Intercettazioni. Mastella: “pubblicare colloqui Prodi è già reato”

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Intercettazioni. Mastella: “pubblicare colloqui Prodi è già reato”

31 Agosto 2008

L’ex ministro della Giustizia Clemente Mastella non condivide le motivazioni che Prodi ha dato nei confronti della pubblicazione delle intercettazioni che lo riguardano: "E va bene che non gli piace il bavaglio alla stampa – sostiene Mastella in un colloquio con La Stampa – ma perchè istigare a violare la legge? Non quella che verrà, quella di oggi". Secondo Mastella la pubblicazione delle intercettazioni viola infatti la legge: "Renderle pubbliche oggi è una violazione del segreto istruttorio".

Mastella esprime dunque solidarietà umana a Prodi ma lo invita a ragionare: "Non riapriamo vecchie ferite – dice – Ricordate il sottoscritto? Mi volevano impallinare, arrestare, mi hanno controllato i tabulati telefonici. Io mi sono dimesso, di solidarietà di governo e maggioranza ne ho avute pochissime. E tutto questo mentre in Parlamento si discuteva il mio disegno di legge sulle intercettazioni".

Mastella sostiene il suo disegno di legge, che "metteva al centro il cittadini e il suo diritto inalienabile alla privacy. E tentava di coniugare questo diritto con un altro, quello di perseguire i reati, di individuare e punire i colpevoli". L’ex ministro della Giustizia sostiene che lo strumento delle intercettazioni non debba essere usato solo per terrorismo e mafia: "Troviamo dei meccanismi – dice – in grado di tutelare per esempio le persone terze, non indagate, interlocutrici delle conversazioni degli indagati". La soluzione potrebbe essere quella di garantire una sorta di anonimato processuale.

A Prodi e alla sinistra chiede se sia giusto mettere mano a una riforma delle intercettazioni: "Non vorrei che questa opposizione allo sbando facesse come il gambero che cammina all’indietro. Il mio testo era onesto e cercava di trovare un punto di mediazione onorevole per tutti".