Veltroni non cambia e il Cav. chiude al dialogo col PD
29 Settembre 2008
Polemica a distanza e botta e risposta infuocato tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Il confronto politico entra nel vivo e soprattutto tra maggioranza ed opposizione si alzano i toni. Complice probabilmente la manifestazione del Pd del 25 ottobre che secondo il leader democratico dovrebbe portare in piazza oltre un milione di persone. Naturale che quindi l’ex sindaco di Roma scaldi l’atmosfera decidendo di caricare a testa bassa contro il premier. E per farlo sceglie le pagine del Corriere della Sera con un’intervista dove senza giri di parole parla di “modello Putin” per l’Italia e di “una democrazia sostanzialmente svuotata, una struttura del potere che rischia di apparire autoritaria”. Svolta autoritaria ma non solo, perché secondo Veltroni Berlusconi ormai considera il Parlamento “una perdita di tempo”, mentre la sua maggioranza addita gli immigrati “come un nemico”.
Non manca nemmeno nella lunga intervista-requisitoria l’affondo sulla questione Alitalia dove il segretario del Pd punta il dito accusando il premier di inventarsi “che avrei fatto saltare la trattativa Alitalia che invece stavo riannodando”. E per concludere chiosa finale sulla riforma dell’editoria ed in particolare circa la stretta decisa dal governo sulla concessione dei fondi ai giornali che porta a far temere per la sopravvivenza di storici giornali come “il manifesto”. Un affondo duro e soprattutto senza precedenti da parte del leader democratico che ha stupito per primo proprio il Pd al punto che Rosy Bindi, una che con l’ex sindaco non è stata mai tenera in questi mesi, ha replicato: “E’diventato più anti-berlusconiano di me? Che bellissima notizia…”.
Attacco a sorpresa che risalta ancora di più nel giorno in cui iniziano a circolare le prime anticipazioni del prossimo libro di Bruno Vespa, “Un’Italia diversa”, dove Massimo D’Alema azzarda che “se si arrivasse a un sistema presidenziale, Berlusconi potrebbe concorrere alla massima carica dello Stato, perché ci sarebbero quei pesi e quei contrappesi che consentirebbero anche a lui di governare meglio il paese”. Un fuori programma quello di D’Alema perché la scena rimane tutta per Veltroni e per la sue dichiarazioni. Naturale che così il Cavaliere decida di non lasciarle cadere nel vuoto e poco prima di infilarsi nello stadio Meazza per vedere il derby tra Milan ed Inter annuncia la fine del dialogo: “Noi abbiamo una maggioranza a cui gli italiani hanno dato il mandato di governare il Paese. Quindi, non parliamo più di dialogo, per favore, perché con quello che dicono, hanno detto, e per come si sono comportati, è una cosa addirittura ridicola pensare che con gente del genere si possa collaborare”. Dialogo, quindi, finito per il Cavaliere che continua: “Il signor Veltroni si illustra da sé, basta leggerlo. Le persone che hanno buonsenso leggono Veltroni e non c’è da aggiungere alcun commento a quello che lui ha detto a “Porta a porta” l’altro giorno e a quello che ha detto oggi sul Corriere”.
Intanto però il suo pensiero va anche ad un’altra questione scoppiata proprio venerdì scorso riguardo la richiesta del Pm di Milano di incostituzionalità del lodo Alfano. Vicenda che non sembra preoccupare più di tanto il Cavaliere che si dice “assolutamente convinto che il “lodo Alfano” passerà il vaglio della Consulta. Se non passasse, allora ci sarebbe da fare “una profonda riflessione su tutto il sistema giudiziario e su tutto ciò che abbiamo visto accadere recentemente a Milano”. Buoni auspici che si attende dalla Consulta anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che precisa: “Noi abbiamo fatto una legge in ossequioso rispetto delle obiezioni che la Consulta aveva fatto alla legge precedente (il Lodo Schifani, ndr). Questa è la ragione per la quale sono fiducioso sul giudizio della Consulta”. Ma dall’opposizione le parole di Berlusconi non cadono nel vuoto e la capogruppo del Pd al Senato replica a muso duro parlando di “logica preoccupante” per “le parole che oggi Berlusconi ha pronunciato riguardo il lodo Alfano e la giustizia”, che “sono sintomatiche dei principi che animano i suoi comportamenti e la sua logica politica: tutto ciò che si può mettere di traverso ai suoi disegni e alla sua onnipotenza va cancellato e travolto, senza preoccuparsi di alcuna regola costituzionale”. Toni duri pure dall’Italia dei Valori, dove il presidente del gruppo alla Camera, Massimo Donati, dice che “è inaccettabile che Berlusconi minacci una riforma della giustizia se il Lodo Alfano non dovesse superare il vaglio della Consulta”. Donati poi rilancia con “le firme per il referendum contro il lodo”.
Polemiche queste che preannunciano una settimana intensa e dai toni molto aspri, dove ormai le possibilità di distensione tra maggioranza ed opposizione sono davvero ridotte al lumicino. Un brutto segnale soprattutto per la Commissione di Vigilanza Rai che oggi torna a riunirsi per la dodicesima volta. Convocazione che quasi certamente andrà a vuoto rimandando ancora una volta anche la definizione dei nuovi vertici del CdA di viale Mazzini. La situazione della Tv di Stato, senza una guida ormai da maggio, è sempre più problematica.