Il governo incassa il primo sì alla Finanziaria e se ne va in vacanza

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Il governo incassa il primo sì alla Finanziaria e se ne va in vacanza

06 Agosto 2008

Un gran finale. Ieri l’ultima giornata di attività parlamentare ha regalato alla maggioranza di centrodestra un successo. Infatti insieme all’approvazione da parte della Camera del decreto legge fiscale è giunto in serata il primo via libera, anche se informale, dal consiglio dei ministri alla manovra di bilancio. Un record se si pensa che i dettagli della finanziaria di solito rimanevano ignoti fino a settembre inoltrato. Il metodo Tremonti stavolta ha quindi trionfato consentendo in soli quaranta giorni l’approvazione definitiva della manovra ed impostando già dall’estate le linee guida della futura legge finanziaria. In realtà per la manovra definitiva si dovrà attendere, come prevede la legge e soprattutto come nei giorni scorsi aveva ammonito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In compenso è già chiaro lo scenario in cui nascerà la nuova finanziaria. Una finanziaria che come negli obiettivi del ministro dell’Economia sarà “light” e cioè composta solo di tre articoli e qualche tabella. Un documento, quindi, molto essenziale visto anche che le norme riguardanti il rilancio dell’economia saranno inserite in un altro disegno di legge.

Una strategia, quella messa in campo da Tremonti, in questa sessione di bilancio che ha puntato ad evitare scherzi ma soprattutto l’ormai consueto assalto alla diligenza. Infatti i saldi della manovra non subiranno alcuna modifica e saranno quelli indicati dal decreto legge approvato dalla Camera. Un fatto insolito visto che quasi sempre il dl fiscale approvato alla fine della sessione estiva si presentava come una sorta di libro di sogni, completamente dimenticato e disatteso al momento del varo della finanziaria. Stavolta tutto andrà diversamente anche perché, come già il premier ha annunciato più volte, il centrodestra sarà alle prese con l’importante capitolo delle riforme. A cominciare dalla giustizia passando per il federalismo fiscale e senza dimenticare gli interventi da fare sul fronte costituzionale. Per il momento però il governo si gode il successo della manovra che come detto è andata in porto senza alcun problema. Invece per quanto riguarda i dettagli questi saranno presentati oggi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi dallo stesso Tremonti ed, a quanto si apprende, anche dai ministri delle Infrastrutture Altero Matteoli, dello Sviluppo economico Claudio Scajola, del Welfare Maurizio Sacconi, della Semplificazione Roberto Calderoli, della Funzione pubblica Renato Brunetta. Ancora incerta, invece, la presenza del premier, Silvio Berlusconi il quale durante la riunione del CdM ha ringraziato per la disponibilità offerta sul fronte della riduzione della spesa.

Ritornando a ieri il consiglio dei Ministri, convocato proprio per un primo confronto sulla manovra, ha dato il suo via libera. In tutto poco più di un’ora di discussione per dare il consenso al lavoro fatto da Tremonti. Per la verità non si è parlato di cifre ma piuttosto di come sarà nel complesso la futura finanziaria. Infatti ieri a Palazzo Chigi il responsabile di via XX settembre ha consegnato ai colleghi solo due fogli dattiloscritti in cui era presentato lo schema della prossima legge economica. Nessuna tabella, per il momento, quella che nei fatti indicherà le limitazioni di bilancio alle quali i vari ministeri dovranno sottoporsi. Per ora soltanto i saldi dei conti pubblici, riportati nel primo articolo, ed alcune proroghe fiscali e l’aliquota agevolata dell’Irap per l’agricoltura, che invece andranno nel secondo articolo. In questo anche una novità e cioè le risorse per il rinnovo dei contratti per il pubblico impiego e per l’aumento delle retribuzioni del personale della pubblica amministrazione. Tutto qui, circostanza che spiega appunto come mai la discussione sia stata rapida.

In effetti però l’inquietudine tra i ministri per le riduzioni di bilancio rimane visto che anche ieri Tremonti ha ribadito che i tagli e le previsioni di spesa sono quelle inserite nel decreto legge approvato dalla Camera con 314 voti a favore, 230 contrari e un astenuto. In tutto l’entità della manovra per il triennio 2009-2011 sarà di 36,3 miliardi, di cui 32,9 proverranno dai tagli di spesa. Solo per il 2009 l’effetto sarà di 16,4 miliardi con 8,4 miliardi di risparmi che riguarderanno i singoli ministeri. A questi ultimi sarà però data la facoltà di modulare i tagli spostando le somme tra i vari programmi di spesa.

Tornando alla manovra approvata dal Parlamento diventano quindi legge alcune disposizioni come la “Robin Hood Tax”, la norma sui precari, sulla quale però gravano ancora molti dubbi di costituzionalità, la cancellazione dei ticket sanitari e l’introduzione della “social card” per i poveri. Spazio poi anche alla riforma dei servizi pubblici locali oltre allo stanziamento di risorse a favore della sicurezza e per il “piano casa”.

Sul fronte politico grande è la soddisfazione della maggioranza dove il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto dice che “la manovra economica è una grande operazione, perché per la prima volta si prende di petto la spesa pubblica e la si taglia in modo significativo e consistente”. Sulla stessa posizione anche il leghista Roberto Cota che spiega: “Questa Manovra taglia le spese colpendo quelle inutili dello Stato ed anticipa successive riforme strutturali, stabilendo un principio: di nuove tasse non ce ne saranno più”. Reazioni opposte dall’opposizione con Antonio Di Pietro che come di consueto affonda il colpo prendendosela soprattutto con la norma sui precari: “Con quattro soldi di buona uscita il premier si mette a posto la coscienza e fa un favore ai datori di lavoro amici suoi. Pensi se facessero la stessa cosa col suo Milan: mentre gioca una partita e vince 2 a 0 l’arbitro sospende il gioco e assegna la vittoria all’altra squadra. Sarebbe un arbitro venduto. Così si comporta lui con i precari, come un arbitro venduto, per non dire cornuto”. Critico anche Dario Franceschini, vice di Veltroni, per il quale questa è “una manovra depressiva e piena di elementi in grado di accentuare le disuguaglianze e le ingiustizie”. Bocciatura, infine, anche da Rifondazione Comunista con il segretario Paolo Ferrero che ribadisce: “Questa finanziaria ha tre caratteristiche, tutte negative: è recessiva, antipopolare, anticostituzionale”.