie di stampa diffondono alcune frasi pronunciate da Nicola Mancino nel corso del suo intervento. Con rara raffinatezza istituzionale, il numero due di Palazzo dei Marescialli liquida come una "gioiosa riunione da bar" le osservazioni dei parlamentari sulla lettera di Napolitano; "la crisi della giustizia – aggiunge con garbo – non si risolve con le dichiarazioni dei fanatici".

La mattina successiva, mercoledì, accanto alle contumelie sopra enunciate L’Unità attribuisce a Mancino una frase virgolettata, secondo la quale il vicepresidente del Csm avrebbe definito i parlamentari come "emissari di chi ha deciso di farli eleggere". Decisamente troppo da parte di un personaggio che oltre a guidare operativamente un organismo presieduto dal Capo dello Stato, è stato presidente del Senato, e nella scorsa legislatura ottenne uno scranno a Palazzo Madama con la legge elettorale tutt’ora in vigore.

Chi legge il quotidiano di Antonio Padellaro stenta a credere ai suoi occhi. Non resta che piazzarsi davanti a un computer, collegarsi al sito internet di Radio Radicale e scaricare la registrazione integrale del plenum. A un certo punto, le casse del pc rimandano l’inconfondibile accento dell’ex presidente del Senato che pronuncia la frase incriminata: "Quelli che sono oggi in Parlamento sono soltanto degli emissari di coloro i quali hanno avuto il potere di scegliere i candidati e quindi di farli nominare in pieno Parlamento", con evidente riferimento al rapporto di fiducia politica che lega i parlamentari ai leader dei loro partiti.

Dal Parlamento si levano gli strali: "Sul piano istituzionale – si legge in una dichiarazione diramata dalle agenzie di stampa – si tratta di affermazioni gravissime, tese a screditare il Parlamento attraverso la svalutazione dei rappresentanti della nazione. Sulla rozzezza politico-costituzionale di tali dichiarazioni si potrebbe maramaldeggiare. Per moderazione e responsabilità mi limito a ricordare a Mancino che la sua stessa legittimità, così come quella dello stesso presidente del Csm, dipende proprio da quei parlamentari che tratta con tanto disprezzo. Fosse solo per questo, Mancino farebbe bene a smentire o a scusarsi".

Mancino non smentisce, e tantomeno si scusa. La sua improvvida sortita, invece, fa rapida il giro dei Palazzi della politica, dai quali in poche ore viene giù il finimondo. Il PdL insorge. Il centrosinistra tace per tutto il pomeriggio, finché Follini rompe il silenzio accusando la maggioranza di "dipietrismo" (!). Soro in serata fa di meglio: non comprendendo evidentemente che le parole irriguardose del vicepresidente del Csm investivano tutto il Parlamento e non solo la sua parte destra, si lancia in un’accorata difesa d’ufficio. Gli ribatte Peppino Calderisi: "Evidentemente a Soro fa piacere essere chiamato ‘nominato’ ed ‘emissario’…".

Alle 20:27, appena otto ore dopo il primo comunicato d’accusa, l’Ansa manda in rete una dichiarazione di Nicola Mancino: "Ho troppo rispetto del Parlamento per attaccarlo. Ho difeso il Csm da critiche ingiuste". E ancora: "Conoscendo ruolo e importanza del Parlamento, anche ieri mi sono guardato bene dal muovere ad esso gli attacchi che in alcune astiose dichiarazioni mi vengono addebitati. Per maggiore chiarezza, il testo del mio intervento pubblicato sul sito www.csm.it è accessibile a chiunque".

Non avremmo mai potuto dubitare di un’affermazione tanto autorevole e assertiva, se non fosse che il senatore Compagna ci aveva già messo in guardia sul fatto che in circolazione ci sono due Nicola Mancino; dunque, non potendo sapere esattamente chi fosse a parlare siamo andati a controllare. Per scoprire che l’omonimo burlone del vicepresidente del Csm s’era concesso il lusso di fare qualche ritocco al testo scritto. Sicché la frase incriminata, tutt’ora ascoltabile su Radio Radicale, sul portale dell’organo di autogoverno della magistratura s’è trasformata in una moderata osservazione sul meccanismo vigente di elezione dei rappresentanti del popolo: "Esiste un potere legislativo – si legge nell’intervento pubblicato sul sito del Csm – che nessuno mette in discussione, perché legittimato direttamente dal popolo, anche se quelli che sono oggi in Parlamento sono espressione nominalistica dei partiti che li scelgono e non personalmente selezionati dal corpo elettorale".

A Mancino, dal Parlamento arriva il consiglio di chiedere scusa piuttosto che arrampicarsi sugli specchi, visto che le bugie hanno le gambe corte anche se celate dietro le autorevoli sembianze del sito istituzionale del Csm. Noi, più prosaicamente, gli suggeriamo di tenere a bada la sua controfigura: ieri ha messo online un discorso "taroccato", l’altro ieri ha pubblicato un parere di incostituzionalità che – stando a Mancino – il Csm non ha mai formulato perché non avrebbe potuto farlo. Con un altro svarione così, potrebbe correre il rischio che prima o poi qualcuno gliene chieda conto.