Petrolio, l’accordo fa schizzare il prezzo: massimi dall’estate 2015

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Petrolio, l’accordo fa schizzare il prezzo: massimi dall’estate 2015

12 Dicembre 2016

Tra mille scetticismi, la macchina dell’Opec sembra si sia messa effettivamente in movimento in direzione di un taglio ai livelli di produzione del petrolio. Undici Paesi, con a capo la Russia, hanno concordato con il cartello produttore di aggiungere altri barili al conteggio del taglio produttivo annuciato nei giorni scorsi. La stessa Arabia Saudita, che guida l’Opec, ha parlato della possibilità di riportare i livelli estrattivi sotto i 10 milioni di barili al giorno, asticella superata nel marzo 2015. “Il coordinamento è senza precedenti”, annota Nei Beveridge di Sanford C. Bernstein.

“Se dovessero essere effettivamente rispettosi di questo accordo, i tagli sarebbero sufficienti a mandare il mercato in deficit di greggio”, con conseguente risalita dei prezzi. Una risalita che serve ai bilanci dei Paesi produttori, ma che permetterebbe d’altra parte ai produttori di shale americano (la cui estrazione è più costosa) di affacciarsi sul mercato. Intanto, il prezzo del greggio Wti è tornato ai massimi del luglio 2015, a 54,5 dollari al barile, mentre il Brent si è portato a 57,8 dollari.

Alla vigilia del meeting non-OPEC gli analisti si erano divisi in ottimisti e pessimisti. Sul fronte ottimismo, molti avevano riposto grande fiducia nell’incontro grazie anche all’Azerbaijan il quale non aveva nascosto la sua volontà di recarsi a Vienna armato di proposte per ridurre la produzione di greggio.

Non tutti si erano detti convinti della riuscita del meeting con i paesi non-OPEC. Diversi analisti avevano fatto notare la mancata implementazione degli accordi spesso trovati dal cartello. A generare i maggiori dubbi era stata l’Arabia Saudita, il paese più colpito dai tagli decisi a Vienna. Non tutti sono convinti, ancora oggi, che lo Stato accetterà la riduzione della sua quota di mercato conseguente all’accordo OPEC.

A ciò si aggiunga poi il numero di impianti di trivellazione USA in forte crescita. Secondo diversi analisti sarà proprio la produzione americana a rappresentare l’ostacolo maggiore per l’OPEC. A spuntarla, per ora, è stato il fronte degli ottimisti e il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle. Il rally della quotazione continuerà o i tagli decisi non saranno poi implementati? Staremo a vedere come e quanto i membri del cartello e i paesi non-OPEC decideranno davvero di cooperare non solo sulla carta.