Roberta Ragusa: Antonio Logli in aula, chiesti 20 anni. La difesa: “Ancora viva?”

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Roberta Ragusa: Antonio Logli in aula, chiesti 20 anni. La difesa: “Ancora viva?”

04 Dicembre 2016

E’ battaglia giudiziaria tra accusa e difesa quella nella seconda udienza del processo con rito abbreviato in cui Antonio Logli è accusato di avere ucciso la moglie, scomparsa la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. “Logli l’ha uccisa perché aveva scoperto la sua relazione clandestina e poi ne ha distrutto il cadavere: condannatelo a 20 anni di carcere”, chiede l’accusa. “No, Roberta Ragusa è ancora viva e ha bisogno di aiuto, per questo dovete continuare a cercarla. Logli va assolto perché è innocente”, dicono quelli che difendono l’imputato.

La sentenza del caso Logli è prevista nella prossima udienza del 21 dicembre. Per oltre sette ore davanti al gup, Elsa Iadaresta, i pubblici ministeri Alessandro Crini e Aldo Mantovani, le parti civili e i difensori, Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, hanno battagliato sulla posizione dell’unico imputato di questo giallo che da cinque anni attende di essere risolto. Secondo l’accusa, Logli, la notte in cui scomparse Roberta Ragusa, dopo un litigio con la sua amante avrebbe commesso l’omicidio liberandosi del cadavere. L’uomo, infatti, denunciando la scomparsa della moglie il giorno dopo disse di essere andato a dormire prima di lei e di essersi svegliato senza trovarla in casa.

Secondo i pm, “ben due testimoni lo videro fuori casa quella stessa notte e in orari diversi da quelli in cui lui disse di essersi addormentato”. Tesi contrastata dalla difesa, che ha definito “inattendibili” quei testi. Nell’aula di tribunale si sono incontrati per la prima volta dopo cinque anni anche Logli, seduto accanto ai suoi legali, e le cugine di Roberta, sui banchi dietro alle parti civili. “Ci ha salutato con la mano a distanza quando siamo entrate in aula – ha raccontato Marika Napolitano – ma noi non abbiamo risposto al suo saluto. Poi ha sempre mantenuto un atteggiamento impassibile e uno sguardo di ghiaccio”.

“Ad alcune affermazioni dei pm e delle parti civili ha perfino mostrato quel suo ghigno, ormai noto a tutti, come fosse un sorriso di sfida. La richiesta di vent’anni di carcere è la pena massima prevista per questo rito e noi speriamo che finalmente Roberta abbia giustizia”, ha detto la donna. L’altra cugina, Maria Ragusa ha aggiunto: “Non spetta a me giudicare la congruità della pena, certo non saranno i 20 anni a restituirci Roberta ne’ a restituire una madre ai propri figli”.

“Roberta è viva e molto probabilmente ha bisogno di aiuto. Per questo bisogna continuare a cercarla perché forse è in giro per l’Italia, spaesata”, è la tesi della difesa di Logli. Il legale ha messo in evidenza che i due principali testi dell’accusa, Loris Gozi e Silvana Piampiani, che hanno raccontato di avere visto Logli fuori casa la notte della scomparsa della moglie, “non sono credibili perché il primo mente e la seconda è una donna con evidenti difficoltà psicologiche”. Per questo la difesa ha chiesto l’assoluzione dell’imputato nel processo che si sta celebrando con il rito abbreviato.

Il 28 novembre scorso, una testimone a Pomeriggio 5 ha detto: “Quella notte vidi  Logli in via Gigli e sono sicura fosse già passata la mezzanotte. Lui si trovava all’interno della sua auto, poi ricordo di aver sentito le urla di una donna”. La donna, Anita, è una delle testimoni chiave nel processo contro Antonio Logli.